Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/09/2021, a pag. 11, con il titolo "Il pugno duro dei talebani, repressa la protesta delle donne", la cronaca di Mattia Sorbi.
Mentre la formazione del nuovo governo arranca e viene ancora rinviata per le divisioni intestine tra le diverse fazioni dei talebani, un gruppo di donne afghane è sceso in piazza a Kabul per il secondo giorno di fila, dopo che in settimana identiche proteste si erano viste anche a Herat. Questa volta però i talebani non hanno tollerato la manifestazione, che si è conclusa con una serie di scontri. Le forze speciali degli studenti coranici per disperdere la folla hanno fatto ricorso a gas lacrimogeni e hanno esploso colpi di kalashnikov in aria. La protesta era iniziata pacificamente. I partecipanti hanno deposto una corona di fiori davanti al ministero della Difesa per onorare i soldati afghani morti combattendo, prima di marciare verso il palazzo presidenziale. «Siamo qui per rivendicare il rispetto dei diritti umani in Afghanistan», ha dichiarato la ventenne Maryam Naiby, un’attivista del gruppo. Le manifestanti rivendicano un ruolo significativo per le donne nel nuovo governo, ma i talebani hanno già fatto sapere che nessuna donna ricoprirà la carica di ministro. Alla guida del nuovo esecutivo dovrebbe andare il co-fondatore talebano, Abdul Ghani Baradar. Da Doha però il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha affermato che un riconoscimento del futuro governo talebano «è molto improbabile ». «Non arriveremo mai a un riconoscimento », ha aggiunto spiegando che anche Cina e Russia hanno mostrato prudenza in questo senso. Il ministro ha sottolineato che per fare in modo che l’Afghanistan non diventi uno Stato fallito, potenziale base per i terroristi, occorrono pieno accesso umanitario, investimenti, un governo inclusivo (anche con componenti tagiche e del Panshir), libertà civili e via libera agli afghani che vogliono lasciare il Paese.
Le condizioni poste dall’Unione europea e dalla comunità internazionale. Il capo della diplomazia italiana ha quindi aggiunto che «in queste ore insieme ai nostri partner ci stiamo confrontando sul luogo dove ricollocare le ambasciate: prende sempre più consistenza l’idea di ricollocarle, in maniera temporanea, a Doha». Intanto a Kabul, dove è stato riaperto l’aeroporto grazie al lavoro dei tecnici del Qatar, è arrivato il capo dell’intelligence pakistana, Faiz Hameed, per una riunione con i talebani. Il tutto mentre proseguono violenti scontri nel Panshir. Pesanti combattimenti che assomigliano alla battaglia finale scatenata dai talebani per conquistare l’ultima zona del Paese - 700mila abitanti - rimasta in mano alla resistenza. L’altro ieri i talebani avevano annunciato la loro vittoria, ma fonti della resistenza hanno più volte smentito il fatto parlando di «propaganda» e spiegando che i combattimenti erano ancora in corso. L’ex vicepresidente afghano, Amrullah Saleh, ieri ha però ammesso: «La situazione è difficile, i talebani hanno tagliato le linee elettriche, telefoniche e Internet ma non smetteremo mai combattere». Si parla di pesanti perdite su entrambi i fronti. Nella notte di ieri, le forze talebane si sono spinte dentro la valle, raggiungendo il villaggio di Anabah, dove si trova l’ospedale di Emergency (ancora in funzione). I combattenti del Fronte di resistenza nazionale (Res) guidati da Ahmad Massud, il figlio del Leone del Panshir, sono sempre più circondati, anche se i talebani non riescono ancora a conquistare Bazaraq, con 700mila abitanti il capoluogo del Panshir.
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