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Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 06/04/2022, a pag.9 con il titolo "Salvini si smarca e tace su Bucha. Di Maio: 'Basta provocazioni' ", la cronaca di Matteo Pucciarelli.
Matteo Pucciarelli Matteo Salvini con Vladimir Putin Prima una nota diffusa con un generico «fonti del partito », poi dopo in chiaro il vicesegretario Lorenzo Fontana e Matteo Salvini, per dire che «se si vuole la pace » allora l’espulsione dal nostro Paese di trenta cittadini russi col passaporto diplomatico, annunciata dal ministro Luigi Di Maio, è sbagliata. «Siamo certi che i provvedimenti saranno giustificati in modo chiaro e completo. Però la storia insegna che la pace si raggiunge con il dialogo e la diplomazia e non espellendo i diplomatici», è la spiegazione di Fontana, che guida il dipartimento Esteri di via Bellerio e che da ben prima di Salvini, sin dal 2012 e nel ruolo di europarlamentare, si era contraddistinto per la propria vicinanza ideale al putinismo. A stretto giro ospite in una radio tocca al segretario federale — sempre molto loquace, sui fatti di Bucha però nessuna parola — rimarcare lo smarcamento: «Da che mondo è mondo, soprattutto nel 2022, le guerre non le vinci con i carri armati e coi fucili o con l’arma nucleare, le guerre le vinci con la diplomazia, con il dialogo, con il confronto, con il buonsenso, con il ragionamento ». Un distinguo che alla Farnesina viene preso molto male, per due ragioni: la decisione delle espulsioni non è stata presa in autonomia dal governo italiano o dal ministero degli Esteri ma è frutto di un lavoro di intelligence a livello europeo e di un relativo coordinamento anche nell’esito finale; e i trenta in questione sarebbero più che altro legati ai servizi russi. «Evito di rispondere alle provocazioni — la replica di Di Maio alla posizione leghista — L’azione del governo italiano mira al raggiungimento della pace. Allo stesso tempo, abbiamo la necessità di tutelare i cittadini italiani. Abbiamo agito, infatti, per questioni di sicurezza nazionale». Con agenti sul suolo italiano, in cerca di informazioni sensibili e con una guerra in corso, era appunto in ballo l’integrità nazionale, tanto che parlando coi suoi al ministro è scappato un «e menomale che erano quelli del “prima gli italiani...”». Perché quindi la Lega si è presa la briga di far emergere un dissenso del genere? Non è la conferma di un atteggiamento morbido nei confronti della Russia, con la quale i rapporti politici intrattenuti per anni sono stranoti, seppur oggi imbarazzanti? Niente di tutto questo, a sentire appunto il Carroccio. «L’obiettivo è la pace e oggi l’Italia deve diventare un punto di riferimento nella mediazione, potremmo essere noi e non la Turchia a mettere attorno ad un tavolo Ucraina e Russia — ragiona Manuel Vescovi, senatore e componente della commissione Esteri — abbiamo una tradizione e persone di spessore per farlo ». Sugli espulsi «non posso giudicare il singolo fatto, non conosco il merito del provvedimento, però adesso è il momento di costruire e non di urlare», conclude Vescovi. Il collega di partito in commissione Stefano Lucidi, che pure sulla vicinanza coi russi del 5 Stelle (anzi ormai ex tale) Vito Petrocelli era stato molto duro, taglia corto: «La nostra è semplicemente una posizione equilibrata». La contrarietà del Carroccio a questo provvedimento «è inquietante — fanno notare invece Eleonora Evi e Angelo Bonelli di Europa Verde — specie alla luce del patto di collaborazione e scambio di informazioni che la Lega intrattiene con il partito di Putin in Russia, dovrebbe porre un serio interrogativo ». Aggiunge la capogruppo del Pd al Senato, Simona Malpezzi: «Non una parola sull’eccidio di Bucha e invece una presa di distanza dalle scelte dell’esecutivo sui diplomatici russi. Sorprendente...».
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