Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

Il Manifesto Rassegna Stampa
06.03.2021 Usa con Israele sul dossier della Corte penale internazionale
Michele Giorgio riporta la notizia in negativo, è in realtà positiva

Testata: Il Manifesto
Data: 06 marzo 2021
Pagina: 8
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Gli Usa rassicurano Israele: insieme contro l'Aia»
Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 06/03/2021, a pag.8, con il titolo "Gli Usa rassicurano Israele: insieme contro l'Aia" l'analisi di Michele Giorgio.

Per la serie "le buone notizie date inavvertitamente dal Manifesto", ecco un nuovo articolo di Michele Giorgio che - unico oggi sulla stampa nazionale - informa dell'appoggio di Washington a Israele contro le accuse menzognere della Corte penale internazionale dell'Aia. Quella che per Giorgio è una luttuosa notizia è in realtà ottima. Intanto però viene riportata, sugli altri giornali invece neanche due righe.

Ecco l'articolo:

Risultati immagini per michele giorgio il manifesto
Michele Giorgio


Benjamin Netanyahu

Benyamin Netanyahu a inizio settimana aveva annunciato ogni sforzo diplomatico pur di bloccare l'indagine per crimini di guerra nei Territori palestinesi occupati aperta formalmente dalla Corte penale internazionale. Ed è stato di parola. L'amministrazione Biden si è subito schierata dalla parte di Israele contro la procuratrice internazionale Fatou Bensouda, senza ripetere le minacce e le sanzioni di Donald Trump contro i giudici dell'Aia. Nella prima telefonata l'altra sera tra Kamala Harris e il primo ministro israeliano, la vice presidente oltre a ribadire «la partnership su questioni di sicurezza regionale, compreso il programma nucleare iraniano» e l'appoggio agli accordi di normalizzazione fra Israele e paesi arabi, ha espresso una netta opposizione al procedimento avviato dalla Cpi. Il colloquio è servito a fugare i timori israeliani su relazioni più tiepide con la nuova amministrazione dopo la luna di miele di quattro anni con Trump.

CPI: los países miembros se agrupan en defensa de la Corte | Human Rights  Watch

IL MESE SCORSO Joe Biden ha avuto una lunga conversazione telefonica con Netanyahu, primo leader in Medio Oriente sentito dal presidente Usa ma il 12esimo del mondo nonostante gli strettissimi rapporti fra i due paesi. Harris, sostenitrice entusiasta di Israele, con la sua telefonata ha confermato che è tutto ok tra i due alleati. Anche il segretario di Stato Tony Blinken ha fatto la sua parte. Deplorando l'indagine della Cpi, ha sostenuto che la Corte «non ha giurisdizione in materia perché non ne fa parte Israele, inoltre i palestinesi non hanno uno Stato sovrano e non possono essere un membro della Cpi». Gli Stati uniti, aveva twittato in precedenza, «si oppongono fermamente a un'indagine sulla situazione palestinese. Continueremo a sostenere il nostro forte impegno verso Israele e la sua sicurezza anche opponendoci ad azioni che cercano di prenderlo di mira ingiustamente». Oltre agli Usa, Netanyahu conta di ottenere al più presto il sostegno di altri paesi, non solo occidentali. Bensouda indagherà su possibili crimini di guerra commessi da Israele, e anche dal movimento islamico palestinese Hamas, dal 13 giugno 2014 in poi. Con un focus particolare sull'offensiva israeliana Margine Protettivo contro Gaza costata la vita a oltre duemila palestinesi (in buona parte civili secondo le organizzazioni internazionali) e la distruzione totale o parziale di decine di migliaia di abitazioni. Israele non coopererà in alcun modo con l'indagine e, secondo indiscrezioni riportate da media locali, avrebbe rivolto pesanti ammonimenti all'Autorità nazionale palestinese minacciando sanzioni, anche contro il suo presidente Abu Mazen, se collaborerà. Nella prima fase delle indagini verranno raccolte le testimonianze delle vittime dei crimini. Successivamente la procuratrice chiederà pareri sulle regole di ingaggio e su come vengono attuate a organizzazioni per i diritti umani, esperti e forse anche a ex militari israeliani.

LE INDAGINI POTREBBERO richiedere anni prima che siano emessi eventuali mandati di arresto. In un'intervista il ministro della difesa Benny Gantz ha stimato in centinaia gli israeliani che potrebbero finire sotto inchiesta ma, ha aggiunto, «ci prenderemo cura di tutti», anche con comunicazioni tempestive sui rischi relativi ai loro viaggi all'estero. Lo stesso Gantz è indicato come uno degli indagati perché era capo di stato maggiore durante Margine Protettivo. Due anni fa il ministro israeliano mise in rete un filmato che, mostrando le macerie di Gaza, accreditava il suo pugno di ferro contro i palestinesi.

Per inviare al Manifesto la propria opinione, telefonare: 06/687191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante

redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui