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La Repubblica Rassegna Stampa
29.01.2023 Anarchici: il retroscena
Cronaca di Giuliano Foschini, Fabio Tonacci

Testata: La Repubblica
Data: 29 gennaio 2023
Pagina: 3
Autore: Giuliano Foschini, Fabio Tonacci
Titolo: «L’allarme dell’intelligence: 'Attentati nel nostro Paese'. A rischio ministeri e carceri»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/01/2023, con il titolo "L’allarme dell’intelligence: 'Attentati nel nostro Paese'. A rischio ministeri e carceri", l'analisi di Giuliano Foschini, Fabio Tonacci.

Festival Internazionale del Giornalismo
Giuliano Foschini                     Fabio Tonacci

Cospito: tensione alla manifestazione degli anarchici a Roma - Cronaca -  ANSA
Una manifestazione in solidarietà di Alfredo Cospito

ROMA — Se li aspettavano. E quasi certamente non saranno gli ultimi atti della campagna lanciata in nome di Alfredo Cospito. Se anche i segnali non fanno ritenere di essere prossimi al “salto di qualità”, all’escalation violenta che riporterebbe il nostro Paese in un periodo nero che pareva dimenticato, certo è che il “caso Cospito” è diventato un tema di sicurezza nazionale. Come tale le forze della Prevenzione e i nostri servizi di intelligence lo stanno affrontando, da settimane e con attenzione. Consapevoli che la partita è delicata e si gioca su due direttrici.In Italia, dove il movimento anarco- insurrezionalista, seppur sopito rispetto al passato, continua a rappresentare (statistiche alla mano) il principale pericolo di natura terroristica. In Europa e nel mondo, dove la vicenda Cospito, condannato per la gambizzazione del manager di Ansaldo Nucleare e per l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano, e recentemente sottoposto al regime del 41 bis, il carcere duro riservato ai mafiosi, sta diventando un simbolo: oltre agli attentati di queste settimane dalla Spagna alla Grecia, dal Cile alla Germania, sono decine i detenuti in sciopero della fame in solidarietà con il detenuto italiano. La Federazione anarchica informale (Fai) cui Cospito appartiene, del resto, da anni ha aderito all’idea proposta dai greci della Cospirazione delle cellule del fuoco (Ccf) di creare una rete internazionale di lotta. La chiamano Fronte rivoluzionario internazionale. Come la Fai in Italia, il Fronte si attiva per colpire obiettivi di volta in volta indicati nella galassia di blog e siti di riferimento (Inferno Urbano, per esempio). E che attingono alle tradizionali parole d’ordine, come «la dittatura dell’economia », «il saccheggio della natura », «la religione degli scienziati». È in seno al Fronte che sono stati organizzati decine di cortei e, anche, le azioni recenti. L’incipit è stato il trasferimento di Cospito al carcere duro per le lettere che ha continuato a scrivere in cella a Bancali (Sassari) e inviare a chi è fuori, incitandoli a gesti di violenza e non solo verso le cose. Ecco dunque l’attacco incendiario del 3 dicembre scorso contro l’auto di Susanna Schlein, consigliera diplomatica dell’ambasciata italiana ad Atene; il furgone in uso alle guardie di un penitenziario dell’Oregon dato alle fiamme qualche settimana prima; le proteste in Cile; l’edificio del consolato italiano a Barcellona imbrattato due sere fa nelle stesse ore in cui bruciava la macchina di un funzionario dell’ambasciata italiana a Berlino. Il collegamento tra la Fai e i greci è noto sin dal 2012, quando sul volantino di rivendicazione della gambizzazione del manager Roberto Adinolfi appare il nome “nucleo Olga- Fai”, riferimento all’anarchica Olga Ikonomidou detenuta in Grecia e, in quel periodo, in sciopero della fame. Come adesso Cospito. Per conto del quale, come a restituire la “cortesia” di undici anni fa, si sono mossi anche i greci, notoriamente più facili all’uso di esplosivo rispetto agli italiani. Che ieri hanno bruciato un ripetitore sulla collina di Torino. “Fuori Cospito dal 41 bis”, recita la scritta. Quanti sono gli anarchici italiani? Non esiste un numero preciso, ma secondo gli analisti di polizia e carabinieri gli “operativi” disposti a partecipare alle campagne sono meno di un centinaio. Le “cellule” attive sono una dozzina, difficile però considerarli gruppi organizzati. Questo perché non esiste una struttura verticistica, motivo per cui sarebbe sbagliato ritenere Cospito come il capo della Fai o come colui che, alla maniera di un padrino, può dare ordini inviando pizzini dal carcere. È vero però che gli obiettivi delle campagne sono pensati e decisi sempre da un gruppo ristretto, come hanno dimostrato le indagini proprio su Cospito: l’attentato ad Adinolfi, per dire, ebbe bisogno di una “gestazione” di quasi due anni di dibattito interno. Undici anni dopo, le aree dove maggiormente si avverte la presenza della Fai sono ancora la Toscana, la Liguria, il Piemonte, Milano, con apparizioni nel Lazio e in Campania. Nelle ultime informative di Polizia sono delineate le modalità di azione dei gruppi (incendi soprattutto e talvolta attentati dinamitardi) a palazzi istituzionali e simboli: infrastrutture per le telecomunicazioni (i tralicci, appunto), le sedi di Equitalia e delle forze di Polizia, le auto del car sharing, le banche. Il caso Cospito, ora, trascina nel mirino il ministero della Giustizia e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

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