Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/11/2023, a pag. 14, con il titolo "Il video che accusa Hamas: 'Ostaggi portati nell’ospedale' ", la cronaca di Fabio Tonacci.
Fabio Tonacci
GERUSALEMME — Pressato e contestato dalla comunità internazionale e dalle organizzazioni umanitarie per l’assedio all’ospedale più grande di Gaza City, l’esercito d’Israele prova a ribaltare la narrazione con un’operazione mediatica. Mostra alla stampa gli elementi raccolti sulla presenza, dentro e sotto la struttura, dei miliziani di Hamas. Una quindicina di kalashnikov, le granate, il pick-up, l’equipaggiamento, il tunnel, ma non solo. Diffonde i filmati inediti delle telecamere di sorveglianza dell’al- Shifa, registrati tra le 10.42 e le 11.01 della mattina del 7 Ottobre, in cui si vedono due uomini con la faccia oscurata trascinati a forza da un gruppo di individui armati di fucile. Uno dei due è sulla barella, palesemente ferito. «Sono ostaggi », sostiene il portavoce dell’esercito (Idf), Daniel Hagari. «Un nepalese e un thailandese. Non possiamo rivelarne l’identità. I video sono la prova che nel giorno della strage ai kibbutz Hamas ha usato il complesso ospedaliero come infrastruttura terroristica». Ormai sembra che il conflitto nella Striscia, arrivato al 45 esimo giorno con migliaia di vittime civili e raid aerei quotidiani (15 palestinesi morti ieri nei campi profughi di Nuseriat e Khan Yunis, secondo l’agenzia Wafa ), giri solo attorno alle sorti dell’al-Shifa di Gaza, dove, dopo l’evacuazione di 31 neonati, sono rimasti 291 pazienti in gravi condizioni e 25 dottori. Lì, da cinque giorni, va avanti la più criticata delle operazioni di terra lanciate dallo Stato ebraico. E anche, a conti fatti, la più visibile. Per un’ora, sabato mattina, un team congiunto di esperti delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione mondiale della Sanità ha potuto fare un sopralluogo, autorizzato dall’Idf. «È una zona di morte, la situazione è disperata», si legge nella nota che riassume l’esito dell’ispezione. «Segni di bombardamenti e sparatorie sono evidenti. Il team ha visto una fossa comune all’entrata dell’ospedale, gli è stato riferito che 80 persone vi sono state seppellite. La mancanza di acqua potabile, gasolio, medicinali, cibo nelle ultime sei settimane ha reso l’al-Shifa incapace di funzionare». Le forze armate israeliane non negano l’esistenza della fossa comune («stiamo indagando, forniremo informazioni più precise»), ma respingono l’accusa di combattimenti a fuoco tra i reparti e gli ambulatori. «Sotto c’è un comando di Hamas», ripetono da settimane gli alti ufficiali dell’Idf a un’opinione pubblica che rimane scettica. Mark Regev, consigliere del premier Netanyahu parla di una «sala di controllo scoperta al piano - 2». Si sa che è stato trovato l’ingresso di un tunnel tra la palazzina dellaMedicina interna e il muro di cinta, accanto al garage dove c’era un pick-up bianco, minato, del tutto simile a quelli utilizzati per l’assalto ai kibbutz. «Il cunicolo è profondo 10 metri e si sviluppa per 55 metri sotto l’al-Shifa», spiega Daniel Hagari, mostrando quanto girato dal drone fatto calare nel buco. Il video si interrompe davanti a una porta blindata, che ha una feritoia. «La direzione dell’ospedale non ne sapeva niente e non ha saputo spiegarci che cosa sia e dove portiil tunnel». Citando il rapporto di un patologo, l’Idf ha fornito inoltre dettagli sulla morte della sua soldatessa Noa Marciano, 19 anni, rapita il 7 ottobre. «È rimasta leggermente ferita durante un nostro assalto, ma la sua vita non era in pericolo. In seguito è stata portata dentro le mura dell’al-Shifa dove è stata uccisa dai terroristi». Hamas, invece, dice che il decesso è avvenuto per le ferite. Sulla liberazione dei quasi 240 ostaggi si fanno sempre più forti levoci che vorrebbero ormai imminente l’accordo tra Israele e i miliziani palestinesi. IlWashington Post scrive che Israele, Hamas e Stati Uniti sono vicini all’intesa per il rilascio, già nei prossimi giorni, di decine di donne e bambini in cambio di un cessate il fuoco di 5 giorni. I termini della trattativa, secondo il quotidiano americano, sono contenuti in un documento di sei pagine in base al quale il ritorno a casa è previsto a gruppi di 50 ogni 24 ore. Nonostante sia la Casa Bianca sia il governo israeliano frenino, il viceconsigliere americano alla sicurezza nazionale, Jon Finer, in un’intervista ha dichiarato: «Siamo più vicini di quanto non lo siamo mai stati, le differenze tra le parti sono diminuite». È la stessa impressione che ha il premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani: «La trattativa ha avuto alti e bassi nel corso delle ultime settimane. Credo di essere più fiducioso, adesso, che siamo abbastanza vicini».
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