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La Repubblica Rassegna Stampa
25.08.2021 Usa, Congresso contro Biden: 'Errori e tragedia in Afghanistan'
Analisi di Federico Rampini

Testata: La Repubblica
Data: 25 agosto 2021
Pagina: 5
Autore: Federico Rampini
Titolo: «Il Congresso assedia Biden: 'Il ritiro ci macchia di sangue'»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 25/08/2021, a pag.5, con il titolo "Il Congresso assedia Biden: 'Il ritiro ci macchia di sangue' ", il commento di Federico Rampini.

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Federico Rampini

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Joe Biden

«Abbiamo messo in salvo 57mila persone, le evacuazioni procedono e dovranno concludersi qualche giorno prima del 31 agosto, per lasciare il tempo a un ordinato ritiro delle nostre truppe»: Joe Biden tiene duro sulla scadenza annunciata per la ritirata. Non vuole rischiare altre vite dei suoi militari in quella guerra ventennale che per lui appartiene ormai al passato. Incombe il pericolo di attacchi terroristici, e il presidente non si perdonerebbe la morte di un solo soldato in più. Tiene duro nonostante subisca una specie di assedio, internazionale e interno. Sotto pressione non solo al G7 ma anche da un ampio schieramento bipartisan del suo Congresso, il presidente lancia un avvertimento a Kabul, pone una condizione per rispettare la scadenza del ritiro entro il 31 agosto: «Dipende dalla cooperazione dei talebani». Se continuano a ostacolare l’evacuazione dei cittadini americani e di tutti coloro che ne hanno diritto, il calendario per la partenza finale delle truppe può ancora cambiare. A questo fine Biden ordina al Pentagono di preparare nuovi piani di emergenza flessibili da adattare all’evoluzione della crisi sul terreno. Ma al tempo stesso, a chi lo preme per un prolungamento a oltranza del dispositivo, obietta con l’allarme Isis-K: «Il rischio di attacchi terroristici è molto alto, ogni giorno che passa aumentano i pericoli per i nostri soldati». Su ordine della Casa Bianca è cominciata da ieri sera una riduzione dei soldati schierati all’aeroporto di Kabul. Nello stesso giorno in cui rintuzzava le pressioni degli alleati in seno al G7, Biden ha dovuto rispondere a un’offensiva parallela a Washington, proveniente da un arco di parlamentari democratici e repubblicani. Anche loro favorevoli a prolungare la permanenza di soldati almeno all’aeroporto di Kabul, fino a quando non vi sia la certezza che almeno tutti gli americani siano davvero in salvo. E questo include i tanti casi di doppia cittadinanza, afghani con passaporto Usa. La pressione interna si è dispiegata nel corso di una riunione a porte chiuse, ma diversi politici di ambo le parti hanno fatto dichiarazioni al termine di quella riunione. Al vertice avevano partecipato per l’Amministrazione Biden il segretario alla Difesa Lloyd Austin, il segretario di Stato Antony Blinken, il capo di stato maggiore delle forze armate Mark Milley, e la direttrice della National Intelligence Avril Haines. I commenti dei parlamentari sono stati univoci, a prescindere dall’appartenenza politica. «C’è un ampio consenso bipartisan al Congresso – ha riassunto il deputato democratico Jason Crow del Colorado, un ex militare dei Rangers – sul fatto che dobbiamo portare in salvo i cittadini americani, e dobbiamo evacuare i nostri alleati e i partner alleati. Questa missione non può essere conclusa entro la fine del mese, quindi la data va spostata ». Un’altra democratica, la deputata Elissa Slotkin che fu una agente della Cia, ha aggiunto che i parlamentari hanno chiesto ai ministri e generali di premere su Biden «per un prolungamento della scadenza ». Più duro il tono del repub blicano Michael McCaul, il più alto esponente dell’opposizione in seno alla commissione Esteri della Camera: «Se non allunga la scadenza oltre il 31 agosto ci saranno morti, persone abbandonate, e il presidente avrà il loro sangue sulle mani». Mentre crescevano queste pressioni da parte della comunità internazionale e del Congresso, Biden aveva incaricato il capo della Cia, William Burns, di trasmettere il messaggio ai talebani: se manca la loro collaborazione per un’evacuazione pacifica, lo slittamento della scadenza è possibile, e la responsabilità ricadrebbe su di loro. Al tempo stesso però era già cominciato ieri sera un ridimensionamento delle forze Usa all’aeroporto di Kabul. A cominciare da quelle truppe «non direttamente impegnate nello sforzo di evacuazione », secondo le informazioni del Pentagono.

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