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La Repubblica Rassegna Stampa
25.11.2022 Kiev al buio e senz'acqua
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 25 novembre 2022
Pagina: 19
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Al buio e senz’acqua la vita da incubo nei grattacieli di Kiev»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 25/11/2022, a pag. 19, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "Al buio e senz’acqua la vita da incubo nei grattacieli di Kiev".

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Daniele Raineri

Kiev, nelle stanze delle torture di Kherson anche adolescenti - Europa -  ANSA

«Da trenta ore non ho energia elettrica. Ho un amico che lavora in un ospedale, sono andato da lui a ricaricare il telefono, la power bank e una torcia elettrica prima di tornare a casa», spiega al telefono Petro che abita in uno dei palazzoni residenziali di Kiev. Si sente isolato a casa con i bambini, sta cucinando per loro con una bombola di gas da campeggio che aveva comprato a settembre, quando ai primi raid dei droni iraniani contro la rete elettrica aveva sospettato che le cose si sarebbero messe male. La mancanza di energia nella capitale ucraina per colpa dei bombardamenti russi ha l’aspetto di una storia da cattiva fantascienza. La città è la prima in Europa per numero di palazzi alti più di dodici piani – quindi sopra i trentacinque metri – e questo sviluppo veloce, anche più di Londra, era un motivo di orgoglio in tempo di pace. Sono quartieri residenziali densi, che ospitano una parte enorme dei tre milioni di abitanti della capitale. In tempo di guerra, ora che Putin ha trovato il modo di ricattare l’Ucraina con la distruzione dei servizi base per i civili, sono una scena cupissima. File e file di palazzi da diciotto o ventiquattro piani, con migliaia di appartamenti, spiccano neri contro il cielo che è un po’ più chiaro soltanto grazie ai alla luminescenza creata dai fari delle macchine. L’acqua corrente fin lassù non ci arriva. La connessione Internet va a singhiozzo. La temperatura fluttua attorno allo zero, ma tutti sanno che tra poco scenderà di altri dieci gradi. Gli edifici fortunati hanno il riscaldamento con i termosifoni collegati alle centrali termiche ancora funzionanti, quelli sfortunati hanno (avevano) soltanto il riscaldamento elettrico e per ora vanno avanti conservando il tepore delle ore di luce. Senza acqua corrente, per scaricare i bagni ci vogliono taniche e secchi e neve sciolta. Circa il settanta per cento degli edifici della capitale non ha energia elettrica e il sindaco Vitali Klitschko ha annunciato l’evacuazione parziale della città verso i sobborghi. Nella prima fase dell’invasione erano gli abitanti dei sobborghi, come Bucha e Irpin teatro di massacri di civili, che scappavano verso la città, ora sarà il contrario. Molti negozi giù nelle strade sono chiusi «e adesso devo andare a trovare del contante, perché ero abituato a pagare con la carta ma non funziona più e in molti posti non la accettano». Kiev era molto avanzata in queste cose, adesso regredisce di giorno in giorno. Nei negozi bui la gente in fila al bancone indica con la torcia elettrica le merci che vuole acquistare, chi chiede le candele di cera scopre che sono introvabili. In strada agita le torce prima di attraversare per farsi vedere dalle macchine. A terra la neve aiuta a schiarire la notte fonda di novembre – ma ci sono ancora altri tre mesi di inverno. «Stasera la compagnia elettrica Dtek ha detto su Telegram che ci saranno due ore di elettricità a partire dalle ventidue, farò la lavatrice e caricherò tutti gli aggeggi che posso». Ma il significato delle due ore è chiaro. La capacità dell’Ucraina di rimettere le cose a posto e di ripristinare la rete elettrica si degrada bombardamento dopo bombardamento e presto o tardi varcherà il punto di non ritorno. Quaranta squadre di tecnici sparse in tutto il Paese lavorano ventiquattr’ore al giorno per tenere in piedi il sistema, cambiano allacciamenti, riparano impianti, smistano i carichi, impongono turni senza energia. È la strategia ingegneristica del soft failing, il collasso graduale che ritarda il più possibile la mortedel sistema. Ma più di tanto non è possibile fare. La lotta va avanti da due mesi, si comincia a vedere il fondo. «Il primo blackout mesi fa era durato cinque ore, questo trenta – dice Petro – le cose andranno peggio». L’ombrello di difesa missilistico, creato cucendo assieme tanti sistemi di intercettazione mandati nell’ultimo mese dagli alleati occidentali, funziona molto – ma quel molto non è abbastanza. Durante il raid di due giorni fa sono passati dieci missili russi su trentuno, hanno eluso la sorveglianza e sono esplosi sui loro bersagli con effetti durissimi. E quello che succede a Kiev succede anche in quasi tutto il resto dell’Ucraina, da Est a Ovest, da Leopoli al Donbass. Nel buio, gli ucraini hanno inteso il senso della sfida e per ora non si lamentano e non c’è panico. Capiscono che è Putin che li vuole esposti al freddo, si va verso un’altra prova collettiva di resistenza. Le stazioni di servizio, le cliniche, le stazioni della metro e alcuni supermercati offrono prese elettriche per ricaricare i telefoni. «Tutti stanno cercando un modo per cavarsela in questa situazione – dice Petro – e lo trovano». C’è da vedere quanto durerà questo spirito ucraino nei mesi che vengono, perché se verrà a mancare l’unica salvezza è spostarsi verso l’Europa riscaldata.

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