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La Repubblica Rassegna Stampa
06.11.2022 L’incognita Berlusconi-Salvini
Cronaca di Tommaso Ciriaco

Testata: La Repubblica
Data: 06 novembre 2022
Pagina: 5
Autore: Tommaso Ciriaco
Titolo: «L’incognita Berlusconi e Salvini sull’invio di nuove armi a Kiev»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/11/2022 a pag.5 con il titolo "L’incognita Berlusconi e Salvini sull’invio di nuove armi a Kiev" la cronaca di Tommaso Ciriaco.

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Silvio Berlusconi, Matteo Salvini

Una cosa è certa: entro dicembre Giorgia Meloni varerà un nuovo decreto interministeriale per consentire l’invio di altre armi all’Ucraina. Lo ha assicurato giovedì scorso a Ursula von der Leyen, lo ribadirà tra qualche giorno al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg in visita a Roma, spera di comunicarlo direttamente a Zelensky appena riuscirà a partire per una missione a Kiev. Ma c’è di più. L’esecutivo valuta in queste ore una mossa a sorpresa, capace di sparigliare. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, potrebbe decidere di desecretare – e dunque rendere pubblico - l’elenco degli armamenti destinati a Kiev. A quel punto, l’informativa sul decreto non si svolgerebbe davanti al Copasir, come accaduto finora, ma in commissione parlamentare o in Aula. Non si tratterebbe di un piano privo di conseguenze. Perché se è vero che neanche in questo caso sarebbe previsto un voto sul provvedimento, in linea con quanto accaduto nei cinque precedenti decreti (e possibile grazie alla copertura di una risoluzione dello scorso marzo), è altrettanto vero che il dibattito sfiderebbe tutte le forze politiche ad assumersi una responsabilità pubblica su un passaggio cruciale di politica estera e atlantica. Ma non basta. Sul tavolo esiste anche l’opzione più estrema: quella di far votare il Parlamento. Per farlo, l’esecutivo dovrebbe decidere di abbandonare il format dell’informativa e optare per le comuncazioni. Sfidando Giuseppe Conte a dire no alla linea della Nato. E mettendo anche Silvio Berlusconi e Matteo Salvini di fronte al bivio: atlantismo, oppure una potenziale crisi di governo (oltre che diplomatica). La strategia è ancora appesa a variabili tra loro indipendenti. Una è il G20 di Bali, in Indonesia: produrrà qualche passo avanti nel confronto tra Washington e Mosca, tra Biden e Putin? E poi c’è la piazza, quella che ieri ha sancito l’accordo tra Giuseppe Conte e Maurizio Landini, entrambi uniti attorno a una linea: basta armi all’Ucraina. Meloni è convinta che la pressione crescerà, nelle prossime settimane. Che il Movimento cercherà sempre di più di raccogliere il malcontento per la crisi opponendosi al sostegno militare a Kiev. E riflette su come reagire. Il teatro in cui si è dibattuto dei cinque precedenti decreti è stato il Copasir. E questo perché si trattava di elenchi secretati di armi. L’eventuale desecretazione avrebbe un duplice vantaggio. Il primo: anticipare i malumori di Salvini e Berlusconi sull’invio di armi – espressi anche di recente – e metterli nella condizione di dover decidere se sostenere l’esecutivo o mandarlo in crisi a poche settimane dall’avvio della legislatura. Il secondo: precedere la probabile, imminente mossa di Conte di chiedere comunque un dibattito parlamentare sul sostegno militare a Kiev. L’opposizione gode infatti della possibilità di mettereall’ordine del giorno una mozione nella quota di tempo riservata alle minoranze. Un voto, dunque, arriverà, presto o tardi. Ieri lo scontro è iniziato ad affiorare. Crosetto ha replicato a Conte, che gli intimava di passare dalle Camere per eventuali nuove spedizioni militari. Il ministro ha prima ricordato che il leader 5S e il suo partito, allora primo gruppo del Parlamento, «hanno detto cinque volte sì ai cinque invii di armi all’Ucraina ». Poi ha aggiunto: «Posso comunque rassicurare Conte che saranno utilizzate le stesse procedure che lui ha accettato, approvato e avallato, nei mesi scorsi». La procedura, è vero, è quella che porta al Copasir. Ma la volontà di sparigliare e desecretare, in queste ore, rischia di prevalere.

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