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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/05/2022, a pag. 4, con il titolo "Sono pronto a negoziare ma non cederò la Crimea", l'analisi di Anna Zafesova.
Volodymyr Zelensky «Dateci la possibilità di portare via i morti e non uccidete i vivi»: Volodymyr Zelensky lancia quello che è forse l'ultimo tentativo di salvare i combattenti dentro l'Azovstal, e si rivolge ai politici europei che hanno ancora dei canali aperti a Mosca, che hanno la possibilità di venire ascoltati più di altri. Nonostante le accuse del battaglione Azov di essere stato «abbandonato» dai leader di Kiev, il presidente ucraino dice in un'intervista a Bruno Vespa di stare facendo «più del possibile» e che il suo governo «deve lottare per tutti, per ogni persona», coinvolgendo «voi come nostri partner, tutti quelli che possono essere sentiti dalla Federazione Russa». Una finestra di dialogo che giorno dopo giorno appare sempre più stretta: Mosca ha già rifiutato di scambiare i prigionieri dell'acciaieria con i soldati russi caduti nelle mani degli ucraini, e anche l'offerta di metterli in salvo in un Paese terzo non sembra trovare riscontro, nonostante l'intervento del papa Francesco. «Tutto dipende dalla posizione russa», continua a ripetere il leader della resistenza ucraina, che insiste ancora – come ha fatto fin dalla sua elezione alla presidenza, ormai più di tre anni fa – di desiderare un negoziato diretto con Vladimir Putin. Non soltanto su Azovstal e sulle sorti di Mariupol, ma su come fermare la guerra e iniziare a negoziare. Una strada che appare sempre meno praticabile: «Noi siamo una società molto pacifica, volevamo una trattativa da otto anni», dall'annessione della Crimea e la guerra nel Donbass, dice Zelensky, che si dichiara ancora pronto a negoziare con Putin, ma «senza ultimatum». Nell'intervista a Porta a Porta il presidente ucraino ha ammesso che gli spazi negoziali non sono molto ampi, e ogni giorno una porta nuova viene chiusa: «Ogni giorno i russi occupano villaggi, molti ucraini lasciano le loro case, vengono uccisi dai russi, vedo tracce di torture e uccisioni ovunque siamo passati». E quindi, mentre gli ucraini respingono gli invasori fino al confine russo nella regione di Kharkiv, a Nord-est, il comandante supremo di Kiev ribadisce che l'unica condizione è che «i russi se ne devono andare, e devono rispondere di quello che hanno fatto». Il comando ucraino sta preparando la controffensiva anche nei territori occupati del sud-est, e l'ex comandante delle truppe Usa in Europa Ben Hodges ritiene che possono riuscire a respingere i russi alle posizioni precedenti al lancio della guerra «per la fine dell'estate».
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