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La Repubblica Rassegna Stampa
31.07.2022 Da Leopoli a Kherson, ecco la controffensiva ucraina
Due servizi di Brunella Giovara

Testata: La Repubblica
Data: 31 luglio 2022
Pagina: 12
Autore: Brunella Giovara
Titolo: «Bambini coi lanciarazzi nelle strade di Leopoli: 'Non scordate la guerra' - Kherson, la controffensiva ucraina: 'Uccisi 100 russi'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 31/07/2022, a pag.12, con i titoli "Bambini coi lanciarazzi nelle strade di Leopoli: 'Non scordate la guerra' ", "Kherson, la controffensiva ucraina: 'Uccisi 100 russi' " due servizi di Brunella Giovara.

Ecco gli articoli:

"Bambini coi lanciarazzi nelle strade di Leopoli: 'Non scordate la guerra' "

Russian Soldier's Wife Gave Permission to Rape Women in Ukraine: Audio |  PEOPLE.com

Se pensate che la guerra sia una cosa lontana, potete provare a mettervi in spalla un lanciarazzi Javelin, come ieri ha fatto un bambino di 5 anni nella piazza Rinok. «E’ leggerissimo!», ha strillato, e in effetti un affare del genere pesa davvero poco e si può facilmente brandeggiare inquadrando la mamma o il papà, che intanto fanno la foto. Volendo, un paio di militari ti aiutano anche a indossare il giubbotto antiproiettile e un elmetto da stringere forte sotto il mento, così provi la sensazione del vero soldato in una vera azione di questa vera guerra. «Ma qualcuno sta dimenticando che noi siamo un Paese in guerra», spiega Andrij Saluk, volontario della Fondazione San Giorgio, il santo guerriero protettore dell’esercito, ora impegnata con i militari in queste dimostrazioni di piazza «che servono a ricordare a tutti la nostra situazione. Il peggio non è qui a Leopoli, in questo momento, è nel Donbass», e certo in mattinata c’è stato un qualche attacco pur sulla retrovia di Leopoli, evidentemente respinto dalle batterie antiaeree basate a Ivano-Frankivs’k. Ma è estate, in Ucraina come nel resto d’Europa, e la retrovia si è riempita di turisti polacchi, francesi, cechi, tedeschi, in vacanza qui per solidarietà, e con il brivido degli allarmi e anche le belle chiese da visitare, il trenino che fa il giro dei vicoli della città vecchia. E allora, chi sta dimenticando la guerra? «Alcuni ucraini, ma è comprensibile. Siamo tutti stanchi e provati. Si vorrebbe pensare ad altro, alla vita normale», sospira Andrij, che si occupa di tutela dei beni architettonici, ma intanto raccoglie fondi per comprare dotazioni da donare all’esercito, binocoli, visori, periscopi, e ne mostra uno forato da un proiettile, «Vedi, così abbiamo salvato lavita di un soldato». Nel metallo resta un foro in cui passa un pollice, «Meglio lì che nella testa, vero?». Il pezzo passa di mano in mano, «così la gente capisce meglio», e naturalmente il monito «Non dimenticatevi che siamo in guerra» riguarda anche l’Europa, che dal punto di vista ucraino sembra essere entrata in pausa estiva. Un altro volontario giovane che si chiama Andrij pure lui, e fa il pittore, racconta che al momento si sono fermate qui«500 persone, almeno. Inglesi, israeliani in vacanza, ma anche molti ucraini. Hanno dato dei soldi, ci aiutanocosì». E i 500 mostreranno sì la foto ricordo, a casa, ma consapevoli che la guerra va avanti, che non si può far finta di niente. Allora si può provare a imbracciare uno Stinger, di quelli che gli americani distribuivano ai mujahiddin afghani contro i russi. Ma il Javelin va fortissimo, tutti vogliono la foto con il tubo giocattolesco «che però va caricato con un razzo che pesa 25 chili. Forse non riuscireste ad alzarlo, pieno », spiega al popolo il maggiore Igor, sotto la supervisione di un colonnello Roman. Niente gradi sulle divise, o segni di riconoscimento, e il mezzo da cui scaricano le armi è targato Svezia, e dipinto di verde militare, ma non ha insegne. Per terra, come al mercato, i temibili NLAW, «e questo è un AT4, questo un M141. Poi abbiamo il Panzerfaust, il Matador, l’Instalaza…». Né sembrano felici di sciorinare questa esposizione, anche perché il pensiero di tutti è al breve e terribile video che tutti – tutti – gli ucraini hanno visto su Telegram. La castrazione del soldato del Battaglione Azov, poi la sua esecuzione. Forse era di Leopoli, dato che Rostyslav Didukh, autista di 57 anni, e volontario della San Giorgio, è certo di chi sia la vittima: «E’ il figlio di un mio amico. Aveva vent’anni appena. Io l’ho riconosciuto subito, è lui. Il nome? Non lo dico perché suo padre ha ancora un briciolo di speranza che si tratti di un altro ragazzo. Ma è lui. I russi fanno lakastrazjia al nemico, come nel medioevo». Quando ha visto il video, «dura solo 20 secondi, ma sono tremendi», Rostyslav ha avuto come un mancamento, e subito dopo ha pensato che «i russi sono un concentrato di Satana». E che «i gulag sovietici di una volta sono niente rispetto ai campi di prigionia come quello di Olinivka, dove sono morti più di cinquanta dei nostri». Erano tutti del Battaglione Azov, per quel che se ne sa. Ma l’oltraggio della castrazione è oltre tutto quello che si poteva immaginare e di cui sappiamo, «e quando libereremo le zone occupate, scopriremo cose anche peggiori. I loro soldati sono sadici. Ha in mente Bucha?», domanda lui. Sì, abbiamo visto i cadaveri dei civili, con le mani legate dietro la schiena, le ginocchia spezzate, le bocche piene di terra. «Bucha è piccola, in confronto a quello che sta succedendolà».

