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La Stampa Rassegna Stampa
04.09.2022 Tra i soldati di Kiev
Commento di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 04 settembre 2022
Pagina: 16
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Zaporizhzhia, l'incubo della diga: 'Se crolla la centrale è a rischio'»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 04/09/2022 a pag.16 con il titolo "Zaporizhzhia, l'incubo della diga: 'Se crolla la centrale è a rischio' " l'analisi di Francesco Semprini.

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Francesco Semprini

Ten military lessons from the war in Ukraine

Attorno al 1500 braccianti e schiavi in fuga dai padronati della regione di Zaporizhzhia si rifugiavano a Khortytsia, l'isola più grande del Dnieper. La comunità crebbe numericamente ed economicamente grazie alle gabelle imposte alle imbarcazioni dirette o in arrivo dal Mar Nero, costituendo l'embrione della prima fortificazione cosacca, detta anche «sich». La fondazione è attorno al 1550, il padre costituente fu Dmytro Vyshnevetsky principe originario di Volhynian, una regione compresa tra Polonia, Ucraina e Bielorussia. Da allora Khortytsia è diventata un simbolo dell'orgoglio cosacco, una sorta di guardiano della comunità militare nella Russia zarista. Nel 1775, il Sich fu distrutto dal generale Tekhely per ordine di Caterina la Grande, provocando lo sfollamento dei cosacchi di Zaporizhzhia. Nel 1965, Khortytsia è stata «proclamata riserva storica e culturale», della fortificazione cosacca rimangono la Chiesa dell'Intercessione (o Chiesa di Legno) le torri di avvistamento e il monumento all'Atamano, il leader militare. Il suo sguardo è alto sul fiume Dnieper, quasi a piantonare Dnjeprostroj, la grande diga, struttura vitale non solo per Zaporizhzhia ma per tutto l'omonimo Oblast. Alla soglia del secondo conflitto mondiale, l'opera, (realizzata tra il 1928 e il 1931), rappresentava lo sbarramento fluviale più grande del mondo. Nell'agosto del 1941 le truppe di Mosca in ripiegamento fecero esplodere una parte della Dnjeprostroj per ritardare l'avanzata dell'esercito tedesco, causando migliaia di vittime, tra cui gli stessi soldati sovietici. I tedeschi la ricostruirono e la diga tornò a funzionare alla fine del 1942, per essere nuovamente bombardata dalla Luftwaffe, durante la ritirata tedesca, causando un altro disastro e altrettante vittime. Con la fine della guerra i sovietici ricostruirono Dnjeprostroj, struttura fondamentale per i trasporti fluviali (il Dnieper è caratterizzato da frequenti rapide) e per la produzione di energia elettrica. A valle di Zaporizhzhia, l'Urss decise di realizzare la centrale atomica più grande d'Europa, attiva dal 1985, il nuovo ground zero del conflitto russo-ucraino alla quale il Dnieper fornisce le acque di raffreddamento. La diga rappresenta oggi una struttura strategica e, per maestosità e design, anche un simbolo, una sorta di nuovo bastione come lo fu Khortytsia, per proteggere non i cosacchi ma gli ucraini, non dai sovietici ma dai russi. «E' affascinante nel suo genere, sono spesso qui di guardia e non mi stanco di osservarla», dice Mikhail, il volontario della Guardia nazionale che ci accompagna sul bordo del letto del Dnieper, sotto la grande diga. «Trasmette un senso di protezione - prosegue il militare -, ora però siamo noi a proteggere lei». Ripetuti bombardamenti hanno interessato l'area della diga, senza tuttavia scalfire la struttura che è stata fortificata dopo il 24 febbraio. Il danneggiamento rischia di causare la caduta della produzione idroelettrica e danneggiare le produzioni agricole. Le ripercussioni, tuttavia, cadrebbero anche sulla centrale di Energodar, perché potrebbe essere alterato l'afflusso delle acque di raffreddamento. L'intero complesso è blindato e gli ucraini impiegano task force per andare a caccia di sabotatori, quinte colonne o basisti che possano agevolare il compito delle forze speciali russe. Le sue sorti però sono legate alla centrale nucleare che si erge più a sud e dove gli ispettori dell'Aiea, l'agenzia atomica Onu, sono ancora impegnati in attività di valutazione e primo soccorso. Il direttore, Rafael Grossi, di ritorno dalla missione, ha definito «estremamente complessa e difficile» la situazione dello stabilimento. La conferma è giunta ieri dalla stessa agenzia con sede a Vienna che ha riferito di una nuova interruzione di connessione alla rete elettrica, la seconda dopo il 25 agosto scorso, «dopo nuovi bombardamenti nell'area». Il sito, tuttavia, ha continuato a funzionare «grazie a una linea di assistenza». Per gli esperti tali interruzioni sono un gioco d'azzardo per lo stato di salute della centrale la cui «integrità fisica è già stata violata», come ha detto Grossi. Il rischio di un incidente nucleare sopravvive quindi all'arrivo degli ispettori dell'Aiea e per scongiurarlo si guarda ad Ankara. Recep Tayyp Erdogan ha aperto la strada al dialogo in una conversazione telefonica con Vladimir Putin: «La Turchia può assumere il ruolo di facilitatore, come è stato fatto per l'accordo sul grano». Ma di «partita a scacchi con la morte» parla l'ex presidente russo Dmitry Medvedev in una nuova invettiva contro l'Occidente, colpevole di dare sostegno all'Ucraina nel tentativo di provocare «la violenta disintegrazione di una potenza nucleare».

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