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La Repubblica Rassegna Stampa
22.11.2022 La vendetta di Putin
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 22 novembre 2022
Pagina: 16
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «La vendetta di Putin, razzi su Kherson dopo la liberazione»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/11/2022, a pag. 16, la cronaca di Daniele Raineri dal titolo "La vendetta di Putin, razzi su Kherson dopo la liberazione".

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Daniele Raineri

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Lo stato di grazia di Kherson, la città abbandonata dalle truppe russe sabato 11 ottobre, è ormai finito ed è soltanto un ricordo bello. Per qualche giorno i russi piazzati fra gli alberi appena al di là del fiume, a nemmeno un chilometro di distanza, non hanno fatto nulla e hanno tollerato la festa in piazza, la visita del presidente Zelensky, le dirette televisive dei canali americani. Ora comincia la loro vendetta a mezzo artiglieria. È mezzogiorno quando arriva su Kherson una scarica di Grad 21, i razzi a basso costo che atterrano fra i palazzi senza alcuna precisione – del resto furono pensati negli anni Sessanta per saturare un’area nemica, non per colpire un bersaglio specifico. Poi cominciano i colpi di cannone, a caso. Prima un paio, poi una pausa di un’ora, poi un altro paio. Un altro alle diciotto, quando ormai fa buio ed è scattato il coprifuoco. Un altro alle venti e colpisce unappartamento. A fine giornata ci sono un morto e cinque feriti, se si esclude l’ultimo colpo – le sue conseguenze sono ancora ignote. Il giorno prima i bombardamenti russi avevano ucciso tre persone. La gente di Kherson non è ancora abituata a essere sotto tiro, è stata nove mesi sotto occupazione – tutta la durata del conflitto meno dieci giorni – e quindi al riparo dalla pressione dell’artiglieria di Mosca. In qualche angolo ci sono ancora i grandi cartelloni pubblicitari montati dagli occupanti per pubblicizzare le virtù del referendum per l’annessione o la fortuna di avere un passaporto russo, sfuggiti per ora alle squadre del municipio armate di spatole che li cancellano. Ora dopo ogni colpo di cannone gli abitanti di Kherson tendono l’orecchio, continuano ad attendere alle loro cose, girano con la spesa e prendono gli autobus gialli come se la cosa non li riguardasse. Le strade sono incongruamente piene, anche di famiglie con bambini per mano. Di fatto è come se la città avesse le batterie russe puntate alla tempia, perché affaccia sul fiume Dnipro che è diventato la nuova linea di separazione fra gli ucraini e soldati di Mosca. I pezzi di artiglieria russi che sparavano ieri non hanno una gittata superiore ai venti chilometri e questo vuol dire che sono sparpagliati da qualche parte oltre la sponda, che appare deserta. I colpi per ora non cadono in pieno centro, in piazza della Libertà e nel reticolo di vie attorno. C’è da aspettarsi però che prima o poi cominceranno a cadere anche lì. In tempo di pace Kherson aveva quasi trecentomila abitanti, oggi è scesa a ottantamila. Le autorità vogliono evacuare chi è restato, perché pensano che sarà impossibile vivere in città senza luce, senza acqua e sotto la minaccia costante dei cannoni e dei razzi russi. Uscita intatta dalla liberazione, Kherson nel corso dell’inverno potrebbe diventare un deserto. È quello che vuole l’esercito di Mosca, per dimostrare che rifiutare l’annessione alla Russia è un errore terribile.

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