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La Repubblica Rassegna Stampa
30.09.2022 Ingerenze russe all'estero, anche in Italia
Commento e intervista di Fabio Tonacci

Testata: La Repubblica
Data: 30 settembre 2022
Pagina: 11
Autore: Fabio Tonacci
Titolo: «Quei report Usa sulle ingerenze di Mosca all’estero - Podolyak: 'In Italia i partiti filo-Putin hanno preso soldi dal Cremlino'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/09/2022, con il titolo 'Quei report Usa sulle ingerenze di Mosca all’estero' l'analisi di Fabio Tonacci; con il titolo "Podolyak: 'In Italia i partiti filo-Putin hanno preso soldi dal Cremlino' ", la sua intervista.

Ecco gli articoli:


Fabio Tonacci

"Quei report Usa sulle ingerenze di Mosca all’estero"

Cos’hanno in mano gli ucraini? Il famoso report dell’intelligence americana nel quale però, così è stato assicurato al nostro governo, non ci sono italiani nel giro di finanziamenti del Cremlino? Oppure hanno qualcos’altro? Kiev, per bocca di uno dei consiglieri più accreditati con il presidente Zelensky, sostiene di avere «elementi concreti» per dimostrare il passaggio di soldi da Mosca a qualche nostro politico. Non fornisce però alcun elemento utile per capire a chi si sta riferendo. Sono dichiarazioni che riportano a metà settembre, quando — a menodi due settimane dal voto in Italia — da Washington arriva una notizia allarmante. Un alto funzionario dell’amministrazione Biden rivela l’esistenza di un report nelle mani del Dipartimento di Stato nel quale si documenta che la Russia, dal 2014 (anno dell’occupazione della Crimea), ha finanziato con 300 milioni di dollari politici e partiti di ventiquattro Paesi. Contemporaneamente, a più di 200 ambasciate e consolati americani arriva un cablo non classificato del Segretario di Stato Antony Blinken contenente una lista di argomenti da sollevare con i governi sulle presunte interferenze russe. È il 14 settembre. Il cablo viene trasmesso alla Farnesina e a Palazzo Chigi e questo, sulle prime, fa pensare che tra i 24 Paesi ci sia l’Italia. Sulla stampa, a livello di ipotesi, si fanno nomi di partiti e politici notoriamente non ostili al Cremlino. Il contemporaneo viaggio negli Stati Uniti di Adolfo Urso, presidente del Copasir e membro di Fratelli d’Italia, contribuisce ad alimentare speculazioni. Alla fine è il sottosegretario Franco Gabrielli, autorità delegata alla Sicurezza della Repubblica, a fugare i dubbi. «Non ci sono italiani nel report americano », spiega al Copasir. Interviene il premier Draghi: «Ho chiamato il segretario di Stato Blinken per chiedergli cosa sapesse e sostanzialmente mi ha confermato l’assenza di forze politiche italiane nella lista di destinatari di finanziamenti russi, riservandosi di verificare se ce ne fosse evidenza in altri documenti a disposizione delle autorità Usa, e si è impegnato di comunicarli tramite canali istituzionali». Aggiungendo: «La democrazia italiana è forte, non si fa battere da pupazzi prezzolati». Caso chiuso, dunque? No. Fonti qualificate statunitensi hanno appunto riferito a Repubblica di non poter escludere del tutto, nella mole dei dossier di intelligence, la presenza di contatti italiani nel giro dei finanziamenti del Cremlino. Anzi: che certamente nel lavoro fatto dai russi, l’Italia sia stato un Paese “target”.

"Podolyak: 'In Italia i partiti filo-Putin hanno preso soldi dal Cremlino' "

Ukrainian negotiator says talks with Russia have become more complicated
Mykhailo Podolyak

«Abbiamo elementi per affermare che qualcuno in Europa, anche tra i partiti italiani, ha preso soldi dal Cremlino, ma non possiamo svelarlo perché significherebbe interferire con la politica del vostro Paese». Mykhailo Podolyak, 50 anni, consigliere dell’Ufficio del presidente ucraino e capo del team di negoziatori che mesi fa ha provato l’impervia via dell’accordo diplomatico coi russi, è un uomo che conosce i meccanismi della comunicazione. Non foss’altro perché, prima di diventare uno dei collaboratori più ascoltati da Zelensky, faceva il giornalista. In 36 minuti di intervista con Repubblica , pesa le parole e affronta gli argomenti più caldi del conflitto russo-ucraino: i referendum farsa, il rischio dell’escalation atomica, gli incidenti ai gasdotti nel Baltico. Non si sottrae neanche quando il discorso vira sull’Italia.

