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La Repubblica Rassegna Stampa
08.06.2022 La Russia dopo Putin
Orlando Figes intervistato da Antonello Guerrera

Testata: La Repubblica
Data: 08 giugno 2022
Pagina: 7
Autore: Antonello Guerrera
Titolo: «Figes: 'È un messaggio ai russi: se sostituisco Putin sarò duro'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/06/2022, a pag.7, con il titolo "Figes: 'È un messaggio ai russi: se sostituisco Putin sarò duro' " l'intervista di Antonello Guerrera.

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Antonello Guerrera

Leggere a lume di candela.: Orlando Figes, “La danza di Natasha” ed. 2004
Orlando Figes

Orlando Figes, 62 anni, celebrato storico inglese che ci risponde dalla casa in Umbria, è uno dei più grandi conoscitori di Russia oltremanica, come dimostra la sua bibliografia che dal 1 settembre si arricchirà di un nuovo, atteso e attualissimo volume, “The History of Russia”, dadicembre in Italia per Mondadori. Non solo: Figes conosce bene quel Dmitry Medvedev che ora vuole «cancellare gli occidentali» e che era presidente russo nel dicembre 2008. Quando le autorità di Mosca confiscarono gli archivi della Memorial Society che indagava sui crimini di Stalin e Figes scrisse una lettera aperta di protesta contro Medvedev. Rieccoci, professor Figes. Che cosa direbbe a Medvedev dopo le sue allarmanti frasi di ieri? «Parto da un caveat. Medvedev non ha specificato di avercela con gli occidentali, ma ha usato volutamente la vaga parola “loro” su Telegram. Ma quel post isterico è arrivato dopo un altro sulle sanzioni occidentali contro Mosca. In ogni modo, mi pare evidente che Medvedev citi il poema patriottico “Ai calunniatori della Russia” di Alexander Pushkin del 1831. Il che confermerebbe il suo riferimento agli occidentali».

In tal contesto, quali sarebbero i significati dietro una simile scelta? «Quella poesia, molto violenta, si scaglia contro i francesi che sostengono la rivolta dei polacchi contro i russi. Medvedev ha voluto fare questo parallelo con la guerra in Ucraina, minacciando l’Occidente. Non solo: mi pare anche una scelta di lealtà politica. Ossia vuole sottolineare che in Russia oggi non c’è alternativa a Putin. E che se un giorno Medvedev ne prendesse il posto, la linea durissima della Russia in Ucraina non cambierebbe di una virgola. È senza dubbio un’escalation che inaugura una fase pericolosa».

Un’escalation anche militare? «Sì. Credo che i russi possano utilizzare in futuro armi nucleari tattiche, dobbiamo prepararci. Per loro l’Ucraina è una questione esistenziale».

Ma Medvedev non era quello “moderato” un tempo? «Questo era solo un “wishful thinking” degli occidentali. Medvedev non lo è mai stato, a parte in economia».

Ma come si spiega oggi questa sindrome di accerchiamento della Russia? «Buona parte della Russia non è mai uscita dalla Guerra Fredda, specialmente la popolazione dai 45 anni in su. Con Putin e la sua propaganda, la retorica è rimasta sempre la stessa: “l’Occidente vuole distruggere la Russia”. Più andrà avanti la guerra, più ci sarà un’escalation anche della retorica. C’è poi un secondo motivo dell’enfasi sulla presunta russofobia: stimolare la coscrizione militare e la mobilitazione della popolazione».

Ma la “russofobia” contro cui Mosca protesta, anche in Italia, ha qualche riscontro nella realtà? «È qualcosa che viene da lontano, sin dal XIX secolo, come i movimenti panslavi contro Napoleone e Hitler. Sono alla base del nazionalismo russo di oggi, poiché si sono sempre considerati minacciati dall’Occidente. Poi c’è il risentimento, dopo il 1991 e la fine dell’Urss, che l’Occidente abbia approfittato della Russia debole, umiliandola con “un presidente venduto ai nemici come Eltsin”. C’è sempre stato questo disagio, che qualche elemento reale lo ha come gran parte della popolazione impoverita dopo la fine dell’Urss, ma che oggi viene assolutamente distorto dalla propaganda russa».

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