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La Repubblica Rassegna Stampa
29.07.2022 Il confronto Xi-Biden su Taiwan: 'Non giocare con il fuoco o ti bruci'
Cronaca di Anna Lombardi

Testata: La Repubblica
Data: 29 luglio 2022
Pagina: 14
Autore: Anna Lombardi
Titolo: «Il confronto Xi-Biden su Taiwan: 'Non giocare con il fuoco o ti bruci'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 29/07/2022, a pag.14 con il titolo "Il confronto Xi-Biden su Taiwan: 'Non giocare con il fuoco o ti bruci' ", la cronaca di Anna Lombardi.

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Anna Lombardi

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«Chi gioca col fuoco finisce per bruciarsi»: il presidente cinese Xi Jinping ha ammonito così Joe Biden nel corso della lunga chiamata che ha visto i due leader impegnati in un fitto colloquio durato 2 ore e 17 minuti. Almeno secondo la tv di Stato cinese Cctv, la prima a descrivere l’«approfondito scambio di vedute», iniziato quando a Washington erano le 8.33 del mattino e terminare alle 10.50, quando a Pechino era ormai notte. Ma gli americani minimizzano: «Xi ha usato questo tipo di linguaggio metaforico anche nel passato» dicono fonti vicine alla Casa Bianca. Spiegando che la telefonata è parte degli sforzi per «mantenere e approfondire le comunicazioni fra Stati Uniti e Cina, gestire le differenze e lavorare insieme lì dove i nostri interessi si allineano». Quinto colloquio da quando Biden è stato eletto – e in passato si erano già incontrati ben 11 volte – è parte di un dialogo mai interrotto. I due presidenti si erano sentiti l’ultima volta a marzo, poco dopo l’invasione russadell’Ucraina. Ma il consigliere alla Sicurezza Nazionale Jack Sullivan ha incontrato il capo della diplomazia Yang Jiechi, a Lussemburgo in giugno dopo averlo visto a Roma a marzo. E di recente il segretario di Stato Antony Blinken, ha dialogato con l’omologo Wang Yi al G20 di Bali. Certo, il confronto di ieri è stato organizzato in gran fretta: per stemperare le tensioni scatenate dalla possibile visita, non confermata ma nemmeno smentita, della Speaker della Camera Nancy Pelosi sull’isola di Taiwan che ha fatto infuriare il Dragone al punto di minacciare una risposta militare e addirittura l’uso di caccia, non si sa bene se per “scortarla” a Taipei o addirittura respingerla. Tanto che il Pentagono, pur affermando di non ritenere probabile un attacco, ha fatto sapere di essere pronto ad aumentare le forze nell’area indopacifica se Pelosi insisterà per andare, pur sapendo che Biden non è affatto contento della visita. E anzi avrebbe fatto attraverso Sullivan, pressioni garbate e riservate, affinché la sua più stretta alleata rinunci, almeno per ora a quella che sarebbe la prima visita americana di così alto livello in 25 anni, appunto “il fuoco” di cui parla Xi: senza però apparire deboli alla Cina.

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La conversazione, giudicata «franca » dai due leader è stata condotta in tre parti. Si è partiti dalle questioni su cui “si può lavorare insieme” affrontando cambiamenti climatici, energia, sanità per poi passare alla guerra in Ucraina, e la sempre attuale questione della competizione tecnologica e commerciale: «È un errore di valutazione ritenerci avversari,dovremmo promuovere più cooperazione bilaterale», ha detto Xi. Per poi affrontare la questione Taiwan. Xi ha affermato con fermezza che «le cose sono chiare, entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan appartengono a una sola e unica Cina ». Ribadendo la sua «opposizioneal separatismo» dell’isola e «all’interferenza di forze esterne». Biden ha assicurato che la posizione degli Usa sul principio dell’unica Cina «rimane la stessa e non cambierà», affermando che gli Stati Uniti non sostengono «l’indipendenza di Taiwan » pur sottolineando di esserepronto ad «opporsi a qualunque sforzo unilaterale di cambiare lo status quo e minare la pace». Cercando forse di chiarire il tono minaccioso utilizzato di recente quando ha più volte detto: «Se la Cina si comporterà con Taiwan come Putin con l’Ucraina, non resteremo a guardare». I due leader si sono comunque ripromessi di «restare in contatto e lavorare per un faccia a faccia». Che poi era l’obiettivo, tutt’altro che modesto, degli americani: «In questo momento è essenziale continuare a dialogare con Pechino» aveva detto poche ore prima il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby. Convinto che l’aggressiva reazione cinese al possibile viaggio di Pelosi sia dettata soprattutto dalla necessità di aprire un fronte esterno e far dimenticare ai cinesi i problemi interni: il drammatico rallentamento dell’economia e il fallimento delle misure anti Covid che stanno portando a nuovi lockdown, perfino in quella Wuhan dove tutto è iniziato. Una posizione ribadita da fonti vicine alla Casa Bianca: l’obiettivo principale di Biden era stabilire «salvaguardie» per le due superpotenze, ed evitare un conflitto aperto proprio ora nonostante le differenze e la rivalità geopolitica: «Su Taiwan ci sono differenze storiche. Ma sono 40 anni che riusciamo a gestirle ». Per questo, insistono, è necessario «assicurare» che la comunicazione con Xi resti sempre aperta. Nell’ottica di lavorare a un incontro che potrebbe avvenire a novembre, a margine del vertice del G20 di Bali il 12 o all’Apec di Bangkok il 15 di quello stesso mese.

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