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La Repubblica Rassegna Stampa
20.09.2022 Draghi negli Usa: 'Saldo sostegno dell'Italia a Kiev'
Cronaca di Tommaso Ciriaco

Testata: La Repubblica
Data: 20 settembre 2022
Pagina: 8
Autore: Tommaso Ciriaco
Titolo: «Draghi: sostegno a Kiev fino al ritiro dei russi. L’Italia non si isoli»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/09/2022 a pag.8 con il titolo "Draghi: sostegno a Kiev fino al ritiro dei russi. L’Italia non si isoli" la cronaca di Tommaso Ciriaco.

Draghi appiattito sulle scelte Usa: l'unica strada per la pace che vedo è  far cadere il governo - Il Fatto Quotidiano
Mario Draghi con Joe Biden

Individuare eventuali spiragli di pace e mediazione, ma sempre rispettando u n imperativo categorico: il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina. La sua sovranità, i diritti di un popolo aggredito. A New York per l’assemblea generale delle Nazioni Unite, Mario Draghi prepara l’intervento di domani sera sforzandosi di tenere assieme lo spirito multilaterale del Palazzo di Vetro e il sostegno alla guerra di liberazione dell’Ucraina. Una impostazione chiara già dal discorso che ha pronunciato ieri notte, ricevendo il premio Annual Awards Dinner. L’ex banchiere ha celebrato l’importanza del dialogo. Una bussola necessaria, perché senza cooperazione non si risolvono problemi così complessi e così globali. Ma una cooperazione che deve poggiare sul valore della democrazia, del rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto. C’è un’unica pace possibile, insomma: quella che Kiev considera accettabile.Sono ore delicate per il premier. Negli Stati Uniti non porta certo garanzie rispetto allo scenario di un eventuale governo sovranista in Italia. Quando è già a New York, Giorgia Meloni lo attacca addirittura per un presunto deficit di europeismo genuino, ribadendo critiche che l’avevano già portata a contestare la guida franco-tedesca. Il premier continua invece a pensarla all’opposto: scegliersi come alleato Orban è un grave errore politico che porterà l’Italia — e la leader della destra — a isolarsi e indebolirsi. Indebolendo l’Italia. Il primo appuntamento è davanti alla platea del premio. Dopo aver ascoltato i suggerimenti di Henry Kissinger, che da mesi consiglia pragmatismo nei confronti di Mosca. Draghi non spreca l’occasione per mostrare il volto storicamente multilaterale di Roma, masenza arretrare dal sostegno sostanzialmente incondizionato alla linea dell’amministrazione Biden. La missione americana, d’altra parte, è concepita come il secondo tempo del G7 tedesco di giugno. E dunque, alle Nazioni Unite il capo dell’esecutivo riaffermerà un punto irrinunciabile: se Kiev perde, tutte le democrazie perdono. Vincere significa invece rafforzare i sistemi democratici, le loro ragioni, il loro modello. In questo senso, il sostegno occidentale c’è stato, c’è e ci sarà. Il contesto, d’altra parte, consiglia di assecondare il pendolo che oscilla tra multilateralismo e riaffermazione dei principi che regolano i rapporti tra Stati, a partire dal rispetto dell’integrità territoriale. In questo senso, le Nazioni Unite permettono al presidente del Consiglio di ricordare che l’unico teatro possibile per un eventuale disgelo è proprio l’Onu. È già accaduto per sbloccare il grano di Odessa, chissà che non possa un giorno ripetersi. Molto dipenderà dall’opzione che a New York si tenga davvero, come ipotizzato, un contatto di alto livello tra russi e ucraini, mediato da americani e cinesi. Un contatto che Washington accetterà soltanto di fronte alla volontà di Mosca di portare al tavolo novità capaci di giustificare una tregua. Nell’attesa di capirlo, Draghi non può che ribadire la condizione essenziale per ogni dialogo: il ritiro delle truppe russe. E non arretrerà sulle sanzioni — in barba ai sovranisti come Salvini — che Putin soffre e che dunque servono a raggiungere la pace. L’ultimo appuntamento del viaggio potrebbe portarlo a un ‘incrocio’ con Joe Biden. L’occasione è il ricevimento per i capi delegazione. Non è escluso che i due possano appartarsi qualche minuto per fare il punto della situazione.

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