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La Stampa Rassegna Stampa
23.06.2022 Il pacifismo non è la risposta
Analisi di Slavoj Zizek

Testata: La Stampa
Data: 23 giugno 2022
Pagina: 13
Autore: Slavoj Zizek
Titolo: «Il pacifismo non è la risposta per fermare Putin servono armi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 23/06/2022, a pag.13 con il titolo "Il pacifismo non è la risposta per fermare Putin servono armi", il commento di Slavoj Zizek.

Slavoj Žižek - Wikipedia
Slavoj Zizek

Guerra in Ucraina, la diretta. Blocco di Kaliningrad, Mosca minaccia la  Lituania. Nato in allerta. Usa: sosteniamo Vilnius

«Imagine», il brano di successo di John Lennon, è sempre stato una canzone popolare per i motivi sbagliati. «Imagine that the world will live as one» (immaginate che il mondo viva come un'unica entità, ndr) è il modo migliore per finire all'inferno. Coloro che si aggrappano al pacifismo a fronte dell'aggressione russa all'Ucraina restano impigliati nella loro stessa versione di «immaginazione». Immaginate un mondo nel quale le tensioni non siano più risolte per mezzo di conflitti armati. L'Europa ha persistito in questo mondo di «immaginazione», ignorando le brutali realtà lontane dai suoi confini. Adesso è arrivato il momento di svegliarsi. Il sogno di una rapida vittoria ucraina, la reiterazione del sogno originale di una rapida vittoria russa, è finito. In quella che assomiglia sempre più a una situazione di stallo protratto, la Russia sta facendo lenti progressi, e il suo obiettivo finale è esplicito e dichiarato. Non occorre più saper leggere tra le righe, quando Putin si paragona a Pietro il Grande: «A prima vista, sembrò che stesse togliendo qualcosa alla Svezia… Non le stava togliendo niente, lo stava restituendo. Naturalmente, anche a noi spettava riprenderci quello che ci apparteneva e rafforzare il Paese». Più che concentrarsi su questioni particolari (davvero la Russia sta semplicemente «restituendo» qualcosa? E a che cosa?), faremmo bene a leggere con attenzione le parole di Putin che legittimano la sua affermazione: «Per affermare un certo tipo di leadership qualsiasi Paese, qualsiasi popolo, qualsiasi gruppo etnico deve garantirsi la propria sovranità. Perché non esiste una via di mezzo, uno stato intermedio: un Paese o è sovrano, oppure è una colonia». Ciò che queste parole implicano è palese: esistono due categorie di Stati, quelli sovrani e quelli conquistati. Dall'ottica imperiale di Putin, l'Ucraina ricade nella categoria dei secondi. Per di più, come risulta altrettanto evidente dalle dichiarazioni russe ufficiali degli ultimi mesi, nella «seconda categoria» rientrano anche Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Finlandia, Stati Baltici e, in definitiva, l'Europa stessa. Adesso, dunque, possiamo capire che cosa si intendeva quando si invitava a lasciare che Putin «si salvasse la faccia». Significa accettare non tanto un trascurabile compromesso territoriale in Donbass, ma l'ambizione imperialistica di Putin. Il motivo per cui questa ambizione dovrebbe essere respinta incondizionatamente è che nel nostro mondo globale odierno, nel quale siamo tutti tormentati dalle stesse catastrofi, siamo tutti tirati in mezzo, in uno stato intermedio, che non è né un Paese sovrano né un Paese conquistato: insistere sulla piena sovranità a fronte del riscaldamento globale è pura follia, perché la nostra stessa sopravvivenza dipende da una stretta cooperazione globale.

