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La Repubblica Rassegna Stampa
23.05.2022 Mateusz Morawiecki: 'Putin pericolo per l'intera Europa'
Intervista di Tonia Mastrobuoni

Testata: La Repubblica
Data: 23 maggio 2022
Pagina: 7
Autore: Tonia Mastrobuoni
Titolo: «Morawiecki: 'Il piano di pace italiano? Sì, ma non a tutti i costi'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/05/2022, a pag. 7, con il titolo "Morawiecki: 'Il piano di pace italiano? Sì, ma non a tutti i costi'", il commento di Tonia Mastrobuoni.

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Tonia Mastrobuoni

Il premier della Polonia, Mateusz Morawieck: «Uniti in Europa, ma la nostra  legge merita rispetto»
Mateusz Morawiecki

Alla vigilia della sua partenza per Davos, dove parteciperà al Forum economico mondiale, il premier polacco Mateusz Morawiecki non nasconde in quest’intervista esclusiva con Repubblica i suoi dubbi sulla proposta italiana di avviare colloqui per arrivare a una pace in Ucraina. Ogni tentativo, sostiene, ha portato finora all’«umiliazione». Putin non si fermerà, «come Hitler non si è fermato in Austria, Cecoslovacchia e Polonia». Nel giorno in cui il presidente polacco Andrej Duda è andato per la seconda volta a Kiev, il leader del Pis attacca il cancelliere tedesco Olaf Scholz. La tradizione tedesca di dialogo con la Russia è «fallita », e non è tempo di «meticolosità burocratiche» da parte di Scholz sull’ingresso dell’Ucraina nella Ue. «Non è l’iperattivismo ma la passività » il più grande nemico dell’Europa. Rischia di «portare i carri armati russi fino a Varsavia e Berlino». E, dopo decenni di riluttanza, la Polonia dice di sì, rivela Morawiecki, a un esercito europeo. L’Italia propone un piano di pace in quattro punti per terminare la guerra in Ucraina, come anticipato da Repubblica. E ha segnalato agli Stati Uniti che l’Europa deve mantenere una posizione autonoma sull’invasione russa.

È d’accordo sui colloqui di pace? «La pace è il nostro obiettivo comune, ma non può essere una pace a ogni costo. Non possiamo accettare un dialogo che può essere sfruttato da Putin, un dialogo sopra le teste degli ucraini. Ma poi, vi prego di citarmi almeno un successo a cui hanno portato i colloqui con Vladimir Putin. Molti politici ci hanno provato e l’epilogo è sempre stato lo stesso: umiliazione. Alcuni politici occidentali pensano ancora che la Russia alla fine si fermerà, che Putin si ammorbidirà. Ho un consiglio: non fatevi illusioni. Putin non si fermerà, così come Hitler non si è fermato in Austria, Cecoslovacchia e Polonia. Questa volta possiamo essere più saggi prima che la Russia incenditutta l’Europa».

Teme che Vladimir Putin possa attaccare la Polonia o altri Paesi? E quando si fermerà, secondo lei? «La Russia sta conducendo da tempo una silenziosa guerra ibrida contro l’Europa e cerca di destabilizzare la situazione ovunque ci riesca. Eppure, ancora oggi, alcune élite europee cercano di far finta che non stia accadendo nulla. Questa è l’ultima opportunità per ritrovare la lucidità. Perché non ho dubbi che se non fosse per l’eroica presa di posizione dell’Ucraina, il Cremlino starebbe oggi pensando di invadere Varsavia, Tallinn, Vilnius e Helsinki. A quel punto nessun Paese europeo potrebbe sentirsi al sicuro».

L’unità europea è crollata sull’embargo petrolifero perché l’Ungheria si oppone. Lei è stato un alleato molto stretto di Orban nel gruppo di Visegrad: ha parlato con lui per convincerlo ad accettare le sanzioni? «I nostri piani di diversificazione energetica, avviati diversi anni fa, si sono rivelati lungimiranti. È un peccato che così pochi Paesi europei abbiano seguito l’esempio della Polonia. Putin ha iniziato ad attuare i suoi piani imperialisti già nel 2008, attaccando la Georgia. Questo segnale d’allarme è stato ignorato dall’Europa e la successiva annessione della Crimea e l’aggressione nel Donbass hanno soloconfermato le intenzioni del Cremlino. Tuttavia, questo non cambia la mia posizione e sto costantemente motivando i miei partner europei a elaborare un piano per abbandonare al più presto gli idrocarburi russi. La libertà e la coesistenza pacifica sono più importanti del prezzo del gas e del petrolio. Ma la politica tedesca del “Wandel durch Handel”, della trasformazione attraverso il commercio, si è rivelata un fallimento. Non solo non ha cambiato l’atteggiamento della Russia, ma ha gonfiato il suo portafogli. I nostri partner in Europa occidentale volevano avere materie prime russe a basso costo e la sacra pace. Ora hanno materie prime costose e la guerra».

La Germania non vuole una “corsia preferenziale” per l’adesione dell’Ucraina all’Unione europea: il cancelliere Scholz dice che prima bisogna integrare i sei Paesi del Balcani occidentali. È d’accordo? «Viviamo in tempi in cui abbiamo bisogno di decisioni storiche più che di meticolosità burocratica. L’invito all’Ucraina non impedisce di continuare a lavorare con i Balcani occidentali. L’Unione dovrebbe essere aperta ai Paesi che vogliono creare una forte comunità unita da valori comuni. Oggi l’Ucraina è il vero cuore dell’Europa e difende con ilproprio coraggio i valori per noi più preziosi».

La Polonia, in effetti, ha spesso criticato la Germania per la sua riluttanza a procedere all’embargo energetico o all’invio di armi. Come vede il ruolo della Germania in questa fase? «La riluttanza del cancelliere Scholz sarebbe lodevole se non fosse che in Ucraina i civili vengono massacrati in modo bestiale e non c’è tempo per operazioni di facciata. Da un lato la Germania promette aiuti militari, ma dall’altro il cancelliere avverte che non si può fare un passo di troppo. Né la Polonia né altri Paesi della Nato intendono provocare una guerra. Non è una politica iperattiva, bensì la passività a minacciare la sicurezza dell’Europa. Altrimenti, una mattina vedremo i carri armati russi davanti alle finestre di Varsavia, e poi forse di Berlino».

La Francia propone una sorta di Europa geopolitica che potrebbe assorbire l’Ucraina e persino il Regno Unito. È una buona idea? «La proposta francese è attualmente molto generica, ma non appena emergeranno i dettagli saremo lieti di esaminarli. Non vorrei però che fosse una proposta che serva a tenere l’Ucraina a lungo nell’anticamera dell’Unione europea».

L’Europa dovrebbe costruire una difesa comune più forte, persino un esercito europeo? «La risposta può essere una sola: sì. Deve essere un esercito europeo forte e pienamente integrato con le strutture della Nato».

Finlandia e Svezia hanno chiesto di entrare nella Nato. Ma la Turchia si oppone. Come convincere Erdogan a cedere? «Di fronte a una guerra insensata e alle minacce di Putin, la decisione più razionale è quella di espandere la Nato. Svezia e Finlandia lo capiscono molto bene. La Turchia non deve temere l’allargamento della Nato, bensì l’atteggiamento sempre più aggressivo della Russia».

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