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La Repubblica Rassegna Stampa
30.03.2022 La guerra di Putin e il fronte interno dell'Occidente
Analisi di Charles A. Kupchan

Testata: La Repubblica
Data: 30 marzo 2022
Pagina: 33
Autore: Charles A. Kupchan
Titolo: «L’Occidente e il nemico in casa»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 30/03/2022, a pag.33, l'analisi di Charles A. Kupchan dal titolo "L’Occidente e il nemico in casa".

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Charles A. Kupchan

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La solidarietà dimostrata nei vertici di emergenza della Nato, tra gli Stati Uniti e il Consiglio europeo e del G7 che si sono svolti giovedì scorso rivela un Occidente ringiovanito. Infatti, le democrazie atlantiche hanno risposto all’invasione russa dell’Ucraina con un’ammirevole unità armando l’Ucraina, rafforzando il fianco orientale della Nato e imponendo sanzioni all’economia russa. Invece di respingere i migranti, i membri dell’Ue stanno aprendo le loro porte a milioni di rifugiati ucraini. Il Congresso degli Stati Uniti sembra aver riscoperto quella collaborazione bipartisan che mancava da tempo a Washington. Il noto politologo Frank Fukuyama prevede una “nuova nascita della libertà”, che “ci farà uscire dalla nostra depressione sul declino della democrazia globale. Lo spirito del 1989 continuerà a vivere, grazie a degli ucraini coraggiosi”. Ma non corriamo troppo. I mali politici che affliggono le democrazie atlantiche non trovano spazio sui titoli dei giornali, ma non sono scomparsi. L’invasione della Russia rappresenta certamente un campanello d’allarme per l’Occidente ma sarebbe illusorio credere che la prospettiva di una nuova guerra fredda risolverà da sola l’illiberalismo e le disfunzioni politiche che hanno afflitto entrambe le sponde dell’Atlantico. La guerra in Ucraina avrà probabilmente una ricaduta economica con dei contraccolpi politici, che obbligheranno sia gli americani che gli europei a concentrarsi sul mettere ordine in casa propria anche mentre dedicano alla guerra in Ucraina le risorse e l’attenzione che merita pienamente. Nell’America della Guerra fredda, la disciplina politica suscitata dalla minaccia sovietica contribuì a silenziare il conflitto di parte sulla politica estera. In modo simile, la prospettiva di una nuova epoca di rivalità militare con la Russia sta ravvivando il centrismo bipartisan sulle questioni di politica estera. L’ala sinistra del Partito Democratico non chiede più a gran voce tagli al bilancio della Difesa e un rapido e radicale ritiro dai combustibili fossili. Sia l’ala dei falchi che quella neo-isolazionista del partito repubblicano hanno attenuato le loro critiche al presidente Biden e si sono per lo più unite dietro alla sua risposta all’invasione russa. Ma questo ritorno agli accordi bipartisan sarà probabilmente di breve durata, proprio come dopo gli attacchi terroristici dell’11 settembre. All’epoca della Guerra fredda, l’accordo bipartisan tra maggioranza e opposizione si basava non solo sulla minaccia sovietica, ma anche sul centrismo ideologico sostenuto da una prospera situazione economica ampiamente condivisa. Il centro politico americano da allora si è spopolato e la moderazione ideologica ha lasciato il posto a un’aspra polarizzazione. Infatti, poco prima che la guerra in Ucraina catturasse l’attenzione della nazione, gli intellettuali negli Stati Uniti stavano discutendo sulle prospettive di una guerra civile e un sondaggio aveva rivelato che il 64 per cento degli americani temeva che la democrazia statunitense fosse “in crisi e a rischio di fallimento”. La prolungata insicurezza economica e le profonde disuguaglianze sono una parte importante del problema, con l’inflazione storica che contribuisce ulteriormente al rischio di un ritorno alla politica illiberale del risentimento. L’aumento del costo dell’energia e dei generi alimentari è uno dei principali motivi per cui gli indici di gradimento del presidente Biden sono rimasti bassi nonostante la sua forte posizione rispetto alla guerra in Ucraina. Con l’avvicinarsi delle elezioni di midterm, a novembre, lo scarso sostegno repubblicano a Biden si tradurrà in una rinnovata rivalità tra i partiti. E anche se l’ala neo-isolazionista del partito Repubblicano rimane relativamente tranquilla per ora, ciò non toglie che goda di un forte sostegno nella base del partito ed è probabile che faccia risentire la sua voce quando le sanzioni contro la Russia colpiranno i consumatori statunitensi. In vista di un potenziale ritorno del populismo illiberale, l’amministrazione Biden ha un urgente bisogno di continuare a portare avanti la propria agenda interna. Il finanziamento delle infrastrutture, dell’istruzione, della tecnologia, dell’assistenza sanitaria: questi e altri investimenti a favore degli americani che lavorano sono il modo migliore per alleviare il malcontento dell’elettorato e rinvigorire il malandato centro politico della nazione. Anche l’Europa dovrebbe tenere d’occhio il suo fronte interno, pur concentrandosi sulla risposta alla guerra in Ucraina. Sebbene il centro politico europeo sia rimasto più forte di quello americano e l’Ue abbia dimostrato un’ammirevole unità di fronte all’aggressione russa, le tensioni nella coesione europea sono in agguato sotto la superficie. La magnanima accoglienza dell’Europa ai rifugiati ucraini potrebbe scatenare un contraccolpo quando i costi aumenteranno e si profilerà la prospettiva di un reinsediamento permanente. Svincolare l’Ue dai combustibili fossili russi richiederà notevoli investimenti e potrebbe portare a prezzi energetici ancora più alti, che potrebbero ostacolare la ripresa dell’Europa dalla pandemia e pesare sulla crescita. La Polonia e l’Ungheria sono ora Stati in prima linea che meritano il sostegno degli alleati, ma entrambi sono ancora governati da governi illiberali che minacciano i valori europei fondamentali; l’attenzione deve rimanere alta. Gli europei, come gli americani, devono continuare a lavorare seriamente sul rinnovamento interno. Ristrutturazione economica e investimenti, riforma della politica migratoria e controllo delle frontiere, maggiore condivisione della sovranità sulla politica estera e di difesa: queste misure possono aiutare a consolidare la solidarietà e la legittimità democratica dell’Ue. Sì, il brutale attacco della Russia contro l’Ucraina ha aiutato a rianimare l’Occidente. Ma le minacce interne alla democrazia liberale che erano in primo piano prima della guerra richiedono ancora un’estrema attenzione anche se strenuamente impegnati nello sconfiggere i disegni del Cremlino sull’Ucraina. Sarebbe tragicamente paradossale se l’Occidente riuscisse a trasformare l’azzardo di Putin in Ucraina in una sconfitta totale per poi vedere la democrazia liberale soccombere al nemico interno.

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