In un’intervista, lei ha affermato di avere prove della collaborazione di alcuni partiti europei con la Russia, da cui avrebbero ricevuto denaro. Conferma? «Corretto. È ormai noto che la Federazione ha speso 300 milioni di euro negli ultimi anni per finanziare alcuni movimenti politici nell’Unione Europea e, così facendo, ha cercato di influenzare sia le politiche nazionali sia quelle dell’Unione».

Nel famoso report americano in cui si citano i 300 milioni, però, l’Italia non appare. «A noi non sfugge il comportamento di certi partiti, a volte proprio quelli italiani, che prendono posizioni apertamente filo-Putin, sostenendo per esempio che, per un motivo o per un altro, la Russia aveva il diritto di attaccare l’Ucraina».

Capisce bene che la questione non è secondaria. Siete o non siete in possesso di elementi concreti che dimostrano il coinvolgimento di politici italiani? «Cerchi di capirmi, non possiamo interferire negli affari interni dell’Italia e non possiamo parlare pubblicamente di chi ha ricevuto soldi russi a scopo di lobbying. Certamente, a livello di intelligence, i nostri due Paesi cooperano. Ho motivo di ritenere che i dati fondamentali ci siano tutti: chi ha preso e quanto».

Il leader della Lega Matteo Salvini è, o almeno è stato, molto vicino a Putin. Si riferisce a lui? «Questo lo sta dicendo lei. Non voglio aggiungere altro, sarebbe ingerenza…».

Parliamo della guerra. La Russia oggi dichiarerà l’annessione delle regioni occupate di Kherson, Zaporzhizhia, Lugansk e Donetsk. Cosa cambia per voi? «Niente. I referendum non hanno valore legale, per il diritto internazionale le regioni sono e rimangono territori dell’Ucraina. E l’Ucraina è pronta a tutto per riprenderle. Il nostro popolo ce lo chiede. Sono stati voti farsa, a cui hanno partecipato poche persone. A chi andava a votare puntavano il fucile in faccia ordinando: ‘Vota!”. Le nostre controffensive, quindi, vanno avanti»

Il Cremlino minaccia di usare armi atomiche tattiche se ritiene che il proprio territorio sia attaccato. Siamo all’escalation nucleare? «Le possibilità di un conflitto nucleare non sono alte, ma esistono. E se il mondo, intendo la parte civile del mondo, consentirà il completocollasso della sicurezza nucleare internazionale, avremo conseguenze catastrofiche non solo per l’Ucraina. Tutti Paesi privi dell’atomica si sentiranno a rischio invasione da parte della Russia, il trattato di non proliferazione nucleare diventerebbe carta straccia e partirebbe la corsa agli armamenti.

L’Occidente è pronto a questo?» Come vi aspettate che reagiranno le potenze nucleari? «C’è un protocollo chiaro che stabilisce come si deve comportare chi possiede l’atomica, ad esempio Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, India, Cina, nei confronti di chi viola la dottrina della deterrenza nucleare. In secondo luogo, alcuni Paesi possono spiegare in modo informale alla Russia a quali conseguenze va incontro. India e Cina hanno già dichiarato che l’uso di testate nucleari è inaccettabile. La risposta globale a un eventuale attacco atomico dovrà essere presa nel quadro dell’Ue e della Nato».

C’è ancora spazio per la via diplomatica? «No. La Russia non vuole negoziare, lancia solo ultimatum. Se l’esercito russo abbandonasse l’intero territorio dell’Ucraina, Crimea compresa, la trattativa potrebbe riprendere».

Sembra che Gazprom abbia bloccato il transito del gas che attraversa l’Ucraina verso l’Europa. «Gazprom sta facendo di tutto perché l’Europa non riceva il gas residuo necessario per la stagione invernale. E c’è la Russia dietro gli incidenti ai gasdotti North Stream: molto probabilmenteun’azione pianificata».

Dove sono le prove? «Ci sono dati di intelligence e ci sono alcune analisi, in termini di cosa è stato fatto e chi è il beneficiario. Non ha senso discuterne qui, ci sono indagini in corso. Ma la chiusura dei rubinetti di Gazprom e gli attentati nel Baltico fanno parte della stessa strategia».

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