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La Repubblica Rassegna Stampa
30.01.2023 Blitz con i droni in Iran 2
Cronaca di Gabriella Colarusso

Testata: La Repubblica
Data: 30 gennaio 2023
Pagina: 4
Autore: Gabriella Colarusso
Titolo: «Attacco nel cuore dell’Iran. Droni israeliani colpiscono la fabbrica dei missili»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/01/2023, a pag.4, con il titolo "Attacco nel cuore dell’Iran. Droni israeliani colpiscono la fabbrica dei missili", l'analisi di Gabriella Colarusso.

Gabriella Colarusso (@gabriella_roux) | Twitter
Gabriella Colarusso

Israel Launched Drone Attack on Iranian Facility, Officials Say - The New  York Times
L'attacco notturno con i droni

L’alleanza militare dell’Iran con la Russia allarga il fronte della guerra ombra che da tre anni Israele combatte con l’Iran: nel mirino non c’è più solo il nucleare iraniano, ma il programma missilistico e di sviluppo droni considerato una minaccia strategica anche a Washington e a Bruxelles. Sabato sera intorno alle 23.30 una struttura militare iraniana è stata colpita con tre droni quadricotteri che trasportavano esplosivo. Il ministero della Difesa di Teheran ha fatto sapere attraverso l’agenzia statale Irna che l’impatto è stato limitato: un drone è stato intercettato, l’altro si è schiantato contro il tetto dell’edificio e un terzo è stato intercettato e consegnato alle forze di sicurezza. Un dettaglio che gli iraniani fanno trapelare per confermare che hanno in mano tecnologia straniera. Lo scorso autunno componenti di una decina di società Usa e occidentali sono stati ritrovati in un drone iraniano usato in Ucraina. «Questo attacco vile non avrà alcun effetto sulla nostra volontà di sviluppare un nucleare pacifico», ha dichiarato il ministro degli Esteri Hossein Amir-Abdollahian, puntando l’attenzione verso il nucleare. L’ Irna sostiene invece che si trattasse di un deposito di munizioni, ma è inverosimile considerata l’ampiezza contenuta dell’esplosione. Analisti e media indipendenti portano piuttosto al Centro di ricerca spaziale iraniano: il deposito colpito era dall’altro lato della strada dove c’è la sede dell’organizzazione sanzionata dagli Stati Uniti perché si occupa di sviluppare missili balistici. Il programma missilistico è uno dei cardini della dottrina della profondità strategica iraniana: la costruzione di una rete di milizie e proxies regionali a difesa dei propri interessi e sotto il controllo dei Pasdaran, dagli Houthi yemeniti agli hezbollah libanesi, a cui Teheran fornisce missili, componenti o know how per costruirli autonomamente. Israele è sempre stato contrario all’accordo nucleare con l’Iran non solo perché lo considerava inefficace a contenerne lo sviluppo atomico ma perché non affrontava la minaccia strategica dei missili. Sette mesi fa l’ex premier Bennett annunciò un cambio di strategia nella guerra ombra con Teheran fatta di sabotaggi, attacchi, omicidi mirati, la dottrina Octopus: «Non ci occuperemo più solo dei tentacoli, dei proxies dell’Iran ma colpiremo la piovra alla testa». IlWall Street Journal sostiene, citando altifunzionari Usa, che anche dietro l’ultimo raid ci sia Israele, che tuttavia non commenta mai operazioni di intelligence. Ma non è escluso il coordinamento con altri Paesi. I missili iraniani possono essere usati per trasportare testate nucleari ma ora potrebbero finire in mano russe, come i droni usati da Mosca nell’aggressione dell’Ucraina, ed è una linea rossa anche per americani ed europei.L’amministrazione Biden ha più volte ripetuto che l’obiettivo primario è bloccare la cooperazione militare tra Teheran e Mosca. La scorsa settimana in Israele è volato il capo della Cia Burns, oggi arriva Blinken e questo sarà il primo dossier sul tavolo insieme al programma nucleare. Gli iraniani hanno sviluppato una capacità di resilienza agli attacchi con la strategia di “difesa passiva”:frammentare i siti militari, costruire doppioni e avere le capacità per ripararli rapidamente. Chi ha colpito a Isfahan sapeva che il raid non avrebbe bloccato la catena di produzione, ma il messaggio è chiaro: c’è una coalizione di Paesi decisi a frenare il programma nucleare iraniano e il sostegno alla destabilizzazione in Europa in Europa.

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