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La Repubblica Rassegna Stampa
10.07.2022 L'Ucraina che resiste pronta alla controffensiva
Commento di Gianni Riotta

Testata: La Repubblica
Data: 10 luglio 2022
Pagina: 8
Autore: Gianni Riotta
Titolo: «Irina la vicepremier e Robert l’americano: 'Ora la controffensiva'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/07/2022 a pag.8 con il titolo "Irina la vicepremier e Robert l’americano: 'Ora la controffensiva' ", il commento di Gianni Riotta.

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Gianni Riotta

Iryna Vereshchuk, la vicepremier ucraina nel bunker:
Irina Vereshchuk

Irina Vereshchuk, vicepremier ucraina, e Robert, americano della contea di Deschutes, Oregon, non si conoscono. La dirigente del governo del presidente Volodymyr Zelensky, 42 anni, ex ufficiale dell’esercito, ci riceve, divisa grigioverde e cinturone, nel suo ufficio fra i boschi della periferia della capitale, «Mi scuso, in centro lo studio era a un piano alto, troppo esposto ai bombardamenti russi, qui è più sicuro» e, senza preamboli, anticipa le domande: «Faccio appello alla popolazione civile delle zone occupate, dalla città di Kherson a tutta l’area di Zaporizhzhia, perché lasci le case subito. Anche se qualcuno dovesse finire deportato in Russia, troveremo il modo per riportarlo in patria, lo giuro: ma ora l’esercito russo usa i miei connazionali da scudo umano, e la nostra artiglieria non può contrattaccare senza causare stragi. I cittadini ucraini, ripeto, devono evacuare al più presto, ad ogni costo, senza far da bersaglio al proprio esercito».

Quando gli racconto cosa preoccupa la decisa vice primo ministro Vereshchuk, Robert annuisce. È anche lui in divisa mimetica, parla inglese con l’accento del Pacifico, «Vengo da Sisters, Oregon. La natura è meravigliosa, boschi e fiumi, sono gli uomini a rovinar tutto. Per questo sono qui e spero di restarci per sempre». Robert combatte, con altri volontari stranieri, al fianco dell’esercito regolare ucraino, ha la fronte bruciata dal sole d’estate, «Sarò a Kiev fino a lunedì, per una serie di riunioni » e anche lui, come Vereshchuk, ha le sue preoccupazioni. «I media raccontano la guerra come possono, i giornalisti hanno fegato, ma la situazione è difficile. Lo stato maggiore ucraino è educato su manuali da II Guerra Mondiale, perfino lo schieramento dei fucilieri in fanteria è antico. I russi sono potenti, hanno artiglieria e uomini da mobi-litare, ma comunicano male tra loro, sono statici, pesanti: servirebbero tattiche da commando, per attaccarli. Meno trincee, più guerra asimmetrica». Robert passa il weekend a visitare le rovine di Irpin e Bucha, i sobborghi di Kiev teatro delle atrocità russe, e le sue analisi da prima linea fanno da contraltare alla strategia ufficiale: «La guerra resta aperta. I russi non hanno preso Kiev e non vedo come possano arrivarci. Ma la controffensiva di cui la ministro Vereshchuk le parla ha bisogno, subito, delle armi europee e americane in linea. Spesso vedo finirle invece a generali in settori non decisivi del fronte, mentre altre restano indietro, imballate in un garage. È l’ora di un coordinamento migliore delle operazioni, est e sud, per questo ci stiamo consultando fra di noi. Spero ci ascoltino, con me c’è gente che ha visto ogni guerra del XXI secolo». Nel suo studio di Kiev, giorno e notte, Irina Vereshchuk lavora sull’ultima delle guerre del nostro tempo, «Mi occupo dei profughi, degli orfani, troppi bambini vengono deportati in Russia e rischiamo di perderli, per sempre. Per questo l’ora del contrattacco non può esser lontana. Da voi, in Italia, tanti ci esortano a cedere territorio a Putin, in cambio - dicono - della pace . Anche volendo, purtroppo, sarebbe inutile, Putin si fermerà solo se battuto sul campo. Ancora venerdì ha ripetuto che siamo solo agli inizi del conflitto». Una assistente inoltra un dispaccio, appena arrivato online, informando che le autorità russe stanno svuotando le prigioni di Nižnij Novgorod e della Mordovia dai detenuti con esperienze militari, pur di rafforzare le prime linee, svuotate dai combattimenti. Si esce di cella e si va in guerra. Espediente estremo, ma che prova quanto l’esercito di Putin sia provato. «La guerra induce fatica, stress, sia al fronte che nelle retrovie - riconosce Vereshchuk, puntando i severi occhi verdi - lo so bene. Ma non abbiamo ceduto e non cederemo. Le armi arrivate da Stati Uniti ed Europa, anche dall’Italia, per cui vi siamo molto riconoscenti, non sempre sono schierate con rapidità e a volte ritardano, in partenza e dopo. Siamo stati colpiti dai russi per settimane, senza che le nostre bocche da fuoco avessero la gittata opportuna per rispondere. Ora i sistemi di artiglieria Himars ci daranno forza. E dovremo tornare abatterci in Lugansk e Donetsk, sorprendendo il mondo come a marzo, quando Kiev non cadde, pur circondata».

