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La Repubblica Rassegna Stampa
22.09.2022 Draghi e le armi a Kiev
Commento di Tommaso Ciriaco

Testata: La Repubblica
Data: 22 settembre 2022
Pagina: 7
Autore: Tommaso Ciriaco
Titolo: «Draghi con gli alleati della Nato scudo nei Baltici e più armi a Kiev»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/09/2022 a pag.7 con il titolo "Draghi con gli alleati della Nato scudo nei Baltici e più armi a Kiev" la cronaca di Tommaso Ciriaco.

Draghi appiattito sulle scelte Usa: l'unica strada per la pace che vedo è  far cadere il governo - Il Fatto Quotidiano
Mario Draghi con Joe Biden

Ci sono due passaggi chiave allo studio degli alleati per reagire all’escalation di Mosca. Costituiscono i pilastri della linea della Nato. E sono condivisi da Mario Draghi, che nella notte italiana è entrato in contatto con Joe Biden a margine della missione a New York per l’assemblea generale delle Nazioni Unite. Il primo prevede il rafforzamento del flusso di armi a Kiev: altre dotazioni, in quantità maggiore e in tempi più rapidi. In questo senso, è imminente il quinto decreto interministeriale che autorizzi l’invio. I paesi occidentali inoltre stanno per chiedere alle industrie nazionali di incrementare la produzione di armamenti per sostenere l’eventuale escalation militare. Il secondo passo dipenderà invece da quanto Putin darà seguito alle minacce pronunciate ieri in tv. Se davvero mobiliterà i riservisti in tempi brevi, allora potrebbe spingere la Nato – non prima di alcune settimane, in ogni caso - a valutare un rafforzamento della deterrenza lungo la “cintura” militare dell’Alleanza. Il punto di “contatto” più delicato è quello di Kalingrad. È lì che si teme l’incidente, è quella la porta per l’Europa, è da quel lembo di territorio russo che potrebbe iniziare la minaccia a Paesi membri dell’Ue. Se dovesse rendersi necessario, allora, gli occidentali potrebbero rafforzare il confine baltico, con un aumento della “prontezza” delle forze alleate sul campo. L’ultimo appuntamento ufficiale del viaggio americano di Draghi è il più delicato. Il presidente del Consiglio prende parte al ricevimento organizzato da Biden per i capi delegazione delle missioni Onu. Tutto accade nella notte italiana, ma fino all’ultimo si cerca un colloquio informale, anche per organizzare un appuntamento al telefono nelle prossime settimane. Di certo, Draghi porta al Presidente americano una linea chiara: massima disponibilità di Roma su nuove forniture militari a Kiev e sulle nuove sanzioni contro Mosca, rafforzamento dello sforzo Nato lungo i confini Est del continente. Di ogni mossa il premier terrà ovviamente aggiornata Giorgia Meloni o chiunque altro esca vincitore dalla contesa elettorale. Due step di reazione, si diceva. Il primo porta a intensificare la fornitura di armamenti con un decreto interministeriale che sarà varato nella seconda metà della prossima settimana. Draghi – in costante raccordo con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini – garantirà a Kiev nuovi equipaggiamenti e sistemi militari. L’altro passaggio chiave è quello della reazione Nato alla mobilitazione dei riservisti russi. In Lituania l’allarme è altissimo, le truppe nazionali già messe in stato di massimo allerta. I titolari degli Esteri europei si sono sentiti ieri sera. Quelli della Difesa si incontreranno il 13 e 14 ottobre. La linea, al momento, è un mix di attenzione e cautela: per reagire a Putin bisogna capire cosa accadrà a Mosca e pesare se e quanto rapidamente la Russia richiamerà civili sotto le armi. Il processo attivato dallo Zar richiede diverse settimane, perché passerà da una fase di addestramento. Se però tutto dovesse procedere secondo i piani annunciati, la Nato non resterà a guardare, come promesso ieri dal segretario generale Jeans Stoltenberg. L’osservatospeciale è Kaliningrad, da cui potrebbe partire una minaccia al territorio europeo. Due le opzioni possibili: rafforzare la presenza delle truppe Nato nei Baltici, rendere più rapidi i piani di reazione a un’eventuale mobilitazione generale. Fin quando sarà a Palazzo Chigi, Draghi assicurerà l’impegno italiano. Non potrà invece fugare i dubbi di Washington rispetto a un eventuale governo sovranista. Pesa in particolare il rapporto tra la Lega di Matteo Salvini e la Russia. Nel frattempo, continuano le voci su un passaggio dell’ex banchiere alla guida della Nato. Ne ha parlato ieri proprio l’attuale segretario generale Stoltenberg, interpellato dalla Reuters: «Non sta a me esprimermi, decideranno i Paesi membri».

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