La Russia, invece, non si limita a ignorare completamente il riscaldamento globale: perché si è arrabbiata con i Paesi scandinavi quando questi hanno manifestato la loro intenzione di entrare a far parte della Nato? Con il riscaldamento globale, in gioco c'è il controllo del passaggio artico a Nord-ovest. (Per questo stesso motivo Trump voleva acquistare la Groenlandia dalla Danimarca). A causa dell'esplosiva evoluzione di Cina, Giappone e Corea del Sud, la più importante via di comunicazione passerà a nord della Russia e della Scandinavia. Il piano strategico della Russia è approfittare del riscaldamento globale: controllare la più importante via di comunicazione, oltre a incentivare lo sviluppo della Siberia e controllare l'Ucraina. In questo modo, la Russia assumerà una posizione preponderante nella produzione dei generi alimentari, tale da permetterle di ricattare il mondo intero. Questa è la realtà economica che sta dietro al sogno imperiale di Putin. Quanti sono a favore di un mino re sostegno all'Ucraina e di maggiori pressioni affinché si decida a negoziare amano ripetere che l'Ucraina non può vincere contro la Russia. È vero, ma è esattamente in questo che avverto la grandezza della resistenza ucraina: hanno rischiato l'impossibile, hanno sfidato tutti i calcoli pragmatici, e come minimo dobbiamo loro un pieno supporto e per farlo abbiamo bisogno di una Nato più forte – ma non intesa come prolungamento delle politiche Usa. La strategia degli Stati Uniti di contrattaccare in Europa è tutt'altro che evidente: non è solo l'Ucraina, ma l'Europa stessa a diventare il terreno di scontro di una guerra per procura tra Usa e Russia, che potrebbe concludersi con un compromesso tra le due a discapito dell'Europa. Esistono solo due modi per l'Europa di sottrarsi a questo: giocare la carta della neutralità – una scorciatoia per la catastrofe – o diventare agente autonomo. Se a sinistra alcuni affermano che la guerra in corso è nell'interesse della compagine industriale-militare della Nato, che usa la necessità di nuove armi per evitare la crisi e guadagnare nuovi introiti, il loro vero messaggio all'Ucraina è il seguente: ok, sei vittima di una aggressione, ma non fare affidamento sulle nostre armi perché così faresti il gioco della compagine industriale-militare. Il disorientamento provocato dalla guerra in Ucraina sta portando a strani compagni di letto come Henry Kissinger e Noam Chomsky che «provengono dalle estremità opposte dello spettro politico – Kissinger ha servito come segretario di Stato durante le presidenze repubblicane, Chomsky è stato uno dei più importanti intellettuali di sinistra degli Usa – e si sono scontrati di frequente. Tuttavia, quando si parla di Ucraina, entrambi hanno esercitato pressioni affinché Kiev prenda in considerazione una soluzione che preveda di lasciar cadere le sue pretese su una parte del suo territorio. In sintesi, entrambi si schierano dalla parte dello stesso tipo di «pacifismo», che funziona solo se non si tiene conto del fatto che la guerra non riguarda l'Ucraina, ma è soltanto una fase del disumano tentativo di cambiare l'assetto geopolitico mondiale. Il vero obiettivo della guerra è distruggere l'unità dell'Europa, incoraggiata non solo dai conservatori Usa e dalla Russia, ma anche dall'estrema destra e dall'estrema sinistra europee.

L'idea più folle che circola è che per contrastare la polarità tra Usa e Cina, Europa e Russia dovrebbero unire le loro forze e dare vita a un terzo blocco «euroasiatico», basato sul lascito del Cristianesimo purificato di ogni suo eccesso liberale. Dunque: che cosa accadrà quando in Europa e in America, gli elettori alle prese con costi alle stelle dell'energia e investiti da un'inflazione sempre più pesante dovuta alle sanzioni contro la Russia, perderanno interesse per una guerra che non sembra aver fine? La risposta è chiara: a quel punto l'eredità europea andrà perduta, e l'Europa sarà divisa de facto in due sfere di influenza, una americana e una russa. Insomma, l'Europa stessa diventerà il campo di battaglia di una guerra senza fine. Oggi non si può essere di sinistra se non ci si schiera inequivocabilmente dalla parte dell'Ucraina. Essere di sinistra e «mostrare comprensione» per la Russia è come essere una di quelle persone di sinistra che, prima che la Germania attaccasse l'Unione Sovietica, presero sul serio la retorica «anti-imperialista» tedesca nei confronti del Regno Unito ed esercitarono pressioni per mantenersi neutrali nella guerra della Germania contro la Francia e lo stesso Regno Unito. Se la sinistra cadrà su questo, avrà finito di giocare la sua partita. Ma questo significa forse che la sinistra dovrebbe semplicemente schierarsi dalla parte dell'Occidente, compresi i fondamentalisti di destra, anch'essi a favore dell'Ucraina? L'Ucraina dichiara che sta combattendo per l'Europa, e la Russia dichiara che sta combattendo per il resto del mondo contro l'egemonia occidentale unipolare. Entrambe le dichiarazioni andrebbero rigettate, ed è qui che entra in gioco la differenza tra destra e sinistra. D alla prospettiva della destra, l'Ucraina combatte per i valori europei contro personaggi autocratici non europei. Dalla prospettiva della sinistra, l'Ucraina combatte per la libertà globale, compresa quella degli stessi russi. È per questo motivo che il cuore di ogni vero patriota russo batte per l'Ucraina.

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