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Corriere del Trentino Rassegna Stampa
25.11.2016 Le primavere arabe sono state un successo. Sì, ma del terrorismo
Silvia Pagliuca intervista l'imam di Trento, affiliato ai Fratelli MUsulmani

Testata: Corriere del Trentino
Data: 25 novembre 2016
Pagina: 7
Autore: Silvia Pagliuca
Titolo: «Le primavere arabe? Sono state un successo»

Riprendiamo dal CORRIERE del TRENTINO di oggi, 25/11/2016, a pag.7, con il titolo "Le primavere arabe? Sono state un successo", l'intervista di Silvia Pagliuca all'imam di Trento.

Un intervista che rivela una totale ignoranza da parte della cronista, che si beve la lezioncina di propaganda dell'iman di Trento. Le primavere arabe sono state progettate e finanziate dal Qatar, attraverso lo strumento televisivo di Al Jazeera. Il loro scopo era quello di rovesciare i governi di alcuni stati arabi (Egitto, Tunisia, Marocco ecc.) per sostituirli con i Fratelli Musulmani. Operazione riuscita anche grazie al sostegno di Obama, che con la Fratellanza ha sempre avuto un rapporto privilegiato.
Se questa è l'ideologia dell'imam di Trento, forse sarebbe bene che al Ministero dell'Interno  "attenzionassero" le attività del suddetto imam, meglio prevenire che chiedersi dopo "come abbiamo fatto a non accorgersene".

Ecco l'intervista:

 

TRENTO Dall'altra parte del mare scorre sangue, tanto. Ma tutto ha un senso: «Le primavere arabe non sono fallite e prima o poi arriveranno la libertà e il pluralismo. Anche per noi. Il processo è irreversibile». Aboulkheir Breigheche, imam di Trento, da poco ha festeggiato i suoi primi cinquant'anni in Italia. Da qui guarda il suo Paese, la Siria, in cui non torna dal 1973. «Avevo paura che mi ritirassero il passaporto, che non mi facessero più mettere piede in Italia». Perché in Siria tutto è, o per lo meno è sempre stato, controllato da Assad. «E nulla cambierà finché il despota non sarà deposto». Le primavere arabe non sono fallite, dice lei. Ma la guerra che sta dilaniando la Siria è frutto proprio di quelle rivoluzioni. Come fa a essere così ottimista? La famiglia il clima Mio nipote Sono qui e sua da 50 anni: moglie oggi la incinta sono convivenza arrivati con è messa a il barcone dura prova «So che si tratta di una fase transitoria, che arriveranno libertà e democrazia. Le primavere arabe hanno spazzato via la paura nella gente. Per questo non hanno fallito. La Siria ne è un esempio: i ribelli non sono dei terroristi, finanche i bambini hanno iniziato a scrivere sui muri "Il popolo vuole la caduta del regime"». Lei ha ancora parenti in Siria? «Sì, un fratello e una sorella. Tutti gli altri sono scappati: in Giordania, Arabia Saudita, Austria, Danimarca e Svezia. Uno dei miei nipoti è arrivato sfidando il mare coni barconi insieme alla moglie incinta. In Siria non si può più vivere: era uno Stato pacifico in cui vivevano 24 milioni di persone. Oggi, mezzo milione di loro è morto sotto le bombe e più della metà, circa 13 milioni di persone, vive da profugo». Quando finirà? «Finché ci sarà Assad non finirà mai. Fino a quel giorno, non ci sarà nessun futuro per la Siria». Ma il problema non è solo Assad, c'è anche l'Isis. «Isis è una costola di Assad, è figlio del regime. Fa comodo a tutti mantenerlo in vita». Anche all'Occidente? «Se le potenze internazionali avessero voluto, avrebbero già sradicato Isis. Ma nessuno si muove per il bene della popolazione, solo per gli interessi *** economici. Siamo molto delusi dalle Nazioni Unite: in Siria le persone muoiono per le torture del regime da 5o anni, ma nessuno è mai intervenuto». Colpa dell'Occidente è anche non aver saputo cogliere interlocutori laddove potevano essercene, come ad esempio con i Fratelli Musulmani, al netto delle loro colpe, che vengono sempre dipinti alla stregua di terroristi? «Esattamente: l'Occidente ha sempre guardato al mondo islamico in base al suo tornaconto e così facendo ha commesso gravi errori. Non ha mai interagito con forze come i Fratelli Musulmani che in Paesi come la Tunisia, il Marocco e in parte anche l'Egitto hanno mostrato un volto democratico. Certo, per potersi davvero mettere alla prova, dovrebbero operare in un clima di libertà e pluralismo. In Siria, questo non accadrà mai». E in Europa: è possibile immaginare una ricomposizione della storica frattura tra Sciiti e Sunniti? «Direi di sì: in Medio Oriente i tentativi di pace sono sempre saltati per la smania di potere del regime iraniano. In Europa, invece, già oggi non esiste distinzione tra sciiti e sunniti. Io stesso in Trentino, non saprei dire se ci sono degli sciiti. Lo scopro per caso: a noi musulmani occidentali non interessa». Lei si sente occidentale, italiano? SI, conosco più dell'Italia che della Siria. Il 2 novembre ho festeggiato i miei primi 50 anni qui». Èarrivato per studiare: laurea in medicina, prima, lavoro a Mezzocorona, poi. Che Paese ha trovato al suo arrivo? «Ho trovato persone aperte, disponibili, per tanto tempo ho vissuto in casa di italiani, ospite di famiglie. Le difficoltà erano legate alla lingua, ma non alla cultura. Insomma, non era come oggi con il prevalere di xenofobia e diffidenza. Stiamo sicuramente attraversando una delle fasi più difficili del processo di integrazione». Sbarchi e terrorismo non aiutano. «No certo, ma guai a confondere il terrorismo con l'Islam. Il terrorismo è internazionale, non islamico: le vittime sono per il 90% musulmane». Nei tanti giovani che si affiliano all'Isis, l'aspetto religioso non conta? «No, si affiliano perché crc dono che l'Isis voglia combattere Assad, ma così non è e la religione è solo un paravento». Le è mai capitato di parlare con una persona che voleva unirsi all'Isis? «Di teste calde ce ne sono sempre, ma con le altre guide spirituali facciamo un lavoro costante di informazione. Cerchiamo di arrivare prima e una stampa e una politica migliore aiuterebbero. Non è facile predicare integrazione e apertura in questo clima». L'elezione di Donald Trump come presidente degli USA peggiorerà le cose? «Spero che dopo l'emotività usata in campagna elettorale, faccia prevalere la razionalità. Anche se negli Stati Uniti è tutto molto più difficile: per l'attentato alle Torri Gemelle, gli americani hanno incolpato tutti i musulmani. Tutt'ora è così e anche solo portare il velo può essere ragione di discriminazione». La questione femminile, però, è una delle più delicate: ci sono Paesi in cui vige una visione molto oscurantista dell'Islam che calpesta diritti per noi fondamentali. Integrare in questo caso è pressoché impossibile. «L'Islam non sottomette le donne: sono paritarie agli uomini e possono impegnarsi nella carriera quanto vogliono, purché non trascurino la famiglia, che per noi è il valore più importante. E poi, basta guardare alla percentuale di professoresse universitarie arabe, molto superiore a quella delle occidentali, o alla presidente dei Giovani Musulmani Italiani, Nadia Bouzekri, o ancora a mia figlia Nibras che è parte del direttivo dell'Associazione islamica italiana degli imam e delle guide religiose. E anche nel nostro Centro, la maggior parte dei compiti è affidato alle donne».

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