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La Repubblica Rassegna Stampa
20.05.2023 Zelensky accusa i Paesi alleati di Mosca
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 20 maggio 2023
Pagina: 13
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Zelensky alla Lega Araba ruba la scena ad Assad: “Troppi occhi chiusi”»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/05/2023, a pag. 13, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Zelensky alla Lega Araba ruba la scena ad Assad: “Troppi occhi chiusi” ".

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Daniele Raineri

RUSSIA. La Siria potrebbe rientrare nella Lega Araba a breve
Una riunione della Lega araba


La doppia notizia è che allo stesso vertice della Lega araba erano presenti sia il leader che la Russia vorrebbe uccidere, l’ucraino Volodymyr Zelensky, sia il leader che la Russia ha salvato dalla rivolta in casa con un intervento militare, il siriano Bashar al-Assad. Zelensky è arrivato a Gedda, in Arabia Saudita, per parlare con i capi delle nazioni arabe di una serie di dossier che spaziavano dalla protezione della popolazione tatara musulmana nella Crimea occupata dai russi, agli scambi di prigionieri, alla possibilità di un piano di pace e anche alla cooperazione energetica. La minoranza tatara è guardata con sospetto dai soldati russi nei territori occupati, perché nel 2014 boicottò il referendum illegale imposto da Mosca. Da allora i musulmani della Crimea sono il bersaglio di una repressione sistematica. La tappa saudita fa parte del tour diplomatico che il leader ucraino ha intrapreso per raccogliere aiuti prima dell’inizio della controffensiva in Ucraina – che è ancora nelle fasi preliminari, con manovre limitate a poche centinaia di metri che fanno parte della normale routine del conflitto. A differenza della prima parte del tour in Europa occidentale, Zelensky questa volta si trova davanti una platea che non simpatizza per forza con la causa di Kiev. Il mondo arabo e quello africano sono stati piuttosto indifferenti al conflitto in Ucraina, quando proprio non schierati con Mosca. L’Arabia Saudita, che ospita questo vertice della Lega araba, in questi anni ha scelto la Russia per costruire il suo primo reattore nucleare e ci tiene a essere vista come mediatrice e non alleata di una delle due parti – dopo lo scoppio della guerra ha mandato quattrocento milioni di dollari di aiuti all’Ucraina, come semplice gesto di buona volontà. Gli Emirati Arabi Uniti agiscono assieme alla Russia in Libia ed erano schierati con il gruppo Wagner dalla parte del generale Haftar durante la guerra civile a Tripoli nel 2019. L’Egitto del presidente Abdel Fattah al-Sisi si è fatto scoprire dall’intelligence americana mentre a febbraio si preparava a vendere sottobancoquarantamila razzi e altre munizioni alla Russia. Poi il Cairo ha cambiato idea. Al vertice c’era anche il rais siriano Bashar al-Assad, appena riammesso a un incontro della Lega araba dopo tredici anni di ostracismo perché per non cedere il potere – che la dinastia Assad ormai conserva da mezzo secolo, dal palazzo sul monte Qasioun che domina Damasco – ha scatenato una repressione militare che ha fatto mezzo milione di morti. Assad deve a Vladimir Putin, che nel settembre 2015 mandò un contingente di elicotteri e aerei a bombardare la Siria, la sua vittoria nella guerra civile. Quando è sceso dalla scaletta dell’aereo a Gedda, il presidente siriano ha riso in modo pleateale con i dignitari sauditi che l’hanno accolto. E in sala, mentre parlava il leader ucraino, si è tolto le cuffie della traduzione in un segno ostentato di disinteresse verso l’ospite. Zelensky ha chiesto ai leader arabi aiuto per salvare gli ucraini «dalle gabbie delle prigioni russe. Purtroppo ci sono alcuni nel mondo, e anche qui fra voi, che chiudono un occhio davanti a quelle gabbie e alle annessioni illegali, e io sono qui in modo che tutti possano pensarci in modo onesto, e non importa quanto i russi tenteranno di condizionarvi». Dopo il discorso è volato verso il G7 del Giappone. Arabia Saudita e Ucraina hanno tuttavia un progetto militare in comune che l’invasione ha reso molto importante: lo studio e la realizzazione del missile Grom-2, capace di volare per 350 chilometri – ma che potrebbe anche raggiungere la distanza di 500 chilometri. Prima della guerra le industrie belliche ucraine lo avevano prodotto e testato grazie a finanziamenti sauditi, perché il regno arabo era molto interessato ad avere un’arma di quel tipo. Considerato che gli alleati occidentali di Kiev non vogliono fornire missili con quella gittata, temendo attacchi in territorio russo, la collaborazione tra sauditi e ucraini sul Grom-2 è diventata di colpo strategica. Agli ucraini un missile capace di volare per quella distanza e prodotto in casa verrebbe molto utile.

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