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La Stampa Rassegna Stampa
18.11.2022 Riprendiamoci la Crimea
Cronaca di Rick Mave

Testata: La Stampa
Data: 18 novembre 2022
Pagina: 5
Autore: Rick Mave
Titolo: «Con i cecchini di Kherson sotto il ponte maledetto»
Riprendiamo oggi, 18/11/2022 dalla STAMPA, a pag. 5, con il titolo "Con i cecchini di Kherson sotto il ponte maledetto", il commento di Rick Mave.

RickMavePhotography | Sedition
Rick Mave

Israel reportedly leaning toward sending defensive military aid to Ukraine  | The Times of Israel

Kherson è stata liberata da pochi giorni, si respira un'aria rilassata in città, la gente dopo tanti mesi ricomincia ad uscire di casa e a riacquisire quella normalità quotidiana svanita per troppo tempo. Si ritorna nelle piazze e nei parchi a passeggiare senza doversi più sentire in pericolo. Le persone, incuriosite, vanno a vedere quei luoghi della loro città colpiti dalla guerra. C'è chi si fa fotografare di fronte alla parte posteriore del palazzo dell'Amministrazione regionale sventrato dall'esercito ucraino con i missili Himars di fabbricazione statunitense. Altri passeggiano nel parco Slavy e vanno a vedere la gigantesca torre Tv caduta tra gli alberi – duecento metri di travi di acciaio, la struttura più alta dell'Oblast di Kherson –, abbattuta dal bombardamento russo avvenuto il 10 novembre durante il ripiegamento dalla città. In piazza della Libertà c'è chi distribuisce schede telefoniche alla popolazione, che ancora vive senza acqua ed elettricità. Nel centro della piazza si organizza una postazione per poter ricaricare i telefoni cellulari, militari su un fuoristrada distribuiscono scatolette di sardine che finiscono troppo presto. Su una colonnina dei volontari attaccano un foglio stampato con le credenziali per accedere a internet, «Password: slava Zsu», viva l'esercito ucraino. La gente ha la possibilità di sentire i propri cari, gli amici, leggere notizie che non siano quelle della propaganda russa. In via Perekopska incontriamo un gruppo di ragazzi che gira per strada con una lunga scala di legno, sono in quattro, molto giovani. Si arrampicano sui cartelloni pubblicitari e cominciano a strappare le locandine della propaganda russa. Stracciando così la glorificazione della storia della grande Russia e slogan propagandistici come «Kherson , per sempre con la Russia», «La Russia sarà qui per sempre», «Kherson città con storia russa». Ne accatastano i resti, ci sputano sopra e li bruciano, la gente passando annuisce e canta. La guerra però c'è ancora e non è così lontana, a pochi chilometri di distanza, sull'altra sponda del fiume Dnipro ci sono i russi. Appena usciti dal centro, a meno di dieci chilometri da dove ci troviamo, si bombarda. Il ponte Antonovsky ha giocato un ruolo cruciale in questa guerra, è un ponte stradale che passa da Antonivka, paese appena fuori la città di Kherson e raggiunge l'altra sponda del Dnipro, sopra vi passa l'autostrada M14, che è quella che abbiamo percorso da Mykolaiv per raggiungere Kherson, da qui prosegue fino a Melitopol, poi a Mariupol fino al confine russo. Durante l'occupazione della città è stato colpito più volte dagli ucraini con missili a lungo raggio americani per impedire all'esercito di Mosca di rifornirsi di nuovo personale ed equipaggiamento militare proveniente dalla Crimea. Tant'è che questi avevano tentato di ripararlo e provato a costruire un ponte mobile sotto di esso, perché il collegamento era di vitale importanza per l'approvvigionamento da Sud. In seguito, quando è cominciata l'avanzata ucraina, sono stati i russi questa volta a bombardarlo e distruggerlo in parte il 10 novembre scorso durante la ritirata per rallentare l'avanzata dell'esercito di Kiev. Mentre ci avviciniamo si sente l'artiglieria ucraina sparare ripetutamente, all'orizzonte si staglia la sagoma del ponte menomato sul Dnipro, dall'altra parte due colonne di fumo si alzano in cielo dal territorio occupato dai russi. Subito prima del ponte c'è un posto di blocco che ferma vetture sia in entrata che in uscita verso la città. Un militare mentre ci parla calpesta al suolo con disprezzo un drappo di bandiera russa, ci lascia passare. La posizione di artiglieria ucraina è nascosta nei campi dietro Antonivka, ci muoviamo velocemente ed arriviamo sotto il ponte. Siamo al riparo, ci sono i militari ucraini, una bandiera gialla e blu sventola sul ponte, alcuni militari su un lato, protetti da un muro, mangiano di fianco ad un mezzo blindato con una «V» cancellata. Dall'altro lato, immobile, per terra, un cecchino punta la sua arma sull'altra riva dove a meno di un chilometro ci sono i russi, se lui vede loro, loro vedono noi da quest'altro lato, ci spostiamo con circospezione. Il cecchino resterà lì immobile per tutto il tempo, impassibile, completamente mimetizzato a terra tra gli arbusti, sul corpo del fucile un pile mimetico. Di fianco a lui, riparati da scale di cemento che portano sul ponte, tre militari pilotano un drone per dare informazioni all'artiglieria e monitorare l'area. C'è buon umore ma anche tensione, ci dicono che la Crimea è vicina, ma che ci vuole tempo, bisogna prima stabilizzare le proprie posizioni, il ponte Antonovsky attende.

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