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Pagine Ebraiche Rassegna Stampa
28.04.2017 I profughi dimenticati: dalle coste della Libia all'Italia
Analisi di David Meghnagi

Testata: Pagine Ebraiche
Data: 28 aprile 2017
Pagina: 5
Autore: David Meghnagi
Titolo: «Dalle coste della Libia all'Italia»

Riprendiamo da PAGINE EBRAICHE di maggio 2017, a pag. 5, con il titolo "Dalle coste della Libia all'Italia", l'analisi di David Meghnagi.

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David Meghnagi

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Profughi ebrei dai Paesi arabi

Nell'ambito del progetto esodo "silenzioso" dell'Ucei , "Pagine Ebraiche" pubblica un intero dossier sugli ebrei del mondo arabo, con una attenzione specifica alla componente degli ebrei di origine libica. Il primo dossier sullo stesso tema fu pubblicato a novembre in occasione del giorno del ricordo delle persecuzioni degli ebrei subite nel mondo arabo. In tale occasione ci fu anche una audizione presso la Commissione esteri della Camera dei Deputati. Si riporta qui di seguito l'intervento di David Meghnagi, Assessore alla cultura Ucei. "Dalle coste della Libia all’Italia" L’arrivo degli ebrei di Libia in Italia, in fuga dopo la guerra del giugno 1967, ha profondamente segnato la realtà demografica, culturale e religiosa dell’Ebraismo romano. Tenendo per sé il loro carico di dolore, gli ebrei tripolini e bengasini, come prima di loro gli ebrei fuggiti dalla totalità dei paesi arabi e islamici, hanno contribuito al rinnovamento della vita comunitaria in ogni suo aspetto. Celebrando il giubileo del loro arrivo in Italia, l’Unione delle Comunità ebraiche italiane non solo compie un atto dovuto che integra nella memoria degli ebrei italiani, il carico di dolore sotteso e le speranze che hanno segnato la loro storia.

Attraverso questa celebrazione l’Ebraismo italiano prende atto con ciò che ne consegue, di cambiamenti più ampi cui è andato incontro lungo l’arco degli ultimi decenni con altri arrivi che li hanno preceduti da altre parti del mondo arabo e islamico. Dei 26.000 ebrei circa iscritti alle Comunità ebraiche italiane oltre il 30 per cento è costituito da persone la cui storia famigliare è direttamente e indirettamente collegata alle vicende della persecuzione degli ebrei nel mondo arabo. Un dato non indifferente e che ha delle implicazioni politiche e culturali, nei rapporti con il mondo esterno, ma anche interne nel modo in cui gli ebrei italiani percepiscono se stessi e nei rapporti con le grandi realtà della migrazione ebraica in Israele. Collocato per lungo tempo ai margini, quest’aspetto dell’identità ebraica in Italia, con le celebrazioni del Giubileo dell’arrivo degli ebrei di origine libica in Italia, entra a far parte con forza dei processi di auto rappresentazione collettiva dell’Ebraismo italiano, non più come un suo elemento “esterno”, “aggiuntivo”, o di “folklore”.

La questione non è secondaria, non solo per la realtà interna dell’Ebraismo italiano e per i suoi rapporti con la società circostante. Ma anche, in rapporto alla realtà di Israele, dove la rinascita di attenzione per la vita comunitaria nei paesi di origine, nel caso degli ebrei di origine libica (che sono oltre cento mila), s’interseca con la realtà degli italkim, che hanno fatto la scelta della aliyah. Legami linguistici, ma anche culturali e religiosi, che andrebbero coltivati e approfonditi: una storia a più facce, non ancora adeguatamente esplorata e che affonda le sue radici in un passato più lontano, segnato dagli spostamenti e dagli scambi che hanno unito le due sponde del Mediterraneo. Basti pensare al ruolo svolto da Livorno, o alla presenza ebraica in Sicilia, Campania, Calabria e Puglia, quando la parola Italia simboleggiava l’isola della rugiada divina (I-Tal- Ya) e parafrasando le parole del profeta si poteva aggiungere Otranto e altre realtà del Meridione, dove era allora in massima parte concentrata la presenza ebraica in Italia prima degli editti del 1492. Da allora è passato molto tempo, ma per parafrasare il Salmo novantesimo, un millennio è come il giorno appena trascorso, con la sua alba e con la sua rugiada, con le sue piccole e grandi paure, la nostalgia e il dolore per ciò che è andato perduto, ma anche la gioia per la libertà ritrovata, con le speranze rinnovate, unite alla consapevolezza delle sfide per il futuro.

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