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Il Venerdì di Repubblica Rassegna Stampa
13.03.2020 Gershom Scholem - Walter Benjamin, storia di un carteggio
Recensione di Barbara Chitussi

Testata: Il Venerdì di Repubblica
Data: 13 marzo 2020
Pagina: 86
Autore: Barbara Chitussi
Titolo: «Due amici ebrei lontani e inseparabili»
Riprendiamo dal VENERDI' di REPUBBLICA di oggi, 13/03/2020, a pag. 86, con il titolo "Due amici ebrei lontani e inseparabili" la recensione di Barbara Chitussi.
Al link seguente, il commento di Diego Gabutti, pubblicato su IC il 17.02.2020: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=570&id=77519

Risultato immagini per Archivio e camera oscura. Carteggio 1932-1940
Walter Benjamin e Gershom Scholem, Archivio e camera oscura. Carteggio 1932-1940, Adelphi 2020, pp. 478, 26,00 euro, eBook 12,99 euro.

NEL 1977 il grande studioso della mistica ebraica Gershom Scholem entrava in possesso delle lettere che tra il '32 e il '40 aveva inviato all'amico e filosofo ebreo tedesco Walter Benjamin, morto suicida sul confine tra la Francia e la Spagna durante una fuga rocambolesca e disperata dai nazisti. Se nel 1980 Scholem poté dare alle stampe il carteggio (quasi completo) che testimonia di uno dei più straordinari sodalizi intellettuali del Novecento, fu solo a causa di circostanze del tutto imprevedibili. I manoscritti e la corrispondenza che Benjamin aveva abbandonato a Berlino e a Parigi erano stati infatti sequestrati dalla Gestapo, che avrebbe dovuto distruggerli. Grazie a uno scambio casuale, per», seguito a un atto di sabotaggio, parte di questi materiali si era miracolosamente salvata ed era giunta in Russia per essere poi trasferita negli archivi di Potsdam e infine di Berlino. Il destino concedeva dunque una sopravvivenza almeno alla scrittura. Le strade dei due uomini, che si erano unite negli anni dell'università tra letture comuni e intense discussioni, si erano divise nel periodo in cui dilagava l'antisemitismo: Scholem si era trasferito a Gerusalemme, aveva ottenuto una cattedra e si dedicava completamente alle sue ricerche. Ma si sentiva legato alla causa dell'ebraismo “fino alla rovina e alla disperazione»; avrebbe potuto Benjamin trovare salvezza in Palestina, proseguire lì liberamente i suoi lavori cosi europei, prendere parte attiva alla vita di quel paese se il suo legame con esso non si fosse dimostrato altrettanto saldo? Mentre nelle lettere serpeggia l'eventualità sempre rinviata del trasferimento, l'esule Benjamin si sposta in Italia, poi a Ibiza, va in Danimarca da Brecht e ancora nell'amata Parigi, perseguitato dalla miseria, costretto a scrivere su commissione e riuscendo, malgrado tutto, a dar luce ai capolavori - come il saggio sui Narratore, il grande libro incompiuto sui Passages parigini o le Tesi sul concetto di storia - che l'hanno reso uno dei filosofi più letti e influenti della contemporaneità. Il carteggio, che esce perla prima volta in versione integrale grazie alla cura attenta e con la ricca postfazione di Saverio Campanini (Archivio e camera oscura, Adelphi) permette di seguire quelle strade lontane e inseparabili, dove le luminose riflessioni su Kafka o su Baudelaire si intrecciano alle cupe vicende della storia. È una vicinanza che lascia stupefatti.

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