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La Repubblica Rassegna Stampa
14.05.2022 Urss 1966 - Russia 2022, che cosa è cambiato?
Il libro di Ezio Mauro recensito da Wlodek Goldkorn

Testata: La Repubblica
Data: 14 maggio 2022
Pagina: 37
Autore: Wlodek Goldkorn
Titolo: «Mosca contro»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/05/2022, a pag.37 con il titolo 'Mosca contro' la recensione di Wlodek Goldkorn.

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Wlodek Goldkorn

Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura - Ezio Mauro  - Libro - Feltrinelli - Fuochi | IBS
La copertina (Feltrinelli ed.)

Amore e poesia. Letteratura come scelta di vita, per cui la vera fedeltà è fedeltà alle parole, la grammatica è una questione etica, mentre la bellezza forse non salva il mondo ma dà la dignità agli uomini e alle donne. E poi, delatori e funzionari dei servizi segreti. E le atmosfere di una Mosca dove la nebbia è un fenomeno atmosferico ma pure metafora di una città affascinante per quanto poco trasparente. E i rimandi a Michail Bulgakov. Ecco, c’è tutto questo e molto di più in Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura , libro di Ezio Mauro, in cui viene ricostruita la vicenda umana di Julij Daniel, scrittore appunto e traduttore, che a metà degli anni Sessanta, assieme al collega e amico Andrej Sinjavskij viene arrestato e spedito in un Gulag, per aver pubblicato all’estero libri considerati non conformi all’ortodossia sovietica. Va detto subito: Mauro, oltre a ricostruire il caso, a suo tempo celebre (intorno a quel processo penale nasce il movimento del dissenso in Urss), crea un vero romanzo, con una trama, un’indagine della psiche dei protagonisti, un intreccio di relazioni non semplici fra gli eroi del racconto e altri ingredienti che fanno ciò che chiamiamo Letteratura.

EZIO MAURO, Lo scrittore senza nome. Mosca 1966: processo alla letteratura.  -Feltrinelli 2021 + due recensioni + 2 note | Nel delirio non ero mai sola
Ezio Mauro

Mauro è stato corrispondente a Mosca negli anni della perestrojka di Gorbaciov. Ed è innamorato della cultura russa, prima di tutto della letteratura, non quella trionfale di stampo sovietico ma della letteratura come scelta di vita di chi la pratica e quindi radicale. Ed ecco che nel 1988, a Mosca, apprende della morte e dei funerali di Julij Daniel. Dalla vicenda di quello scrittore resta ossessionato, compie ricerche negli archivi, raccoglie le testimonianze: del figlio, degli amici, di altri scrittori. La storia è questa. Nel settembre 1965, il Kgb, la polizia segreta arresta Daniel e Sinjavskij, appunto. Non è prassi consueta, all’epoca. Sebbene la censura esista, e sia fresca, nei circoli letterari di Mosca la memoria della vicenda di Boris Pasternak autore del Dottor Zivago , che vinse nel 1958 il Nobel per la letteratura ma fu costretto dalle autorità a rinunciare a quel premio — in genere gli scrittori non vengono gettati nelle carceri, ridotti al silenzio. La relativa liberalizzazione — i russi la chiamavano “disgelo” — era dovuta al segretario del Partito Nikita Kruscev. Ma siamo nel 1965, al potere è Leonid Breznev che ha sostituito Krusciov deposto un anno prima. I funzionari del Kgb sono allarmati per il fatto che in Occidente sono stati pubblicati libri di autori che si nascondono sotto gli pseudonimi di Nikolaj Aržak e Abram Terc. Il problema degli investigatori, non è il contenuto di quei testi ma il fatto stesso che qualcosa sia sfuggito al controllo degli “organi di sicurezza”. L’onta dell’inerzia viene lavata, quando si scoprono i veri nomi dei colpevoli. Mauro, a sua volta racconta come i due — Daniel (Aržak) e Sinjavskij (Terc) — furono “smascherati”, per usare il gergo sovietico, e questa già di per sé è una storia che parla di uomini, di amicizia e solidarietà ma pure, al contrario, di un sistema dove la fiducia nell’altro è un azzardo. Intanto, nel dicembre 1965 duecento giovani si radunano in piazza Pushkin a Mosca, leggono brani di poesie e esprimono solidarietà con i due. Nasce il movimento del dissenso, con le sue riviste clandestine e manifestazioni di piazza, e a cui più tardi avrebbe aderito il celebre fisico Andrej Sacharov. Mauro, come si diceva, non racconta tanto e solo la storia politica, quanto appunto le vicende umane sullo sfondo della Storia, un po’ come aveva fatto Pasternak nel suo capolavoro. Il processo agli scrittori, nel 1966, si trasforma in un giudizio sulla Letteratura. Tanto, che i due devono rispondere, a un certo punto, ad accuse riguardanti le parole pronunciate non da loro, ma da protagonisti dei loro romanzi. E anche, spiegare perché non aderiscono ai canoni del realismo socialista e quindi non ci sono nei loro testi eroi “positivi”. E poi, c’è la parte intima, lirica e delicata. Mauro racconta gli amori di Daniel, l’uomo che amava le donne ed era amato dalle donne. E parla del rapporto intenso di Sinjavskij con la moglie. Narra delle drammatiche divergenze fra le donne dei due prigionieri: battersi per la libertà del paese come avrebbe voluto la compagna di Daniel, Larisa Bogoraz o per la libertà dei mariti, come invece auspicava Maria Rozanova la moglie di Sinjavskij? Dopo aver scontato la pena (sette anni di Gulag), Sinjavskij sceglie l’esilio in Francia, dove fonda la rivista Sintaksis , Daniel (cinque anni di lavori forzati) resta invece in Russia. Il regime gli permette di pubblicare le traduzioni e guadagnarsi così il pane, ma impone un altro pseudonimo. Deve infatti restare uno scrittore senza nome.

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