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La Repubblica Rassegna Stampa
15.06.2021 Israele: ecco la squadra dei ministri
Commento di Sharon Nizza

Testata: La Repubblica
Data: 15 giugno 2021
Pagina: 1
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «La prima generale donna, il nazionalista druso e il progressista islamico, ecco chi governa da oggi in Israele»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA online di oggi, 15/06/2021, l'articolo di Sharon Nizza dal titolo "La prima generale donna, il nazionalista druso e il progressista islamico, ecco chi governa da oggi in Israele".

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Sharon Nizza

IDF readying for possibility of violence amid Hamas threats against flag  march | The Times of Israel
La squadra del nuovo governo

Il giorno dopo il giuramento alla Knesset, il 36mo governo israeliano posa per la foto di rito presso la residenza del Capo dello Stato. Per quanto si tratti di un momento istituzionale, in realtà è una foto rivelatrice del cambiamento sul quale il nuovo governo Bennett-Lapid si gioca tutte le carte. È il primo ritratto di governo degli ultimi sei anni: l’anno scorso, quando a maggio aveva giurato la coalizione Netanyahu-Gantz, le restrizioni Covid (o forse l’ostilità che caratterizzava un’alleanza che si è di fatto sciolta sette mesi dopo) avevano fatto saltare l’appuntamento dal presidente. Per la prima volta in 12 anni, la foto non include Benjamin Netanyahu ed esponenti del Likud, che siederanno tra i banchi dell’opposizione. Con otto partiti alleati, rappresenta uno spaccato variegato della società israeliana, espressione di quasi l’intero arco costituzionale. La squadra comprende 27 ministri (7 in meno del governo uscente), un terzo sono donne (il numero più alto di rappresentanza femminile in un governo israeliano finora). Alcuni primati: Naftali Bennett è il primo premier religioso della storia del Paese, nonché il primo ad aver guidato il Consiglio Yesha, l’organizzazione che rappresenta il movimento per gli insediamenti ebraici in Cisgiordania. E' anche la prima volta che a guidare la squadra di governo è un premier che non ha ricevuto direttamente il mandato dal Presidente: dopo il fallimento di Netanyahu nel formare una maggioranza, il mandato era passato a Yair Lapid, che ha rinunciato al primato nella rotazione di governo a favore di Bennett, nonostante questi abbia portato in dote solo 6 seggi. Se non ci saranno sorprese, Lapid, attualmente ministro degli Esteri e premier alternato, subentrerà a Bennett nell’agosto 2023 e diventerà il 14mo premier dello Stato d’Israele. Karine Elharrar, parlamentare da un decennio per Yesh Atid, sarà la prima donna a guidare il ministero dell’Energia. Affetta da distrofia muscolare, sarà il primo ministro su sedia a rotelle della storia del Paese. Al ministero dell’Economia arriva Orna Barbivai, la prima donna ad avere ottenuto il grado di Generale nell’Idf. Per la prima volta dal governo Olmert, ci sono due ministri arabi: Isawi Frej, musulmano, della sinistra progressista Meretz, che guiderà il ministero della Cooperazione Regionale, mentre Hamed Amar, druso, per il partito nazionalista Israel Beitenu, sarà al ministero delle Finanze.

Non compare invece nella foto Mansour Abbas, che con i 4 seggi del partito islamico Ra’am ha rappresentato una delle svolte più interessanti che hanno reso possibile la maggioranza: è il primo partito arabo dal 1977 a sostenere attivamente un governo. Abbas chiede di fare un ingresso graduale nella coalizione e non ha presentato rivendicazioni ministeriali – secondo l’accordo di governo Ra’am ha diritto a un viceministro all’interno dell’ufficio del Primo Ministro, ma non hanno ancora deciso se occuperanno la posizione. Guideranno invece la commissione per gli Affari Interni e la commissione speciale per il contrasto alla criminalità nella società araba. Alla Salute arriva Nitzan Horowitz di Meretz, che riporta il partito al governo dopo ben 20 anni di assenza, ed è l’unico ministro gay, oltre al viceministro degli Esteri Idan Roll (nel precedente governo erano tre). Benny Gantz rimane alla Difesa: insieme agli altri tre ministri di Blu e Bianco sono gli unici a non dover traslocare, perché continuano nelle posizioni assunte con il governo uscente. Dopo aver tradito l’anno scorso la promessa elettorale e aver costituito il governo paritetico con Netanyahu, Gantz si era separato dall’alleanza con Yesh Atid. Quindi ora si può dire che torni a casa, ma in realtà tra i due i rapporti sono rimasti tesi. I ministeri chiave della Giustizia, Tesoro, Interni vanno rispettivamente a Gideon Saar (Nuova Speranza), Avigdor Liberman (Israel Beitenu) e Ayelet Shaked (Yamina): tutti e tre ex ministri e alleati stretti di Netanyahu, che con lui hanno iniziato la propria carriera politica. Saar e Liberman sono stati irremovibili nel porre un veto a qualsiasi governo con Netanyahu. Shaked invece è stata corteggiata fino all’ultimo dal Likud, ma alla fine ha prevalso il patto con il suo alleato dagli inizi della carriera, Naftali Bennett. Shaked, è vista dal Likud come un possibile anello debole su cui fare pressioni per cercare di sfidare la fragile maggioranza di governo.

Altre sfide per la coalizione sono poste da due parlamentari, Said al-Harumi di Ra’am, che all’ultimo domenica si è astenuto sul voto di fiducia, e Eli Avidar (Israel Beitenu), fatto fuori dalla divisione degli incarichi governativi. La maggioranza si appoggia attualmente su 60 voti su 120 seggi della Knesset e ogni defezione rischia di fare saltare tutto. Il nuovo governo punta a coinvolgere in un futuro non troppo lontano uno dei partiti ultraortodossi per garantire maggiore spazio di manovra alla coalizione. Per questo, negli accordi di governo siglati finora, non sono previste riforme significative sullo statu quo tra Stato e religione, così come non sarà all’ordine del giorno in questa prima fase la questione palestinese, data l’eterogeneità delle posizioni degli alleati. Il governo punta innanzitutto a creare un’armonia tra le parti lavorando su economia (il Paese va avanti senza finanziaria da due anni), divari sociali, istruzione, infrastrutture, rafforzamento della periferia. Tuttavia, una prima sfida importante si presenta già domani: Omer Bar-Lev, il nuovo ministro della Sicurezza Interna, laburista, ha confermato l’autorizzazione alla Sfilata delle Bandiere a Gerusalemme, dopo che l’evento era stato in parte annullato il 10 maggio scorso quando era scoppiata l’ultima crisi con Hamas. In accordo con la polizia, la parata non passerà all’interno del quartiere musulmano della città vecchia, bensì davanti alla Porta di Damasco per poi sviare verso la Porta di Giaffa, come accaduto in anni passati. Hamas e Fatah hanno convocato una “giornata della rabbia” invitando manifestanti a protestare per quella che definiscono una provocazione. La posizione attuale del nuovo governo è che “non c’è intenzione di arrendersi alle minacce di organizzazioni terroristiche e che il diritto di manifestazione va preservato”. Critiche saranno le raccomandazioni dei servizi di sicurezza e i contatti con la delegazione egiziana attualmente presente nella Striscia di Gaza per portare avanti la mediazione per il consolidamento della tregua tra Israele e Hamas.

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