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Il Resto del Carlino Rassegna Stampa
02.10.2008 Tzipi Livni e le sfide che aspettano Israele
intervista a Raanan Gissin, ex portavoce di Ariel Sharon

Testata: Il Resto del Carlino
Data: 02 ottobre 2008
Pagina: 23
Autore: Lorenzo Bianchi
Titolo: «Intervista a Raanan Gissin»

Il RESTO DEL CARLINO di mercoledì 1 ottobre pubblica a pagina 23 nella sezione esteri un’interessante intervista di Lorenzo Bianchi a Raanan Gissin, ex portavoce di Ariel Sharon sugli scenari che si aprono per Israele dopo la nomina di Tzipi Livni alla guida del partito Kadima a seguito delle dimissioni di Ehud Olmert indagato per corruzione. Livni, dopo le feste del Capodanno ebraico, tenterà di formare un nuovo governo.

 

Ecco l’opinione di Raanan Gissin.

 

 

 

Raanan Gissin, ex portavoce di Ariel Sharon, ora ascoltato analista politico interpellato anche dai network satellitari arabi Al Jazeera e Al Arabica, è scettico sulle possibilità di Tzipi Livni di varare un governo nuovo di zecca dopo quello guidato da Ehud Olmert. La sua previsione è lineare: “Secondo me l’esito più probabile sono le elezioni politiche anticipate”.

 

Ehud Barak, subito dopo che Tzipi Livni ha vinto le primarie di Kadima, il suo partito, si è precipitato a incontrare Benjamin Netanyahu, il capo del Likud, la compagine più importante dell’opposizione. E’ stata una mossa che ha spiazzato un po’ tutti.

 

“Mannò, io penso che sia stato solo un passo tecnico. Quali sono le possibilità che un governo capeggiato da Tzipi Livni possa funzionare? Lei può anche riuscire a mettere in piedi un gabinetto di coalizione, ma dubito che sia sufficientemente forte per fronteggiare tutte le grosse sfide che Israele deve affrontare”.

 

Quali?

 

“Prima di tutto l’Iran. Una minaccia triplice. Da nord con gli Herbollah. A sud c’è Hamas. La terza punta del tridente è la minaccia nucleare. In Libano ci sono migliaia di razzi e di missili. Per questa situazione occorre un sostegno solido. Il partito laburista non è più un partito. C’è un gioco di parole in ebraico per il quale il “partito Labor” suona come il “partito perduto”. Anche se si riuscisse a mettere in piedi una coalizione molto larga, a che servirebbe se non ha un grande seguito nella popolazione di Israele?”

 

Quindi la soluzione più probabile sono le elezioni anticipate?

 

“Il criterio prevalente deve essere quello della stabilità. Perché si parla tanto del fatto che la Livni è una donna? Perché in fondo lei non ha altro da esibire. E’ l’esatto contrario di Golda Meir. Della Meir si sapeva con chiarezza che cosa proponeva sul piano sociale o su quello dei rapporti con i palestinesi. Fin troppo. Fino a coniare la battuta che Golda era l’unica persona del governo che portava i pantaloni. Sulla scena, e non parlo della Livni, vediamo incombere ora una gran quantità di interessi personali e poco quello nazionale. Tzipi ha mostrato capacità, ma il fatto di saper guidare un trattore non significa essere un buon manager dell’azienda agricola. I prossimi due anni annunciano fra l’altro uno tsunami economico…..”

 

Tempo, quindi di dure decisioni?

 

“Sul piano sociale, fare scelte dolorose può essere più difficile di decidere il da farsi in un conflitto.

 

Ma si profila una nuova guerra?

 

“Se fosse davvero così, si dovrebbe avere comunque un sostegno ampio dell’opinione pubblica. Nei prossimi due anni sarà necessaria una sorta di governo di emergenza nel quale siedano i leader più popolari e migliori del Labor, di Kadima, di altri gruppi politici. Durerà due o tre anni. Se non funzionerà, torneremo alle urne. La gente vuole una compagine forte e leaders politici all’altezza. Questo è tutto. Il problema del nostro sistema politico è quello di sempre. E’ troppo frammentato, per reggere a emergenze come quella che ci si para davanti”.

Per inviare una e-mail alla redazione del Resto del Carlino cliccare sul link sottostante

 


franca.ferri@quotidiano.net

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