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La Repubblica Rassegna Stampa
15.11.2022 La festa in piazza di Kherson liberata. Zelensky: 'Inizia qui la fine della guerra'
Cronaca di Paolo Brera

Testata: La Repubblica
Data: 15 novembre 2022
Pagina: 12
Autore: Paolo Brera
Titolo: «La festa in piazza di Kherson liberata. Zelensky: 'Inizia qui la fine della guerra'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 15/11/2022, a pag. 12, con il titolo "La festa in piazza di Kherson liberata. Zelensky: 'Inizia qui la fine della guerra' " l'analisi di Paolo Brera.

Kherson, trattative, ritiro russo. Cosa vuole Putin? - Formiche.net
Kherson liberata

Sono tutti lì, in fila per l’acqua: un uomo prende la cannella e riempie taniche e bottiglie alle donne, «quando toccherà a lui colmerà le sue e la passerà al prossimo maschio», in coda tra le esplosioni di Kherson che continuano anche oggi, con Zelensky che festeggia e i giornalisti in visita che tremano. Non è finita, qui. Scene da una città liberata. Ma prova a chiedere «ehi, ciao, come state?». Antonina Myndria vacilla coi suoi 68 anni, coi suoi occhioni verdi. Le hanno rapito il genero e minacciato le figlie. Ma la storia di tutti, a Kherson, è un pugno nello stomaco: nella città delle crociere sul Dnipro e sul Mar Nero, nella fortezza della terra dei cocomeri e della frutta, gli ultimi otto mesi sono un dramma collettivo. Darya che ha visto i suoi amici «rapiti, pestati e torturati». Sergej fuggiva perché «se lo prendiamo finisce nei sotterranei dei Servizi»; l’uomo tradito non dice come si chiama ma ha le lacrime che non sgorgano, se le tiene strette perché «là sotto io ci sono stato». Nella città fondata da Grigorj Potemkin — il principe della corazzata di Eisenstein — forse stavolta tra un Himars e un Calibr si è scritta la Storia. Lo sostiene il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che rivendica la conquista delle sue forze armate che dovevano soccombere in tre giorni. Il presidente arriva qui dove il fronte è torrido, dove si rischia di saltare su una mina e ora ci sarà il funerale del tenente colonnello Sokurenko, professione geniere, schiantato mentre cercava di disinnescarne una a Kherson. Mimetica e voce rauca, mano sul cuore e inno cantato con lo sguardo al cielo, Zelensky assiste all’alzabandiera gialla e blu sopra il palazzo governativo, nel centro di questa Kherson riconquistata con la ritirata russa. Dice: «Siamo pronti per la pace, ma una pace per tutta l’Ucraina. Oggi è l’inizio della fine della guerra». Ma cosa intende? È pronto a trattare? È iniziata la riconquista finale di Crimea e Donbass? Da qui i russi se ne sono andati, gli ucraini sono tornati a governare a casa loro. «No comment, questo è territorio russo», dice il portavoce di Putin, Dmitrij Peskov. Per tre giorni i giornalisti hanno dato l’assalto a Kherson liberata, bloccati dai militari ai check point . È la terza grande ritirata russa dopo quelle del Nord, a Kiev e Sumy e Chernihiv; e quella dell’Est, a Kharkiv. Ma sulla strada, passando pervie alternative, in questi giorni abbiamo attraversato un campo minato con uno sterrato pulito tra centinaia di mine. E ieri un tank è saltato in aria davanti a un gruppo di giornalisti. Per questo era vietato lasciar passare. Zelensky ha capito che non poteva attendere che i suoi uominigli rivelassero gli orrori che Kherson presa con il tradimento a inizio invasione poteva offrire. E così ecco la sua visita «a sorpresa» e il tour dei giornalisti, una carovana di torpedoni che attraversa le strade squinternate dalle bombe, crateri da farne una piscina, e guarda lì «quelli sonopomodori o peperoni?», al sole del Kherson. E guarda lì, «ma quello è un morto? Ma è russo o ucraino?». Lungo il ciglio della strada, una mimetica e neanche una storia o un nome, povero diavolo. «Ci stiamo muovendo passo dopo passo in tutti i territori occupati.Certo — dice Zelensky — è difficile, è un percorso lungo, i nostri eroi stanno combattendo. Non crediamo alle dichiarazioni fuorvianti della Russia: continueremo a liberare i territori occupati». Tutti in centro per l’alzabandiera, tutti che fuggono per raccogliere le storie di questa cittàmuta da mesi. Daria Volkova, 19 anni, capelli biondo grano: «Avevo paura a uscire di casa. Ricordate il referendum? Chiunque poteva votare più volte, bastava riempire il modulo. I russi potevano pestarti, portarti nei seminterrati, torturati. Conosco ragazzi che ci sono stati, quando liho rivisti tremavano, si erano mangiati pure le lacrime». Antonina Myndria, 68 anni, aveva un genero. «Ho due figlie insegnanti. Una era vice direttrice della scuola, i russi le hanno detto o ti dimetti o vai in Crimea a fare aggiornamento all’insegnamento russo. Ha risposto “mica mi avete assunto voi! Non avete diritto di impormelo”». «Verrai da me strisciando», le ha risposto il sottufficiale russo. Loro sono riuscite a fuggire, ma Vieceslav Grigorjev, il genero, no. «L’hanno catturato il 12 ottobre, per strada. Lo accusavano di essere partigiano. Non l’abbiamo più visto. Hanno preso suo fratello, invalido: tre giorni nel seminterrato, è uscito e mi ha detto “lascia stare Vieceslav, dimenticalo. Guarda qui”: era tutto un livido». L’uomo che non piange è stato nel seminterrato per giorni, «non ce la faccio a ripensarci. Parlerò, ma chi mi ha tradito inventando un sacco di balle ha la moglie incinta. Presto sarò più sereno, e pagherà». C’è un domani che si fa fatica a immaginare a Kherson. È fatto di cose pratiche, il treno per Kiev «sarà attivato in dieci giorni», il gas sta tornando, i cellulari in due giorni, dicono, riavrannocampo. E c’è un domani che non si fa fatica a immaginare: lo riveleranno i procuratori, indagando sugli scomparsi come Vieceslav Grigorjev. Non sarà facile, tirare la riga: l’Onu ha approvato una risoluzione che condanna la Russia a risarcire i danni di guerra. La Cina ha votato contro.

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