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Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/05/2023, a pag. 10, con il titolo "Kiev sempre più vicina alla Nato, un alleato “modello porcospino” per tenere a bada le mire russe" l'analisi di Claudio Tito.
BRUXELLES – Ancora più Ucraina nella Nato. Non ancora una vera e propria adesione. Ma un passo verso una maggiore integrazione. L’Alleanza Atlantica, infatti, proporrà nel vertice di Vilnius del prossimo luglio la costituzione di un Consiglio Nato-Ucraina. Un modo per avvicinare ancora di più Kiev all’Organizzazione. Un organismo del genere infatti consentirà di rafforzare i rapporti politici e affiancare il piano di assistenza militare pluriennale. Il presidente Zelensky di fatto potrebbe partecipare a molti dei lavori della Nato. Sarebbe una sorta di “membro aggregato”. Adesso è in funzione una “commissione” che agisce come collante con l’Ucraina. Ma si tratta di uno strumento ancora piuttosto debole. Da tenere presente, poi, che è ancora formalmente esistente il Consiglio Nato-Russia che venne ideato nel 2002 proprio per agevolare i rapporti con Mosca. In quel momento era anche un modo per chiudere la “Guerra Fredda” e sancire che l’Occidente e la Russia non erano più nemici. Il Cremlino allora aderì convintamente al Consiglio.
Zelensky con Jens Stoltenberg, segretario Nato Poi tutto è cambiato, ma quella struttura è formalmente in vita. E appare ora paradossale che non ci sia una sede analoga per Kiev. Nel caso dell’Ucraina, però, questa nuova struttura rappresenterebbe non solo un modo per rendere più stringenti i rapporti con Bruxelles, ma anche una premessa per l’ingresso formale dell’Ucraina. Molti dei partner dell’Alleanza, in particolare i paesi dell’est Europa, spingono in questa direzione. Il pericolo russo viene vissuto dai Baltici e dalla Polonia in maniera molto più cogente rispetto ad altri membri della coalizione. Su questo punto, però, le idee dentro la Nato non sono omogenee. Anzi, molti temono che un’adesione formale di Kiev al fronte occidentale possa diventare un ostacolo insormontabile per una tregua. Alcuni componenti dell’Alleanza, infatti, stanno teorizzando una soluzione che possa rappresentare una sorta di compromesso. Viene chiamato il “Modello Porcospino”. Di cosa si tratta? L’idea è di continuare ad aiutare l’Ucraina sul piano economico e sul piano militare.Rendere Kiev uno degli eserciti più organizzati e potenti dell’area in modo da essere sempre “pungente”. Avere cioè la capacità di pungere la Russia. E di svolgere una sorta di funzione-cuscinetto tra i confini Nato e quelli di Mosca. Una tattica già usata dagli americani in passato e nel presente in diverse circostanze. In primo luogo in Israele. Che rappresenta il primo paese “pungente” nei confronti dell’Iran. Basti pensare all’accordo di dieci anni siglato nel 2016 da Washington e Gerusalemme proprio sul sostegno militare. Lo stesso accade per la Corea del Sud nei confronti di quella del Nord. In passato era il compito svolto dalla Germania occidentale rispetto alla Germania orientale comunista. Il punto semmai è che Kiev non apprezza fino in fondo una strada di questo tipo. In primo luogo perché Zelensky ha fin dall’inizio chiesto un ingresso formale nella Nato e perché il “Porcospino” diventerebbe una condizione di permanente belligeranza. Ossia si tratterebbe per l’Ucraina di accettare la prospettiva di non poter tornare ad essere un Paese normale e pacificato per un tempo indefinito. C’è un altro aspetto. Il percorso di cooptazione di Kiev nell’Ue nel frattempo non si sta fermando. Il prossimo mese ci dovrebbe essere già un giudizio “verbale” sui progressi compiuti dall’Ucraina e a ottobre è prevista la valutazione scritta della Commissione. A quel punto il Consiglio europeo potrebbe decidere a dicembre di avviare ufficialmente i negoziati per l’adesione all’Unione. Certo i tempi non sarebbero comunque immediati. Ma come si concilierebbe l’ingresso di Kiev nell’Unione europea e il ruolo di “Porcospino” d’Europa? Senza contare che a quel punto sarebbe la stessa Ue a essere coinvolta direttamemte in una sorta di conflitto permanente con il Cremlino. Una condizione che difficilmente i 27 accetteranno. Alcuni di loro, come l’Ungheria, non consentiranno mai un iter di questo genere e utilizzeranno sistematicamente il loro potere di veto. Che nel caso dell’allargamento dei confini europei è totale. Il dossier Ucraina, dunque, aspetta ancora una risposta complessiva.
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