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La Repubblica Rassegna Stampa
06.02.2023 Terrorismo jihadista in Europa
Analisi di Gilles Kepel

Testata: La Repubblica
Data: 06 febbraio 2023
Pagina: 24
Autore: Gilles Kepel
Titolo: «Se il jihadismo rialza la testa»

Riprendamo da REPUBBLICA di oggi, 06/02/2023, a pag.24, con il titolo "Se il jihadismo rialza la testa" l'analisi di Gilles Kepel.

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Gilles Kepel

Terrorismo nell'UE: numero di attentati, vittime e arresti nel 2019 |  Attualità | Parlamento europeo

Un accoltellamento in una chiesa in Spagna la settimana scorsa ha messo sul chi vive le agenzie della sicurezza di tutta Europa per la ricomparsa del jihadismo “a bassa intensità”. Il timore più grande è quello di un possibile risveglio dello Stato Islamico (Is) nel nordest della Siria o tra i suoi affiliati detenuti nelle carceri europee, che potrebbe ravvivare le braci, questione complessa nella quale sono messe alla prova le politiche estere e interne del continente. L’accoltellamento durante la messa vespertina in una chiesa di Algeciras, una città sulla costa della Spagna meridionale, è stato commesso da un marocchino di 25 anni che ha ucciso il sagrestano dopo aver distrutto croci e immagini religiose. Poco prima in un’altra chiesa dei dintorni l’uomo aveva ferito un sacerdote; poco dopo è stato subito arrestato. Si tratta di un immigrato clandestino, con pregresso decreto di espulsione dalla Spagna, proveniente da un povero borgo sul versante marocchino dello Stretto di Gibilterra. Viveva in un appartamento occupato a pochi isolati di distanza dalla scena del crimine. I suoi coinquilini lo hanno definito instabile a livello psicologico e l’analisi del suo telefono ha evidenziato che nei due mesi antecedenti al delitto ha consultato avidamente siti web jihadisti. Il suo nome non risulta coinvolto in alcuna organizzazione o rete terroristica. Il caso ricorda l’accoltellamento nell’agosto 2016 del reverendo Jacques Hamel nella sua chiesa in Normandia, se non fosse che in quella circostanza gli aggressori erano stati istigati da qualcuno dell’Is che si trovava nella città siriana di Raqqa. L’episodio in Spagna richiama alla mente anche i tre fedeli accoltellati nell’ottobre 2020 in un’altra chiesa, a Nizza in Costa Azzurra, da un tunisino appena entrato in Francia illegalmente. All’epoca, il cosiddetto Califfato in Siria e Iraq era stato raso al suolo dai bombardamenti della coalizione internazionale e sconfitto sul campo dalle forze curde-siriane che nel marzo 2019 avevano espugnato la sua ultima roccaforte, quella di Baghouz. Da allora non si era più avuta evidenza di una rete terroristica dell’Is operativa a livello internazionale. L’aggressione di Algeciras, però, si è verificata nello stesso contesto di clima jihadista, ovvero di attacchi mortali sferrati su suolo europeo a opera di persone che agiscono da sole, spesso dopo essere state influenzate dall’odio online o nella vita reale, senza essere stati imposti da qualche tipo di gerarchia interna o internazionale. Questo clima è riconducibile a un coacervo di recriminazioni fomentate via Internet da una narrativa islamista dilagante, a cui è facile accedere con uno smartphone. Secondo questo tipo di narrativa, la Spagna è l’ex Andalusia islamica, riconquistata dai sovrani cattolici nel XV secolo, e dovrebbe ritornare all’Islam. Di conseguenza, la Spagna è “terra di jihad”, dove la violenza è legittima. Violenza a oltranza fu quella che al-Qaeda concretizzò ripetendo l’11 settembre con gli attentati di Madrid del marzo 2004, a 911 giorni di distanza dagli at tacchi a New York e Washington D.C. Le agenzie della sicurezza di tutta Europa vigilano sulla ricomparsa di quel jihadismo a bassa intensità. La maggior parte dei Paesi europei ha iniziato a rimpatriare le connazionali che dopo la sconfitta dell’Is erano state recluse con i loro figli nei campi di prigionia curdi. È risaputo che proprio quei campi stanno diventando focolai di radicalizzazione estremista, una tradizione che resiste nella storia dei moderni movimenti islamisti. Oltretutto, i sorveglianti curdi sono sottoposti a molteplici pressioni dall’esercito siriano di Assad, dalle tribù arabe locali nelle quali si allargano le maglie dell’Is, eper il timore di un’offensiva turca al confine nella fase preparatoria delle elezioni per la presidenza in Turchia fissate il 14 maggio. Gli Stati europei erano riluttanti a rimpatriare i loro cittadini per la paura che fossero stati radicalizzati nel più importante incubatore della jihad degli anni 2010. Una maggiore consapevolezza del fenomeno e una maggiore efficienza nella sorveglianza, però, hanno finito per far pendere l’ago della bilancia a favore del rimpatrio, che sembra un’opzione migliore rispetto a uno scenario ben peggiore nel nordest della Siria qualora una nuova organizzazione dell’Is di portata internazionale dovesse rinascere in quelle condizioni in rapido peggioramento. Il giorno dell’aggressione di Algeciras, è stato rimpatriato insieme ai figli un terzo gruppo di 15 donne francesi dell’Is detenute. Undici di loro, che si erano recate già adulte nel territorio occupato in precedenza dall’Is, sono state incriminate, mentre altre quattro che vi si erano recate ancora da minorenni sono state sottoposte ai controlli dell’autorità giudiziaria insieme a tutti i bambini. Per il momento, il rimpatrio in Europa è esclusivamente volontario su richiesta dei legali delle detenute, e nella maggior parte dei casi è attuato per il bene dei bambini. Nessun maschio adulto detenuto è stato rimpatriato. In ogni caso, se alcuni degli ideologi più rigidi dell’Is di origini europee dovessero scappare dai campi in Siria dove sono prigionieri, il risveglio dello Stato Islamico diventerebbe motivo di grande preoccupazione per la sicurezza – in particolare se la guerra dovesse riacutizzarsi in Siria nordorientale, da Hasake a Idlib. Di conseguenza, le autorità europee si trovano adesso tra l’incudine e il martello, dovendo occuparsi di come tenere lontano dal territorio europeo il clima di jihadismo, ostacolare il proselitismo dei detenuti dell’Is tornati in patria, e prendere precauzioni nei confronti di una rivitalizzata nuova rete terroristica dell’Is nei pressi dei confini di Turchia, Siria e Iraq.

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