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Riprendiamo dalla GAZZETTA del MEZZOGIORNO di oggi, 21/07/2017, a pag.23, con il titolo "E le scimmie vanno in guerra 'per' la Shoah", la recensione di Anton Giulio Mancino. Siamo curiosi di vedere l'ultimo film della serie "Il pianeta delle scimmie". L'argomento del rapporto con la Shoah è stato discusso dai media ebraici americani, ed è ripreso da Anton Giulio Mancino, che però interpreta la Shoah come un "sacrificio collettivo ed eroico": la Shoah non è stato un sacrificio, ma un massacro industriale di proporzioni mai viste prima. Purtroppo, la parola 'Olocausto', usata nella lingua inglese il cui significato vero è l'opposto, continua ad essere usata al posto di 'Shoah'. Ecco la recensione:
Sono trascorsi appena sei anni dal primo film della nuova serie (in gergo «reboot», cioè «riavvio») del Pianeta delle scimmie, dopo quella storica che durò dal 1968 al 1973 (cinque i film in tutto), le due serie tv omonime del 1974 e del 1975, e l'isolato The Planet of Apes diretto nel 2001 da Tim Burton. E bisogna ammettere, se non si è troppo nostalgici o troppo legati all'ormai classico apripista di Franklin J. Schaffner del 1968 con un finale a dir poco memorabile, che il livello è ora decisamente alto e costante. Non ci sono più film maggiori e minori, solo tasselli di una concatenazione estremamente coerente e intelligente. In pratica, con The War - Il pianeta delle scimmie ancora diretto da Matt Reeves dopo Apes Revolution - II pianeta delle scimmie, e l'ancora precedente L'alba del pianeta delle scimmie di Rupert Wyatt del 2011, il capostipite di questo ciclo, ecco che la vicenda distopica immaginata dallo scrittore Pierre Boulle nel romanzo originale del 1963 acquista uno spessore e una continuità narrativa e drammaturgica che non ci saremmo mai aspettati. Non è cosa da poco, come accade in questo The War, trovarsi di fronte a una struttura che ricalca non tanto la traccia di Boulle ma addirittura quella letteraria di Cuore di tenebra di Joseph Conrad e ovviamente quella poi cinematografica di Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. Non per niente il colonnello folle, dittatore, razzista interpretato da Woody Harrelson nelle movenze, nelle pose, nel cranio rasato assorto e avvolto nell'oscurità rimanda direttamente al colonnello Kurtz reso indimenticabile da Marlon Brando nel capolavoro sregolato di Coppola. Questo ci dà l'idea non soltanto del tenore e dello spessore del film di Reeves, ma del grado di ambizione dell'intero progetto che riesce a coniugare l'azione, il senso della parabola ammonitrice, l'affetto e l'espressività estrema di attori truccati da scimmie e irriconoscibili, al punto da indurci a credere che si tratti di esseri viventi autentici. Più umane degli umani, più intelligenti e sostenibili degli umani, le scimmie capeggiate per l'ultima volta da Cesare (Andy Serkis), saggio, giusto e autorevole ma schiacciato infine dal proprio individualismo vendicativo, sembrano con il loro sacrificio collettivo ed eroico alludere alla Shoah, e consegnare la saga al prossimo appuntamento, ovvero quello che con ogni probabilità sarà il segmento corrispondente alla trama del primo II pianeta delle scimmie cinematografico. Non ci resta dunque che attendere, nella consapevolezza che anche in futuro gli standard si manterranno per ovvie ragioni decisamente alti. Per inviare alla Gazzetta del Mezzogiorno la propria opinione, telefonare: 080/5470400, oppure cliccare sulla e-mail sottostante segreteria.redazione@gazzettamezzogiorno.it |
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