Riduci       Ingrandisci
Clicca qui per stampare

La Repubblica Rassegna Stampa
14.06.2022 Ucraina: mancano le armi
Cronaca di Corrado Zunino

Testata: La Repubblica
Data: 14 giugno 2022
Pagina: 25
Autore: Corrado Zunino
Titolo: «Gli ucraini nella sacca di Severodonetsk: 'Rischio 10mila morti'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/06/2022, a pag. 25, con il titolo "Gli ucraini nella sacca di Severodonetsk: 'Rischio 10mila morti' ", l'analisi di Corrado Zunino.

Immagine correlata
Corrado Zunino

Discorso Zelensky alla Camera: cosa ha detto il presidente ucraino. VIDEO
Volodymir Zelensky

I russi, con i loro tre battaglioni carichi di soldati di leva e riservisti, non sono ancora riusciti a traversare il fiume, ma hanno preso quasi tutta la città di Severodonetsk martellando con devastanti proiettili d’artiglieria ogni casa dove potesse nascondersi un militare ucraino. Gli aggressori sono a ridosso dell’intera linea urbana del Severskyi Donec, il fiume tributario di destra del Don. Hanno schiacciato le forze armate nazionali nel quartiere orientale di Metolkine e sottratto ai nemici il centro, dove all’interno della zona industriale resiste, meglio, ansima, il reparto incuneato nella fabbrica Azot, un tempo 6.700 dipendenti assunti per produrre acido acetico e metanolo. Ora, insieme a un numero non dichiarato di soldati ucraini, là dentro ci sono cinquecento spaventati civili e quaranta bambini. L’azienda chimica è stata bombardata già tre volte. L’esercito russo sta chiudendo in una sacca diecimila ucraini a corto di munizioni. La tenaglia dell’armata tra il Fiume Bilenka — l’Ucraina è piena di corsi d’acqua e aiutano nella difesa — e la strada T1302, che separa la regione del Lugansk dal Donetsk, è stretta. I reparti di Mosca sono stanchi ma ben armati e cingono d’assedio la città gemella Lysychank, quindi Pryvillia e Borivske. La scelta strategica di buttare giù i tre ponti che a Severodonetsk superano il corso d’acqua se da una parte può consentire di fermare l’arrivo delle temute armi americane e di uomini freschi (oggi l’esercito ucraino può contare su 850.000 soldati), dall’altra impedisce agli stessi russi un’avanzata senza ostacoli. Fanno notare i servizi britannici: «Per raggiungere il successo nella sua offensiva nel Donbass la Russia dovrà condurre attraversamenti d’assalto del fiume». In questa guerra, sul punto, l’esercito ha faticato. I vertici Nato appaiono comunque preoccupati per la situazione nel Lugansk di mezzo: l’intensità dell’offensiva dei reparti della Federazione è stata sorprendente e portata con una modernità tecnologica su cui finora era stata deficitaria: i parchi d’artiglieria sono difesi con strumenti elettronici che disturbano i droni e i rifornimenti di munizioni e carburante questa volta sono stati gestiti bene. Se nella prolungata battaglia di Severodonetsk gli ucraini dovessero perdere diecimila uomini (la stima dei soldati nazionali morti nell’intero conflitto), l’Est sarebbe seriamente compromesso. «Devono arrendersi se non vogliono morire», ha detto il vice capo del dipartimento della Milizia popolare della Repubblica popolare di Donetsk, Eduard Basurin, offrendo un’altra versione sulla distruzione del terzo ponte, si chiama Proletarski. «L’hanno fatto saltare in aria gli ucraini e ora i nemici non possono lasciare la città. O seguono l’esempio dei loro colleghi a Mariupol o moriranno». La mancanza di un collegamento sopraelevato tra le due città impedisce anche l’evacuazione dei civili, e così i tentativi di fuga da Lysyshansk. Lo stato maggiore di Kiev ammette: «Gli invasori hanno avuto relativamente successo, ma la battaglia continua». Ribadisce il responsa bile militare dell’esercito ucraino: nell’artiglieria siamo uno a dieci, ma «ogni metro di terra è coperto di sangue e non è solo il nostro». Il capo ucraino del Lugansk, Sergey Gaidai, a proposito della tenaglia e della sacca assicura: «Abbiamo ancora comunicazione con la città». I suoi uomini hanno distrutto tre batterie per missili Grad. In questa zona di vero confine, di ucraini filo Kiev contro ucraini indipendentisti, è stato catturato il poliziotto Njkolay P., assoldato per spianare ostacoli per la fanteria russa e costretto a combattere contro il figlio. Anche il resto del Lugansk è in fiamme (granate e mortai a Hirske), ma l’esercito ucraino ha riconquistato tre villaggi nell’oblast del Donetsk, «spostando la linea del fronte di 15 chilometri» (fonte le forze armate di Kiev). A Bakhmut i russi hanno attaccato dodici insediamenti, ma non sono riusciti ad avanzare. Avrebbero usati razzi supersonici X-22. L’agenzia russa Ria Novosti ha attribuito alle forze interne, però, l’attacco al mercato Maysky nel distretto Budyonnovsky: tre morti, tra cui un bambino, e diciotto feriti. L’uno settembre la Repubblica del Donetsk indirà il referendum per l’annessione alla Russia.

Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui