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La Repubblica Rassegna Stampa
24.05.2021 Come cambiano i rapporti di forza tra le fazioni palestinesi dopo la guerra di Gaza
Sharon Nizza intervista Dimitri Diliani, il leader di Fatah rivale di Abu Mazen

Testata: La Repubblica
Data: 24 maggio 2021
Pagina: 20
Autore: Sharon Nizza
Titolo: «Diliani: 'Servono elezioni per evitare che esploda anche la Cisgiordania'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/05/2021, a pag. 20, l'articolo di Sharon Nizza dal titolo "Diliani: 'Servono elezioni per evitare che esploda anche la Cisgiordania' ".

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Sharon Nizza

Dimitri Diliani è il nuovo Vp per l'America Latina - CorCom
Dimitri Diliani

«Tutto quello che sta accadendo –compreso l’attacco senza precedenti al Gran Mufti di Gerusalemme ad Al Aqsa, che condanno fermamente nonostante non condivida una parola di quello che dice– l’avevamo previsto e denunciato, perché noi siamo sul territorio, a differenza di Abu Mazen». A parlare è Dimitri Diliani, portavoce per il Blocco Democratico-Riformista di Fatah, la lista identificata con l’arcirivale di Abu Mazen, Mohammed Dahlan, che da Abu Dhabi, dove si trova in esilio dopo essere stato messo nel 2011 sulla lista nera dall’86enne presidente palestinese, è considerato tra gli attori di spicco dell’era post Abu Mazen.

Com’è la vostra lettura dei fatti? «Il rinvio delle elezioni è stato possibile grazie al sodalizio tra Netanyahu e Abu Mazen, che dopo 15 anni sapeva bene di avere perso consenso, specie dopo la frattura interna di Fatah. A Netanyahu la divisione tra Gaza e Cisgiordania fa sempre comodo, e ora è critica in vista delle sue quinte elezioni. Ma Hamas ha saputo cogliere l’opportunità cavalcando la rabbia montante dei palestinesi. Mahmoud Abbas pensava che non avrebbe pagato un prezzo per le sue azioni illegittime e invece ha messo l’ultimo chiodo sulla sua bara politica».

In sostanza Hamas ha vinto senza le elezioni? «Con la guerra Hamas ha ottenuto lo stesso risultato ed è molto più avanti ora rispetto ad Abu Mazen. La riconciliazione si fa sempre più lontana. Nella situazione che si è creata, noi sapremo convogliare il dissenso che c’è tra i delusi di Abu Mazen e di Hamas, perché anche a Gaza c’è scontento».

Cosa deve succedere per evitare la prossima guerra a Gaza e la degenerazione della situazione in Cisgiordania? «Chiediamo nuove elezioni, che Abu Mazen cessi con la violazione della libertà di espressione e con gli arresti dei rivali politici. L’Anp deve porsi come elemento attivo nella ricostruzione di Gaza, ripristinare il suo ruolo di responsabilità. Abbas deve riunificare Fatah di modo da avere un blocco solido contrapposto a Hamas. Oggi il presidente non può prendere posizioni coraggiose perché è troppo debole».

La comunità internazionale però non sembra pensarla così: Blinken lo incontrerà presto, Biden intende far passare dall’Anp i fondi per Gaza e anche Israele vuole convogliare lì i contanti del Qatar. «Con Blinken credo che sarà più un incontro cosmetico: Abu Mazen ha le mani legate, non può fare nulla. Il Qatar credo confermerà la preferenza per il canale diretto con Hamas, parte dell’asse della Fratellanza Musulmana con la Turchia, e quindi continueremo a non sapere dove vanno gli aiuti».

Che ruolo può avere Abu Dhabi? E Dahlan che opera da lì? «Gli Emirati non hanno mai smesso di aiutare Gaza, anche durante il Covid hanno inviato vaccini e respiratori. Continueranno con aiuti mirati ed efficaci. Dahlan ha una leadership che va ben oltre l’essere un parlamentare dell’assemblea legislativa palestinese: in 5 anni il nostro consenso popolare è aumentato esponenzialmente. È uno dei nomi più rilevanti, nello scenario domestico e internazionale».

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