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Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 31/01/2023, a pag. 12, con il titolo "Blinken a Netanyahu: 'No all’atomo iraniano ma basta tensioni con i palestinesi' " la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli Antony Blinken
Blinken però ha ribadito anche l’importanza che Washington dà al rispetto dei diritti umani. Si riferiva ai detenuti rinchiusi ora nelle carceri egiziane, ma per noi italiani il suo richiamo non può non riportare alla mente l’omicidio di Giulio Regeni. Il segretario di Stato poi è volato a Gerusalemme, sullo sfondo di tre crisi: le nuove violenze tra israeliani e palestinesi; l’attacco di sabato notte contro le strutture usate dall’Iran per produrre droni e altre forniture militari consegnate alla Russia allo scopo di usarle in Ucraina; le proteste interne contro la riforma che secondo gli oppositori di Netanyahu indebolisce la Corte Suprema e il sistema giudiziario in generale. Blinken ha detto di non avere molto da aggiungere sulle dinamiche dell’attacco all’Iran, a cui la Russia ha risposto con velate minacce tanto verso lo Stato ebraico, quanto gli Usa. Però ha ribadito la determinazione non solo ad impedire che costruisca l’atomica, con «tutte le opzioni sul tavolo», ma anche a «contrastare» le azioni destabilizzanti condotte in Medio Oriente e fuori.
Quando Biden aveva visitato Israele e Arabia a luglio, la comune minaccia di Teheran e la cooperazione per contenerla sul piano militare erano il terreno su cui sperava di ampliare gli Accordi di Abramo, riavvicinare Stato ebraico e sauditi, e quindi aiutare anche la soluzione per i palestinesi. La minaccia degli ayatollah è rimasta intatta, o forse è peggiorata, con i droni a Mosca e la repressione delle proteste, che hanno bloccato quanto rimaneva del negoziato per resuscitare l’accordo nucleare Jcpoa. Questo però non ha portato i progressi sperati sugli altri fronti, come dimostrano le recenti violenze con i palestinesi. Blinken ha sollecitato «tutte le parti a compiere passi urgenti per ristabilire la calma». Quindi ha chiesto di «preservare e poi realizzare la visione dei due stati », evitando dunque iniziative unilaterali che la rendano impossibile, e ha avvisato che l’ampliamento degli Accordi di Abramo e gli altri sforzi «non sono un sostituto per i progressi tra israeliani e palestinesi».
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