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La Repubblica Rassegna Stampa
28.07.2022 Le navi del grano ferme a Odessa: 'Patto a rischio, paura dei missili'
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 28 luglio 2022
Pagina: 15
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Le navi del grano ferme a Odessa: 'Patto a rischio, paura dei missili'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/07/2022, a pag. 15, il commento di Daniele Raineri dal titolo "Le navi del grano ferme a Odessa: 'Patto a rischio, paura dei missili' ".

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Daniele Raineri

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«Mie fonti dicono che una prima nave dovrebbe lasciare l’Ucraina con un carico di grano domani mattina, ma l’equipaggio si rifiuta perché sostiene che è troppo pericoloso», dice aRepubblica Oleksiy Melnyk, analista del Centro Razumkov di Kiev. «Non hanno paura delle mine alla deriva, perché la Marina ucraina ha detto che aprirà la strada e garantisce la sicurezza. Hanno paura di essere colpiti dai missili russi, dopo quello che è successo sabato scorso: la Russia ha bombardato il porto di Odessa con due missili meno di ventiquattr’ore dopo la firma di un patto che in teoria vieta di colpire navi e porti per permettere finalmente l’esportazione del grano ucraino. E ha detto che poteva perché ha colpito obiettivi militari, che è come dire bombardiamo quello che vogliamo». Una settimana dopo l’accordo a quattro fra Russia, Ucraina, Turchia e Nazioni Unite che dovevapermettere al grano ucraino di raggiungere via nave i Paesi a rischio fame che aspettano da mesi, la questione è ancora sospesa.

Navi che trasporteranno il grano dall'Ucraina sono pronte a partire

A Istanbul c’è stata l’inaugurazione del centro di coordinamento che gestirà le ispezioni delle navi cariche di grano da parte dei quattro firmatari, per controllare che nelle stive non ci siano armi. Le navi però sono ferme ai moli di tre porti ucraini e se anche salpassero non farebbero in tempo a portare via tutto il grano fermo nei silos a questo ritmo, anche perché il patto è valido soltanto per quattro mesi. «I russi hanno bombardato il porto di Odessa dopo l’accordo per tre ragioni», dice Melnyk. «La prima, secondo le notizie trapelate durante i negoziati, è che volevano che in cambio della fine del blocco navale gli ucraini fermassero l’offensiva imminente per liberare Kherson, la grande regione sulla costa. La seconda è che volevano anche la possibilità di ispezionare le navi ucraine dentro i porti ucraini. Entrambe le condizioni sono state respinte e così stanno intralciando l’accordo. La terza ragione è che per loro è naturale ottenere concessioni e non dare nulla in cambio: hanno ottenuto la fine delle sanzioni sul loro grano e prodotti agricoli, ma ostacolano l’export ucraino». C’è un’altro problema per le navi, continua Melnyk, che è di natura commerciale: le assicurazioni adesso fanno pagare molto di più dopo il bombardamento di Odessa e quindi il costo del viaggio e i margini di profitti adesso sono da ricalcolare in peggio. L’idea che la fine del blocco navale russo sarebbe coincisa con la ripresa immediata delle esportazione via mare come prima della guerra era troppo ottimista. Vyacheslav Chernyakhovsky, direttore dell’Associazione assicuratori dell’Ucraina, dice a Repubblica che «è probabile aspettarsi altri atti ostili dalla Russia contro il passaggio delle navi con il grano, come missili o persino sequestri “per ispezionare”, che se avvenissero in mare aperto sarebbero un atto di pirateria. Se succedessero queste cose, gli armatori rifiuterebbero di impegnare le loro navi nel trasporto del grano dall’Ucraina». Il costo del grano su un cargo, continua il direttore, «è di circa dieci milioni di dollari e adesso c’è bisogno di fare anche un’assicurazione aggiuntiva contro i rischi di guerra per il carico, la nave e l’equipaggio, potrebbe costare anche 10 volte più del carico. Forse se ci fossero un po’ di passaggi pacifici e senza problemi di navi i costi per assicurare il trasporto del grano dopoun po’ potrebbero scendere».

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