"Kherson, la controffensiva ucraina: 'Uccisi 100 russi' "

The week-old Russian invasion and resistance in Ukraine - IWL-FI

La controffensiva ucraina è quasi realtà, forse questione di pochi giorni, «l’esercito ucraino si sta riversando contro i russi, e questo è solo l’inizio». Parole di Yurij Sobolevsky, vicegovernatore in esilio della regione di Kherson, nel sud del Paese occupato all’inizio dell’invasione. In un appello su Telegram Sobolevsky ha chiesto ai residenti: «State lontani dai depositidi munizioni», e magari andatevene subito. Gli ucraini perciò sono ottimisti, il comando meridionale dell’esercito ha comunicato che venerdì in quell’area sono stati uccisi cento russi, e distrutti sette carri armati, più due depositi di munizioni. Si combatte, anche se la parte russa sembra in fase di riorganizzazione, e quasi di pausa. Ma fino a un certo punto, visto che ieri è di nuovo stata bombardata Mykolaiv, città baluardo di Odessa, e un civile è morto; lo stesso è successo a Kharkiv, città e area target fin dall’inizio della guerra, dove ieri non hanno contato i morti – per una volta – ma il crollo di una scuola, dove probabilmente erano accampati militari. Quindi, i civili devono stare lontani dalle scuole, da depositi di munizioni, caserme, fabbriche, aeroporti e dai ponti, da qualunque cosa possa diventare un bersaglio per i due eserciti. Già si progetta una grande evacuazione in vista dell’inverno, che sembra lontanissimo ma non lo è. La vicepremier ucraina Vereshchuk ha annunciato il piano per traslocare su base volontaria 200mila persone dalla parte del Donetsk controllata dagli ucraini. Non ci sarà energia elettrica, «i bambini non possono reggere il pericolo mortale di un inverno senza luce e riscaldamento», e si parla di 52mila bambini circa. Non sembra una previsione di abbandono del campo ai russi, sembra solo un realistico progetto per mettere in salvo più vite umane. Un futuro di guerra, quindi. Neanche la controffensiva più potente può risolvere il conflitto a breve, questo lo capiscono tutti. Poi, c’è la questione dell’attacco alla prigione di Olenivka, dove sono morti almeno 50 detenuti ucraini, quasi tutti del Battaglione Azov. Russia e Ucraina si rimpallano la responsabilità. Per il presidente Zelensky «ci sono prove sufficienti per dire che si è trattato di un crimine di guerra pianificato. Un’altra conferma che la Russia è uno Stato terrorista». Così come per il video in cui si vede l’evirazione di un prigioniero ucraino. L’Onu ha invitato «tutte le parti in conflitto» a evitare le torture, ma sono parole al vento.

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