Ukraine war: Russia wants to 'break us down' with missile attacks, says  Ukrainian official | Euronews

Robert si ferma pensieroso a Irpin, davanti al Cimitero delle Automobili, radura ai margini della foresta dove si raccolgono le carcasse delle auto e dei bus incendiati nei combattimenti, carrozzerie sforacchiate da shrapnel e pallottole, solo colore per tutti i modelli il bruciato acre del fuoco. Scatta una foto e riconosce: «La ministro ha ragione. Guerra aperta. Credimi, si combatte ancora anche a Severodonetsk e nelle vicinanze, anche se i Tg non ne parlano più. Non dimenticare la potenza della propaganda russa e, a loro volta, anche gli ucraini aspettano prima di diramare bollettini definitivi. Io e i miei compagni torniamo al fronte fra 48 ore, vienici a trovare, vedrai se ho torto». Chiedo a Robert (il suo vero nome è diverso) se ha notizie della resistenza, se davvero ci sono partigiani ucraini in azione oltre le linee russe. Si leva il cappello da baseball, riflette un momento, braccia muscolose e tatuate sotto la t-shirt da ex militare «Non direi migliaia ma centinaia sì. Non comunicano se non via Signal, evitano Telegram e Whatsapp. Qualcuno usa radio a onde corte, erano sparite sul mercato, le ricomprano i volontari su Ebay, vecchie Sony o Motorola, e si prova a inviarle quando si può. Salta un deposito di armi. Un collaborazionista cade ucciso. Un’auto ufficiale incendiata dalla Molotov. Non cambia il quadro, ma i russi hanno paura». «Mi chiede se so della resistenza ucraina? - stavolta la vicepremier Vereshchuk accenna a un sorriso - Le rispondo Ya bagato znayu pro tse!Vale a dire, so davvero molto di resistenza ucraina! E le dico che i russi son terrorizzati. Quando bevono, mangiano, dormono, si spostano, sempre. I partigiani sono presenti a Kherson, come a Zaporizhzhia. Per questo mi appello alla popolazione, perché non si presti da scudo ai russi ed evacui. Quando partirà la controffensiva, i nostri uomini oltre le linee saranno cruciali, ma dobbiamo evitare il fuoco amico sui civili». La vicepremier, diplomata all’Accademia Militare e al Politecnico di L’viv, e il combattente straniero, volontario venuto dall’Oregon, vedono la guerra da prospettive diverse. Irina Vereshchuk con il dilemma strategico di chi deve tenere insieme il mondo, le alleanze, l’economia, il grano, i diritti umani. Robert come un braccio di ferro epico, come quelli sul tavolaccio di un bar da soldati, vinti la sera per gioco. Robert si arrabbia per un solo cannone mal dislocato, la Vereshchuk deve assicurare il flusso costante di logistica all’esercito. Eppure, si lascia la suite ministeriale con parquet e l’asfalto bombardato di Irpin, con un messaggio comune. «Noi non abbiamo alternativa alla guerra. Lo spieghi in Italia. Vorremmo la pace, ma se non resistiamo, il nostro Paese scomparirà » conclude la vicepremier e Robert le fa eco: «Non è Buoni contro i Cattivi, non è Far West da vecchi film bianco e nero. La guerra dissemina il male ovunque, ma l’aggressore resta Putin. L’Ucraina non è un Paese perfetto, quale Paese lo è? I russi dicono di voler cacciare i nazisti, ma non ci sono pure in America? Ricorda i Blues Brothers del povero Belushi, quando buttano in acqua i nazisti dell’Illinois. Sai perché combatto qua? Per la gente dei villaggi, sotto le bombe. Vai a vederli appena puoi. Vivono di frutta e verdure dell’orto, di una carpa pescata nel torrente tremando per i cecchini, di una lepre, un colombo, un favoleggiato cinghiale preso con la doppietta. In ghiacciaia hanno cibo per otto settimane e basta. E poi? Ecco, io son qui per loro,fino alla fine».

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