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Le linee-guida del 37esimo governo d’Israele
Sintetica carrellata dei nomi del 37esimo governo israeliano
(da Israele.net)
Il nuovo governo israeliano
Alla vigilia del giuramento del nuovo governo israeliano, il primo ministro incaricato Benjamin Netanyahu ha presentato le linee guida e l’agenda generale della sua nuova coalizione, impegnandosi fra l’altro a promuovere attività di insediamento abitativo in tutto il paese, Cisgiordania compresa, nonché passi volti a “ristabilire l’equilibrio” di potere tra parlamento, governo e magistratura (un riferimento alla proposta di legge per la “prevalenza” della Knesset sulla Corte Suprema). Fra gli altri impegni enunciati, quello di rafforzare l’identità e il patrimonio ebraico in Israele nel rispetto delle altre tradizioni religiose, di preservare lo status quo fra stato e religione, di combattere la criminalità comune che imperversa soprattutto nella comunità araba del paese, di abbassare i prezzi e migliorare i trasporti pubblici. Il documento delle linee-guida non è legalmente vincolante e non enuncia molti degli impegni programmatici che figurano invece nei vari accordi di coalizione siglati da Netanyahu con i singoli partiti. Peraltro anche quegli accordi non sono legalmente vincolanti. Tuttavia, le linee guida illustrate mercoledì vengono allegate ai vari accordi di coalizione e considerate parte integrante di essi. Ed è nei singoli accordi di coalizione che figurano alcune delle più controverse proposte di riforma che stanno suscitando vivaci contestazioni in molti ambienti sionisti, sia in Israele che all’estero. Tra queste, si possono ricordare in particolare: la modifica della legge che vieta agli esercizi privati di rifiutare servizi ai clienti in base alle proprie “convinzioni religiose”; la legalizzazione di insediamenti non autorizzati e l’estensione della giurisdizione israeliane su parti della Cisgiordania (pur demandandone la tempistica alla valutazione del premier in base a “interessi nazionali e internazionali dello stato di Israele”); modifiche alla Legge del Ritorno, che regola l’attribuzione automatica della cittadinanza agli immigrati ebrei, col proposito di escluderne le persone che non sono ebree secondo la Halakhà (legge religiosa); l’aumento dei finanziamenti a favore degli ultra-ortodossi che studiano la Torà a tempo pieno. Negli accordi fra il Likud e i partner di coalizione non figura invece la ventilata revoca del divieto delle candidature per “razzismo”, che era fra le richieste del partito di estrema destra Otzma Yehudit. A fronte delle numerose voci che nelle scorse settimane hanno messo in guardia il governo entrante dall’adottare politiche che potrebbero erodere la democrazia israeliana, Netanyahu ha ribadito il suo personale impegno a difendere i valori democratici, benché il suo partito Likud persegua una radicale riforma del sistema giudiziario con lo scopo di ribaltare l’equilibrio dei poteri fra parlamento e magistratura. Le linee guida, che per legge devono essere presentate alla Knesset 24 ore prima che il nuovo governo presti giuramento, costituiscono da prima comunicazione pubblica ufficiale del governo entrante circa le sue intenzioni e priorità. “È importante – spiega Amir Fuchs, esperto di istituzioni democratiche presso l’Israel Democracy Institute – perché sentiamo cosa sta per fare il governo, quali sono le sue priorità, quali problemi vuole risolvere e quali riforme intende attuare”. Ma è anche “un atto formale” previsto dalla Legge fondamentale sul governo, aggiunge Fuchs, e “non è affatto vincolante”, il che significa che il governo non può essere legalmente vincolato a questi impegni.
Qui di seguito, l’agenda del 37° governo israeliano (come riportate da Times of Israel)
(Da: Times of Israel, 28.12.22)
http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm |
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