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La Repubblica Rassegna Stampa
28.04.2022 Si allunga la lista degli oligarchi in fuga
Commento di Rosalba Castelletti

Testata: La Repubblica
Data: 28 aprile 2022
Pagina: 6
Autore: Rosalba Castelletti
Titolo: «Da Sberbank a Aeroflot si allunga la lista degli oligarchi in fuga»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 28/04/2022, a pag.6, il commento di Rosalba Castelletti dal titolo "Da Sberbank a Aeroflot si allunga la lista degli oligarchi in fuga".

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Rosalba Castelletti

Ci sono scontri in tutto l'est dell'Ucraina - Il Post

Non possono ancora chiamarsi crepe, ma sono scricchiolii. Segnali che qualcosa si muove e che il consenso non è così granitico come si vorrebbe dare a vedere. Igor Volobuev, ex vicepresidente della divisione stampa di Gazprombank, non è che l’ultimo manager ad aver lasciato il posto di lavoro e la Russia da quando è iniziata “l’operazione militare speciale” in Ucraina. C’è chi ha sbandierato la propria opposizione alle mosse del presidente Vladimir Putin e chi se ne è andato in sordina. Come Lev Khasis, fino a pochi mesi fa primo vicepresidente del Cda di Sberbank, la prima banca russa, dove lavorava dal 2013. È partito per gli Stati Uniti già lo scorso febbraio, ha scoperto il quotidiano economico Vedomosti . «Quasi immediatamente » dopo il lancio dell’offensiva, secondo alcune fonti, o persino «un paio di giorni» prima, secondo altre. La sua partenza «ha semplicemente scioccato i dipendenti», ha detto uno degli interlocutori del giornale. Dopo di lui, anche David Rafalovskij, che supervisionava la divisione tecnologica si è dimesso. Sussulti ci sono stati anche nel campo dell’aviazione. Lo scorso mese, il ceo della compagnia aerea di bandiera Aeroflot Mikhail Polubojarinov si è dimesso dopo essere stato sanzionato. A stretto giro, anche il suo ex vice Andrej Panov ha lasciato l’incarico, seguito da Andrej Kalmykov, ceo della low cost Pobeda, costola di Aeroflot. Non solo. Il 5 marzo Panov ha preso un volo per Tel Aviv e un mese dopo, in un intervento sul Financial Times , ha invitato gli uomini d’affari e i manager russi a ribellarsi. «So che è impossibile essere dirigenti e opporsi al regime politico e non chiedo martiri o prigionieri politici. Ma potete andare in pensione, potete dimettervi e, se nessuna di queste opzioni è possibile, potete sabotare gli sforzi militari... Potete istruire i vostri dipendenti e chiarire che siete contro l’offensiva. Potete ignorare le “parate Z” e rifiutarvi di fare partecipare il vostro staff e potete dire forte e chiaro del disastro economico che cresce ogni settimana di conflitto». Qualsiasi cosa, ha insistito, prima di «diventare complici dei crimini» di Mosca. Elena Bunina, direttrice delle Risorse Umane di Yandex Russia dal gennaio 2011 e ceo dal 2017, ha appreso del lancio dell’operazione militare speciale russa in Ucraina mentre era in vacanza a Cipro. Il primo marzo, invece di rientrare in Russia, ha preso un volo per Israele, dove ha lavorato per tutto il mese nell’ufficio del colosso hi-tech a Tel Aviv. «Non tornerò: non posso vivere in un Paese che è in guerra con i suoi nemici», ha scritto in una lettera sul forum interno dell’azienda, riprodotta dalla newsletter economica The Bell , aggiungendo che sarebbe rimasta formalmente amministratrice delegata della società fino al 15 aprile. «Trasferirò il resto dei miei ruoli gradualmente. Fino a quando non lo avrò fatto completamente, non li lascerò cadere». Altri imprenditori hanno invece espresso pubblicamente la loro contrarietà all’offensiva russa in Ucraina. Dal miliardario Mikhail Friedman che in una lettera alla sua società di investimenti con sede a Londra LetterOne ha scritto che «questa crisi costerà vite e danneggerà due nazioni che sono fratelli da centinaia di anni». A Oleg Tinkov, fondatore di Tinkoff Bank, che ha annunciato di voler vendere la sua partecipazione in tutte le «attività russe». Non prima di aver detto di non vedere «un solo beneficiario» dell’offensiva e di vedersi rinnegare dalla sua creatura: Tinkov è «uno dei 20 milioni di clienti», ha fatto sapere l’istituto di credito, annunciando ch cambierà brand. Passando per Oleg Deripaska, fondatore del colosso dell’alluminio Rusal all’ex presidente della Fondazione Skolkovo, nonché ex premier Arkadij Dvorkovich. Fino ad Anatolij Chubajs, ex capo di Rosnano, che a metà marzo ha lasciato l’incarico di inviato speciale del presidente russo Vladimir Putin ed è fuggito dal Paese. Sussulti, appunto. Che però potrebbero scatenare un terremoto.

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