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La Stampa Rassegna Stampa
01.09.2022 Quei nostalgici dell'Urss che rinnegano Mikhail
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 01 settembre 2022
Pagina: 21
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Quei nostalgici dell'Urss che rinnegano Mikhail»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/09/2022, a pag.21, con il titolo 'Quei nostalgici dell'Urss che rinnegano Mikhail', il commento di Anna Zafesova.

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Anna Zafesova

Mikhail Gorbaciov è morto- Corriere.it
Michail Gorbaciov

«Le sue buone intenzioni hanno lastricato la strada verso l'inferno per tutto il Paese». L'editoriale dell'agenzia di Stato Ria-Novosti riassume gelidamente il dilemma del Cremlino di fronte alla morte di quello che resta probabilmente il politico più odiato dai suoi compatrioti. Rinnegare Mikhail Gorbaciov significa anche cancellare il momento di massima popolarità internazionale di un leader di Mosca, unirsi al coro internazionale di quelli che piangono la scomparsa di un uomo che ha cambiato il mondo significa in qualche modo accettare questo cambiamento. Ma metà dei russi nei sondaggi dichiara di volersi risvegliare in Unione Sovietica, e il più illustre di loro si chiama Vladimir Putin, che ha costruito la sua carriera, il suo consenso e il suo regime proprio sulla nostalgia per l'impero distrutto da Gorby. E così si spiega anche la gelida prudenza del presidente russo, che nel suo messaggio di cordoglio riconosce all'uomo senza il quale oggi sarebbe stato forse un pensionato del Kgb di Leningrado il merito di «aver tentato» di migliorare le cose, non quello di esserci riuscito. Altri sono più espliciti, e il leader del partito comunista Gennady Zyuganov - che guida la formazione neostalinista ancora dai tempi in cui si scontrava con Gorbaciov ai congressi del Pcus - parla di un uomo che ha portato «dolore» ai suoi compatrioti, mentre il leader del partito putiniano Russia Giusta Sergey Mironov, riconoscendo a Gorbaciov una «grandezza», gli si rivolge dicendo «oggi siamo costretti a correggere i tuoi errori». La maggior parte degli altri potenti e famosi del regime preferisce chiudersi in un prudente silenzio, forse anche per non far arrabbiare il Cremlino con eventuali elogi a un leader la cui credibilità internazionale Putin non è riuscito di eguagliare nemmeno all'apice della popolarità. E così apprezzare Gorbaciov diventa un gesto di sfida politica, e perfino la vedova del suo eterno rivale Boris Eltsin, Naina, gli riconosce dei meriti, mentre Alexey Navalny dal carcere ammette di aver detestato Gorbaciov da giovane perché troppo lento nel rottamare il comunismo, ma di guardare a lui oggi con «triste rispetto». Ma mentre dai più giovani, e dagli intellettuali, arriva una pioggia di commossi "grazie" per quella breve libertà concessa dalla Perestroika, nel campo avverso si esulta apertamente. «Quell'essere», «il cane è morto», «traditore», «finirà all'inferno»: propagandisti e giornalisti di regime, nazionalisti e ideologi di stampo duginiano, esponenti dei servizi e dell'esercito, tutti quelli che hanno odiato il distruttore del comunismo da vivo, non riescono a nascondere il loro odio nemmeno di fronte a un morto. Forse nulla meglio della reazione alla figura di Gorbaciov mostra la distanza che c'era e che rimane tra l'autocrazia russa e le democrazie occidentali: i compatrioti rimproverano al Nobel per la pace esattamente quello che l'Europa gli ammira. Il rispetto per la pace e la vita umana, la scelta del dialogo rispetto alla forza, il rifiuto del militarismo e dell'espansionismo imperiale, perfino il rispetto per le donne e il sorriso che appariva così spesso sul suo volto: il personaggio di Gorby è in fondo il contrario esatto di quello di Putin, e i suoi ex sudditi paradossalmente non riescono a perdonargli di non aver mai picchiato il pugno sul tavolo. Impossibile immaginare Mikhail Sergeevich bombardare Kiev, anche se il suo sostegno all'annessione della Crimea resta la macchia più nera della sua missione politica successiva alle dimissioni. Non aveva mai minacciato disinvoltamente il mondo con le sue testate atomiche, e forse il suo errore maggiore, tra i tanti, è stato quello di non aver capito quando questo culto della violenza era penetrato profondamente negli ex sovietici dopo 73 anni di dittatura. E così lo si prende in giro come "debole", e come "venduto" per le sue comparsate pubblicitarie, senza pensare che - come nota anche un campione della lotta alla corruzione come Navalny - Gorbaciov si era prestato allo spot della pizza perché non aveva rubato nei suoi anni al potere. Nessuno dei suoi successori al Cremlino ha infatti avuto più bisogno di racimolare fondi, pur sfoggiando un tenore di vita infinitamente più lussuoso. E nessuno è stato così cercato e corteggiato da intellettuali e star, politici e scrittori, ansiosi di conoscere l'unico dittatore della storia ad aver voluto chiudere la propria dittatura. Ora il suo funerale potrebbe diventare l'ultima manifestazione di quel che resta di una Russia libera, mentre ci si chiede chi sarà - se mai arriverà - il nuovo Gorbaciov che deciderà di lanciare una rivoluzione al Cremlino.

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