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La Stampa Rassegna Stampa
22.07.2022 Dopo la caduta del governo Draghi traballa la coalizione pro-Ucraina
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 22 luglio 2022
Pagina: 18
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «I russi festeggiano la caduta di Draghi: 'La coalizione pro-Ucraina non c'è più'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 22/07/2022, a pag. 18, con il titolo "I russi festeggiano la caduta di Draghi: 'La coalizione pro-Ucraina non c'è più' ", l'analisi di Anna Zafesova.

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Anna Zafesova

Zakharova:
Maria Zakharova

«Per la Russia, l'Italia è un Paese sovrano e indipendente, che non dovrebbe dipendere da nessuno»: la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova abbandona i suoi tradizionali toni polemici per commentare la crisi di governo in Italia con apparente distacco. Nessun commento sferzante, «l'operato del governo Draghi dovrebbe essere valutato dagli italiani», dice la portavoce della diplomazia russa, rispondendo a una domanda sulle eventuali influenze di Mosca nel voler destabilizzare un Paese importante della Unione Europea e della Nato. Mario Draghi era stato più che esplicito nel chiedere, nel suo discorso al parlamento, di «bloccare le interferenze russe nella nostra politica e nella nostra società», ma Zakharova non contrattacca a questa accusa, mostrandosi stupita «per la necessità interna di spiegare quello che succede con fattori esterni». Subito dopo però arriva una frecciatina caustica: «Se l'Italia non viene considerata sovrana altrove, questo non ha nulla a che fare con la Russia». La parola chiave qui è «sovrana», utilizzata nello stesso senso in cui la utilizzano i sovranisti, con una allusione abbastanza esplicita ai rappresentanti delle forze politiche antieuropeiste che ritengono l'impegno euroatlantico dell'Italia una «schiavitù». Zakharova però nega che la Russia nutra simpatie e preferenze: «Non sosterremo alcun partito nelle elezioni italiane, come invece fanno Usa e Ue», dice, per poi dichiarare come priorità del rapporto con l'Italia «lo sviluppo di una vantaggiosa cooperazione». Un altro messaggio, stavolta ai «pragmatici» che chiedono di togliere le sanzioni alla Russia per non penalizzare il Made in Italy. L'incremento dell'erogazione del gas russo all'Italia il giorno dopo la caduta del governo Draghi potrebbe essere una coincidenza come un segnale più che chiaro sui vantaggi che potrebbe avere un Paese europeo che, come minimo, si ritira dalla prima linea della solidarietà occidentale con l'Ucraina. L'ex presidente Dmitry Medvedev, ormai la voce più aggressiva della propaganda russa, ieri ha scritto un post sugli «europei comuni che soffriranno un freddo terribile nelle loro case», e sui loro leader «stupidelli» che sarebbero stati «ingannati cinicamente»: un riassunto sprezzante dell'idea più volte espressa dal Cremlino che lo scontro globale si svolge tra Russia e Usa, e che gli europei sono soltanto pedine. Lo stesso Medvedev qualche giorno fa aveva pubblicato le foto di Boris Johnson e di Mario Draghi con accanto una sagoma nera con il punto interrogativo, e i canali Telegram dei politologi e blogger filoputiniani esultano per la «caduta dei governi occidentali», per «i codardi che scappano» per non pagare le conseguenze della guerra, e per la «rottura della prima coalizione pro-Ucraina dell'Europa. Aleksandr Dughin, l'ideologo del nazionalismo estremo russo che aveva teorizzato una «rivoluzione conservatrice» degli europei contro il «liberalismo americano», annovera Draghi tra i «leader russofobi» già caduti vittime della loro presa di posizione. C'è chi si chiede se il prossimo sarà Macron o Scholz, o fa altri commenti che mostrano innanzitutto la fondamentale incomprensione di molti esperti russi dei meccanismi della politica occidentale, e in particolare di una democrazia parlamentare intricata come quella italiana. Sui social girano anche filmati di manifestazioni oceaniche di «italiani che festeggiano le dimissioni di Draghi» (a giudicare dalla quantità di bandiere italiane, il filmato risale a qualche celebrazione per una vittoria della nazionale di calcio) e altri fake simili. Il boomerang della propaganda colpisce i propagandisti stessi, e la tv di Stato che martella tutti i giorni i russi con reportage sugli «europei disperati caduti in miseria» e «un inverno in cui gli occidentali dovranno scegliere se mangiare o scaldarsi» alla fine li convince, e li aiuta a creare una retorica che potrebbe venire esportata massicciamente nella campagna elettorale. Il politologo dissidente Ivan Preobrazhensky avverte che dall'Italia potrebbe arrivare un problema che «tutta l'Ue dovrà affrontare già nelle prossime settimane: come gestire i populisti, i neofascisti e gli amici di Putin».

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