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Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - un articolo di Avi Issacharoff tradotto da YnetNews dal titolo: "Hezbollah ha subito una sconfitta devastante ma cercherà di riprendersi (grazie all’Iran), se gli verrà permesso" Questa volta Hezbollah non può certo “cantare vittoria”. Anche se è sempre possibile che qualche portavoce del gruppo terrorista se ne esca con sfacciate menzogne su una presunta vittoria, la realtà è chiarissima per la maggior parte dei cittadini libanesi, siano essi sciiti, sunniti o di altre comunità: in quest’ultimo conflitto, Hezbollah ha subìto una sconfitta devastante. Una disfatta che va al di là dell’eliminazione di figure chiave, come lo stesso capo Hassan Nasrallah, il suo vice e altri membri di alto livello del Consiglio della Jihad di Hezbollah. Comprende anche l’efficacissima “operazione cerca-persone” che, praticamente dalla sera alla mattina, ha messo a nudo la vulnerabilità di Hezbollah lasciando l’organizzazione pesantemente indebolita ed indifesa. E i colpi non si sono fermati lì. L’aviazione militare israeliana ha inflitto danni significativi alle scorte di razzi a lungo e medio raggio di Hezbollah, mentre l’intelligence israeliana ha dimostrato la sua capacità di localizzare gli operativi di Hezbollah fino al livello di comandanti di compagnia e oltre, compresi coloro che si occupano del contrabbando di armi dall’Iran attraverso la Siria. L’elenco dei successi è lungo e la Direzione intelligence delle Forze di Difesa israeliane, che ha subìto critiche del tutto giustificate per il fallimento del 7 ottobre, merita un riconoscimento per la brillante performance nell’arena libanese. Questa campagna verrà senza dubbio studiata nelle accademie militari di tutto il mondo come un modello di come Israele, attraverso una combinazione di stratagemmi, ingegnosità tattica, intelligence precisa, spirito combattivo e sacrificio dei soldati, sia riuscito a portare il conflitto a una conclusione decisiva, una volta presa la decisione di agire. Questo risultato solleva importanti interrogativi sulla consolidata politica israeliana perseguita sin dal 2006, abbracciata dai susseguenti governi di Olmert, Netanyahu e Bennett-Lapid, che ha permesso a Hezbollah di crescere fuori controllo negli ultimi 17 anni senza che venisse intrapresa un’azione determinata per fermare il suo rafforzamento militare. Benché siano state condotte svariate operazioni in Siria, il timore di uno scontro diretto con Hezbollah aveva portato alla paralisi, consentendo la pericolosa ascesa del gruppo e portando Israele sull’orlo di un disastro per la sicurezza. Cosa emersa in tutta la sua evidenza con la decisione di Yahya Sinwar di scatenare la guerra il 7 ottobre 2023. In definitiva, come è stato osservato dopo l’eliminazione di Nasrallah, sono stati Hamas e Sinwar a “uccidere” Hezbollah (e lo stesso Nasrallah). Senza l’incendio sul fronte meridionale, e il coinvolgimento di Hezbollah nella guerra di Sinwar, Israele si sarebbe potuto trovare un giorno ad affrontare a nord una minaccia ancora più pericolosa e micidiale di quella di Hamas nel sud. I tunnel, le infrastrutture e gli armamenti svelati al confine settentrionale indicano quanto Hezbollah e l’Iran si fossero preparati e attrezzati per un attacco a Israele che avrebbe potuto tradursi in una catastrofe nazionale. Vi sono critiche valide, in linea di principio, all’attuale accordo con il Libano e Hezbollah. Una volta entrato in vigore il cessate il fuoco, senza dubbio Hezbollah riprenderà gli sforzi per ricostruirsi e verosimilmente l’Iran cercherà di nuovo di convogliare fondi e armi al gruppo con ogni mezzo possibile. Ciò pone un interrogativo cruciale: Israele agirà in modo deciso per impedire il prossimo riarmo di Hezbollah o esiterà, come ha fatto negli ultimi 17 anni? Dal punto di vista di Israele, l’accordo in sé è pragmatico e raggiunge obiettivi strategici significativi che fino a poco tempo fa era difficile persino immaginare. In primo luogo, separa il fronte settentrionale da quello di Gaza. Su questo punto, Hezbollah ripiega sotto i colpi subiti, incapace di mantenere la promessa di continuare a bombardare Israele finché Hamas continua a combattere a Gaza. In secondo luogo, il previsto ritiro di Hezbollah a nord del fiume Litani renderà molto più difficile per il gruppo attaccare di sorpresa Israele attuando piani (in stile 7 ottobre) come quello che chiamava “Conquista della Galilea”. Hezbollah è ora vulnerabile, indebolito e frammentato, e il suo recupero richiederà parecchio tempo, anche se alla fine comunque si riprenderà se Israele gli permetterà di farlo. Questo accordo è ben lungi dall’essere ideale, ma rappresenta l’opzione meno svantaggiosa date le circostanze e, per certi aspetti, è persino ragionevole. È anche fondamentale considerare il costo umano in vite civili e militari. Gli appelli per la distruzione totale di Hezbollah o per costringere Hezbollah alla resa sono staccati dalla realtà e rischiano di trascinare Israele in un pantano prolungato e senza via d’uscita. Nondimeno, Israele deve mantenere la sua libertà di agire ogni volta che Hezbollah tenterà di ricostituire le sue forze o di posizionarsi a sud del fiume Litani. Ora la questione più pressante per Israele, oltre al ritorno degli ostaggi, non è Gaza, ma le ambizioni nucleari dell’Iran. Mentre i combattimenti nel sud sono rallentati, l’Iran continua la sua incessante spinta verso l’arma nucleare. Sebbene Israele abbia probabilmente danneggiato alcuni elementi del programma nucleare iraniano con gli attacchi aerei, è certo che Teheran riprenderà presto i suoi tentativi. In questo contesto, se l’Iran riuscisse a sviluppare una bomba nucleare, per Teheran l’importanza strategica di Hezbollah diminuirebbe in modo sostanziale. Per lungo tempo l’Iran ha fatto affidamento su Hezbollah – ora drasticamente indebolito – come deterrente per dissuadere Israele dal condurre attacchi alle sue strutture nucleari. Ma una volta acquisito un arsenale nucleare, l’Iran non avrebbe più bisogno di Hezbollah nella stessa misura, e il ruolo dell’organizzazione ne risulterebbe notevolmente ridotto. (Da: YnetNews, 27.11.24) Per inviare a israele.net la propria opinione, cliccare sull'indirizzo sottosstante http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm |
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