Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 14/10/2022, a pag.9, la cronaca di Concetto Vecchio dal titolo "Fontana, l’ultrà cattolico entusiasta di Putin in corsa per la Camera".
Lorenzo Fontana
Lorenzo Fontana recita cinquanta Ave Maria ogni giorno. Sui social posta foto di santi e madonne. È «per restringere il diritto all’aborto». Contro le nozze gay («Non esistono!»). Avversario dell’eutanasia. Ostile alla società multiculturale («Ama il prossimo tuo, cioè quello in tua prossimità »). Si è fatto sposare con rito tridentino da un prete tradizionalista, Wilmar Pavesi. È stato il padrino del famoso convegno sulla famiglia a Verona, la sua città, nel 2019. Su Twitter fino a poco tempo fa si definiva «veronese e cattolico ». Cattolico ultrà, ma anche dell’Hellas Verona, per la cui fede dal 1999 rinnova l’abbonamento in curva con ibutei . Ma è stato a lungo anche un incallito tifoso di Putin. Si fece fotografare con la maglietta anti sanzioni, prefigurava la Lega «partito cerniera» tra Trump e il Cremlino, ne elogiava il sistema dei valori; poi dopo la guerra ha cautamente rettificato la sua ammirazione. È intatta quella per Orbàn: «Grazie a lui il tasso di natalità è salito da 1,3 figli per donna a 1,6». E per Marine Le Pen. Fu lui a portare il Carroccio nel gruppo euroscettico, Enf. Si è vantato di festeggiare San Marco e non la Resistenza il 25 aprile. Ha elogiato la Brexit, tessuto il filo con gli estremisti tedeschi dell’Afd e mandato saluti «agli amici» di Alba Dorata in Grecia. Forse oggi Lorenzo Fontana sarà il nuovo presidente della Camera. Ha 42 anni ed è il Sancho Panza di Matteo Salvini, che è stato suo testimone di nozze. Si sono conosciuti alla fine degli anni Novanta a Radio Padania . «Ero parte dellacantera , con Paolo Grimoldi, Eugenio Zoffoli, Alessandro Giglio Vigna, Edoardo Rixi». Attualmente è vicesegretario della Lega e deputato, eletto all’uninominale in Veneto. Da vicino appare bonario, cortese, come intimidito dalla ribalta: «Quando andiamo a messa mia moglie si mette al primo banco, io all’ultimo». Del resto ha fatto un carrierone senza alzare mai la voce. A 22 anni era capo dei Giovani padani, a 27 consigliere comunale, a 29 europarlamentare, a 38 vicepresidente della Camera per due mesi e poi ministro alla Famiglia (giugno 2018-luglio 2019). Lei è napoletana, figlia di imprenditori, lavora all’Europarlamento, hanno una figlia, la famiglia è a Bruxelles. «Con mio cognato, tifoso del Napoli, parliamo di tutto, ma mai di calcio». E calcistica è la metafora usata ieri sera per manifestare scaramantica prudenza: «So di Giorgetti alla Juventus, io al Verona. È ancora in divenire, la notte è lunga». Non se lo aspettava nemmeno lui.Di mattina, sotto la pioggia, aveva rilasciato un’intervista a Tele Arena davanti al Pantheon. Tema? Il futuro della città di Verona. Negli anni del salvinismo ha suonato la grancassa contro gli immigrati, ma viene da una famiglia di emigrati. La madre a 17 anni cercò fortuna in Svizzera. Alcuni zii hanno lavorato in miniera in Australia, altri in Francia. È cresciuto in una casa popolare al Saval, lo stesso quartiere di Massimiliano Fedriga, il governatore del Friuli. I genitori furono assunti in ospedale come addetti alle pulizie, poi la mamma ha fatto l’ infermiera, il papà il tecnico. «I primissimi anni vivevamo a Quinzano, dove sono nato, in tutta la corte c’era un solo cesso». I suoi erano democristiani, prima di convertirsi al leghismo con Bossi, ieri Fontana ha scortato in Transatlantico il Senatur. Prese la sua prima tessera a sedici anni. Dopo lo scientifico, ha conseguito tre lauree, in scienze politiche a Padova, in storia all’Università Europea, in filosofia all’Università pontificia San Tommaso d’Aquino Angelico. «Il primo anno ero studente-lavoratore, magazziniere all’Ente fiera in uno scantinato: non vedevo mai la luce». I progressisti italiani avevano tirato un sospiro di sollievo per la mancata elezione di Simone Pillon. Si ritrovano un integralista putiniano sulla poltrona più alta di Montecitorio.
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