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La Repubblica Rassegna Stampa
18.09.2021 Caso Eitan, è ancora scontro tra famiglie
Cronaca di Sharon Nizza, Paolo Berizzi

Testata: La Repubblica
Data: 18 settembre 2021
Pagina: 18
Autore: Sharon Nizza, Paolo Berizzi
Titolo: «Eitan, accuse incrociate. La guerra per l’affido a colpi di interviste tivù»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/09/2021, a pag. 18, la cronaca di Sharon Nizza, Paolo Berizzi dal titolo"Eitan, accuse incrociate. La guerra per l’affido a colpi di interviste tivù".

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La famiglia Biran. L'unico sopravvissuto alla tragedia della funivia è Eitan, di 6 anni

La battaglia legale sul destino del piccolo Eitan si riverbera sugli schermi televisivi. Due versioni contrastanti, due lunghe interviste ai canali concorrenti: a parlare sono il nonno materno Shmuel Peleg — indagato per sequestro di minore e ieri rilasciato dai domiciliari dopo quattro giorni — e Aya Biran, la zia paterna, tutrice legale del bambino unico superstite della tragedia del Mottarone. «È uscito di casa in maglietta e pantaloncini, pensava di andare a comprare dei giochi, ma è stato strappato al nucleo familiare con cui vive da quando ha subito il trauma », dice Aya nell’intervista al Channel 13. «Siamo decollati in via del tutto legale per Israele» sostiene il nonno che una settimana fa ha prelevato Eitan da casa della zia per la visita di routine, salvo condurlo in Israele con un aereo privato da Lugano. Ma se è così sicuro della legalità dell’atto, perché non prendere un volo di linea, chiede la giornalista di Channel 12? «Lo volevo portare qui quanto prima, senza esporlo alla gente». E la convenzione dell’Aja? «Non mi intendo di convenzioni. Io sono il nonno. Il bene del bambino viene prima del mio interesse personale ». E il suo bene è in Israele, dice, dove Amit e Tal, nella ricostruzione dei Peleg, avrebbero voluto fare rientro a breve. «Per guarire completamente Eitan deve tornare alla routine che conosce da quando ha un mese di vita ed è arrivato a vivere in Italia — dice Aya — Eitan è un bambino. Non un monumento alla memoria". Sulla sentenza definitiva che lo ha condannato a 15 mesi con la condizionale nel 2006 per maltrattamenti verso l’ex moglie Esther Cohen (anche lei indagata in Italia per sequestro), Peleg dice che «sono fatti di 20 anni fa avvenuti durante il divorzio e non hanno impedito che ricevessi la custodia congiunta dei figli ». Le voci secondo cui la guerra tra le famiglie sarebbe motivata da interessi economici (l’eredità del bisnonno, il risarcimento dell’assicurazione) fanno capolino anche a Tel Aviv. «Abbiamo chiesto di congelare i beni di Eitan fino ai 18 anni, gli avvocati di Aya si sono opposti. Perché? ». Dal canto suo, Aya che domani partirà per Tel Aviv, respinge le insinuazioni: «Non è affatto una questione di soldi, non ricevo uno stipendio dallo Stato come tutrice, o Eitan un sussidio da orfano». «Quando Eitan crescerà un giorno mi dirà "Nonno, hai fatto tutto il possibile per me, mi hai salvato" — non ha dubbi Shmulik, che afferma di aver «perso la fiducia nel sistema giudiziario italiano». «E mia figlia — dice con la voce interrotta dal pianto — quando un giorno ci incontreremo in cielo, sarà fiera di me perché l’ho riportato a casa». Un’affermazione a cui reagisce Or Nirko, marito di Aya: «Ora Eitan non si rende conto di quello che è successo, crede che il nonno lo abbia portato in vacanza in Israele, ma più avanti capirà e ci saranno conseguenze psicologiche ». Nella casa di nonno Peleg, a Petah Tikva, Eitan sta bene, continuano a dire i familiari materni. Lo conferma anche l’ambasciata d’Italia in Israele dopo una visita del console avvenuta ieri, alla presenza del nonno: «Il piccolo Eitan è apparso in buone condizioni di salute». In vista dell’inasprirsi delle tensioni nei prossimi giorni, quando i Biran arriveranno in Israele e chiederanno attraverso i loro legali che la custodia di Eitan passi a loro anche durante il processo che si aprirà il 29 settembre, la famiglia Peleg offre gesti distensivi. Ieri si è svolta una terza telefonata tra Eitan, gli zii e le cuginette di Pavia, e oggi il fratello di Aya che vive in Israele, Hagai Biran, incontrerà per la prima volta il bambino.

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