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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 02/01/2023, a pag.23 con il titolo "Putin tra i soldati a Rostov predica la sua guerra totale" il commento di Anna Zafesova.
«Buon anno». La scritta in russo trovata sui frammenti di uno dei 45 droni iraniani abbattuti sopra Kyiv nella notte di Capodanno non lascia dubbi: i ripetuti attacchi contro la capitale ucraina, prima e dopo mezzanotte, erano intenzionali e deliberati. Nella notte della festa più amata dagli ex sovietici, nelle ore in cui i bambini devono scartare i regali e gli adulti brindare e tuffarsi in gigantesche ciotole di insalata russa, Vladimir Putin ha deciso definitivamente di immergere il suo Paese in una dimensione di guerra totale. Il suo messaggio di fine anno è stato girato non al Cremlino, come quasi sempre negli anni precedenti, ma al comando del distretto militare Sud a Rostov-sul-Don, e per la prima volta il presidente non era da solo, ma aveva alle spalle dei militari, silenziosi e con volti dalle espressioni gravi. Nessuna concessione all'estetica delle feste, nessuna divagazione su temi generici (tranne i «valori familiari tradizionali», rivendicati con tono duro), nessun auspicio di pace: in un discorso durato ben 9 minuti, un record per tutte le presidenze putiniane, il leader russo ha parlato solo di guerra, e solo per difendere la sua versione della guerra «in difesa della nostra patria come sacro dovere di fronte ai nostri antenati e discendenti». Tutti i tentativi passati del Cremlino di far finta che la normalità non sia stata minimamente scalfita dalle «decisioni difficili e cruciali» sono stati abbandonati. La Russia è in guerra - il presidente non pronuncia la parola che lui stesso aveva proibito, insiste sulla terminologia della "operazione militare speciale", ma poi ripete più volte «stiamo combattendo» - ed è fiera di esserlo. Lo spettacolo televisivo di fine anno vede le star del pop cantare ai reduci in uniforme e agli "inviati di guerra", mentre i comici raccontano barzellette sprezzanti sugli ucraini. Putin elogia soprattutto i militari, «i nostri eroi», e poi dedica auguri speciali a quelli che li assistono, medici, trasportatori, ingegneri delle fabbriche belliche (che secondo lo spionaggio ucraino lavorano in effetti senza sosta, visto che sui missili russi che cadono in Ucraina vengono trovate le date di produzione delle ultime settimane del 2022). Per tutti gli altri, Putin si limita a menzionare un anno che «ha distinto il coraggio e l'eroismo dal tradimento e dalla viltà», un messaggio diretto probabilmente a quei milioni di russi fuggiti all'estero per non partecipare alla sua guerra. I russi migliori sono quelli in mimetica, (anche se alcuni fact checker esprimono dubbi sull'identità di alcuni dei militari intorno al presidente, sospettandoli di essere delle comparse già viste in altri spot propagandistici), e la piazza Rossa viene blindata, mentre sulle strade di Mosca vengono schierati 7 mila agenti, che arrestano i pochi che scelgono la notte di San Silvestro per una protesta. Come scrive il cremlinologo di Meduza, Andrey Pertsev, Putin ha cominciato «ad amare la guerra come processo» e non solo più per il risultato dell'annessione dei "territori storici russi". Non solo aumenta ancora di più il suo potere, ma gli permette di eliminare dall'agenda tutti i dossier difficili, dall'economia al welfare, e di giustificare qualunque problema con quella che racconta come una guerra difensiva contro «l'Occidente che preparava l'aggressione, usando l'Ucraina per dividerci». Di conseguenza, «fare un passo indietro è impossibile, non possiamo che avanzare». Le allusioni a ipotesi negoziali, fatte senza troppi dettagli nelle settimane scorse, sembrano accantonate. Del resto, l'attacco dei droni su Kyiv nei primi minuti dell'anno nuovo è una testimonianza più che esplicita: privo di alcun senso militare, aveva come unico scopo compiacere il lato oscuro dei putiniani. Come quello esibito da Evgeny Prigozhin, che il primo dell'anno ha inondato i social russi dei suoi messaggi di auguri alternativi, e molto particolari. In un video macabro sia nell'ambientazione che nel contenuto, il fondatore del gruppo Wagner si presenta in un obitorio improvvisato nel Donbass, dove rudi becchini stanno scaricando e impilando decine di corpi avvolti in buste nere: sono mercenari «il cui contratto è finito, buon anno», commenta con indifferenza Prigozhin. Sembra una conferma delle terribili perdite che i russi stanno subendo a Bakhmut e dintorni, ma il capo dei Wagner sta ormai giocando una partita sua e non si preoccupa di sfidare la censura militare per ribadire che lui, a differenza del comandante supremo, non si limita a usare i soldati come fondale in uno studio lontano dal fronte, lui è in prima linea, nel fango e nel sangue. In un altro video, lo si vede recapitare a uno dei suoi mercenari un enorme martello decorato con la scritta "Buon 2023", invitandolo a usarlo: notoriamente, i "traditori" che scappano dalle file dei Wagner vengono giustiziati a martellate in testa.
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