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Linkiesta Rassegna Stampa
03.10.2021 La polarizzazione della campagna elettorale francese sul contrasto all’Islam politico
Analisi di Carlo Panella

Testata: Linkiesta
Data: 03 ottobre 2021
Pagina: 1
Autore: Carlo Panella
Titolo: «La polarizzazione della campagna elettorale francese sul contrasto all’Islam politico»
La polarizzazione della campagna elettorale francese sul contrasto all’Islam politico
Analisi di Carlo Panella

(da Linkiesta.it)

FRANCE - ISLAM Charlie Hebdo, the challenges of freedom of expression

Una differenza capitale caratterizza l’intensa campagna elettorale per le presidenziali in Francia da quella appena conclusa in Germania e dal dibattito politico in Italia. Durante tutto l’anno che ha preceduto il voto di domenica scorsa, il tema dell’immigrazione e dei pericoli derivanti dall’Islam politico sono stati praticamente assenti nella proposta politica per il dopo Angela Merkel, fatta eccezione naturalmente per l’Est del Paese dove ha trionfato la xenofoba Alternative für Deutschland. Non è così in Francia, dove Emmanuel Macron ha aperto di fatto la sua campagna elettorale il 2 ottobre di un anno fa col discorso di Mureux in cui ha messo prepotentemente al centro della agenda politica i pericoli derivanti dall’Islam politico («una cancrena per la République») e dalla mancata assimilazione di larga parte degli immigrati. Tutti gli altri candidati di tutte le forze politiche lo hanno seguito a ruota. Il risultato è che oggi il 66% dei favori elettorali rilevati dai sondaggi francesi vanno a candidati che propongono provvedimenti di radicale fermezza sia nei confronti dell’Islam politico che dell’immigrazione. Non solo, il tema è tanto presente e seguito dalla opinione pubblica che è esploso il fenomeno politico di Eric Zemmour, un polemista e personaggio televisivo colto e raffinato nello stile, quanto radicale ed estremista nei contenuti, che, pur essendo un outsider e non disponendo di un partito, viene dato addirittura al 13% nei sondaggi. Uno score che ha eroso il patrimonio elettorale di Marine Le Pen (scesa dal 28% di giugno all’attuale 16%), tanto che Zemmour addirittura potrebbe (ma non ha ancora formalizzato la sua candidatura) andare al ballottaggio contro Macron.

Zemmour è contro l’immigrazione tout court e contro il multiculturalismo, e sostiene che «l’ideologia antirazzista e multiculturale della globalizzazione sarà per i 21esimo secolo quello che il nazionalismo è stato per il 19esimo secolo e il totalitarismo per il 20esimo: una fede messianica e guerrafondaia nel progresso che trasforma il conflitto tra nazioni in un conflitto all’interno delle nazioni». Radicalmente contrario ai matrimoni gay, Zemmour naturalmente fustiga anche la teoria di genere: «Io lotto politicamente contro le lobby gay. Ma naturalmente l’omosessualità non mi pone alcun problema, è una questione rigidamente privata». Insidiata da Macron e da Zemmour sui suoi capisaldi programmatici dell’immigrazione e della famiglia tradizionale, Marine Le Pen è palesemente in affanno e rilancia proponendo un referendum sull’immigrazione che addirittura modifichi la Costituzione (in Francia è possibile), imponendo il controllo dei flussi migratori, la protezione del primato della nazionalità e della cittadinanza francese (ad esempio nella concessione degli alloggi sociali, nell’impiego e negli aiuti sociali) e la supremazia della Costituzione e del Diritto francese. Il tutto completato dalla proibizione di regolarizzare gli immigrati illegali e nella fine dei ricongiungimenti familiari. Temi talmente sentiti e popolari nell’opinione pubblica francese che il post gollista Bertrand Barnier propone una moratoria sull’immigrazione e l’ex socialista Manuel Valls, che fu primo ministro di François Hollande, propone un radicale e restrittivo ripensamento delle leggi sull’immigrazione e una rigida moratoria sugli ingressi. Dunque, tutto il centro della politica francese (ma Macron copre anche la sinistra moderata), oltre alla destra, si attesta su posizioni radicali nei confronti dell’Islam politico e dell’immigrazione in una versione e con proposte che in Italia verrebbero giudicate dal mainstream politicamente corretto più che razziste. Nel complesso, la polarizzazione della campagna elettorale francese sui temi del contrasto all’Islam politico e dell’immigrazione è tanto seguita dall’opinione pubblica che pone un problema politico per l’Italia e per la Germania, Paesi nei quali questi temi sono praticamente assenti dall’agenda politica. Stiamo assistendo a uno strano particolarismo politico francese, oppure la Francia ha maturato coscienza di un esiziale problema di mancata assimilazione degli immigrati musulmani, e di mancato controllo dell’immigrazione in realtà comuni, ma drammaticamente sottovalutati, a tutti i Paesi d’Europa?

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Carlo Panella
Giornalista, scrittore, autore de “Il libro nero del Califfato”


info@linkiesta.it

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