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israele.net Rassegna Stampa
23.01.2022 I 'profughi' palestinesi e la truffa dell’Unrwa
Commento di Jerold S. Auerbach

Testata: israele.net
Data: 23 gennaio 2022
Pagina: 1
Autore: Jerold S. Auerbach
Titolo: «I 'profughi' palestinesi e la truffa dell’Unrwa»
I 'profughi' palestinesi e la truffa dell’Unrwa
Commento di Jerold S. Auerbach

(da Israele.net)

Jerold S. Auerbach | The Jewish Press - JewishPress.com
Jerold S. Auerbach

Gaza, UNRWA denuncia minacce a vertici dopo guerra tra Israele e Hamas -  OnuItalia

Il 15 maggio 1948 lo stato d’Israele proclamava la sua indipendenza e cinque nazioni arabe reagivano con l’aggressione militare nel vano tentativo di annientarlo sul nascere. Tra le tragiche conseguenze del loro attacco ci fu la fuga di almeno 600.000 arabi palestinesi verso i paesi arabi. Due terzi fuggirono in quelle che sarebbero diventate la Cisgiordania occupata dalla Giordania e la striscia di Gaza occupata dall’Egitto (dunque restarono all’interno della Palestina storica ndr). Gli altri si trasferirono in Egitto, Transgiordania, Libano e Siria. Fu una catastrofe araba auto-inflitta, per la quale civili palestinesi innocenti erano destinati a pagare un caro prezzo per molto tempo. Allo scopo di fornire assistenza a profughi e sfollati, l’Assemblea Generale dell’Onu istituì una nuova organizzazione, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e il lavoro per i rifugiati palestinesi. Il ponderoso nome venne abbreviato e l’agenzia divenne nota come Unrwa. Il suo compito era quello di fornire sostegno alle persone “il cui normale luogo di residenza era la Palestina tra il primo giugno 1946 e il 15 maggio 1948” (dunque anche persone immigrate pochi anni prima ndr) e che avevano “perso sia la casa che i mezzi di sussistenza a causa del conflitto del 1948”. Nel 1965, l’Unrwa ridefinì la sua missione estendendo aiuti e finanziamenti ai nipoti dei profughi nati dopo la guerra del 1948, e che non erano essi stessi profughi. Ma alle Nazioni Unite non bastava e nel 1982 l’Assemblea Generale ridefinì l’idoneità ai benefici dell’Unrwa estendendo la copertura a tutte le future generazioni di discendenti palestinesi garantendo in questo modo che non vi sarà mai fine, in eterno, ai “profughi” palestinesi. Di tutti i paesi arabi, solo la Giordania ha concesso ai profughi palestinesi di diventare cittadini del paese. Il principale beneficiario di queste macchinazioni numeriche era e rimane l’Unrwa stessa. All’inizio, nel 1950 forniva aiuti finanziari a 750.000 profughi palestinesi. Nel 1960 i profughi registrati erano già più di un milione. Ora sono più di 5 milioni e mezzo i “profughi” che hanno diritto ai benefici dell’Unrwa. L’Unrwa paga lo stipendio a 30.000 dipendenti. Per quanto assurdo possa sembrare, è una cifra grossomodo equivalente al numero degli autentici profughi originari oggi in vita. Nella sua stessa presentazione (“Chi siamo”), l’Unrwa si vanta di contribuire al “benessere e allo sviluppo umano di quattro generazioni di profughi palestinesi”. In realtà, ovviamente, ci fu una sola generazione di profughi (quelli che persero casa e mezzi di sussistenza a causa del conflitto del 1948). Nel 2018, il Segretario di stato americano dell’amministrazione Trump, Mike Pompeo, e l’allora ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite Nikki Haley annunciarono d’aver bloccato le ingenti somme di denaro che Washington versava all’Unrwa, accusando l’agenzia di essere “piena di sprechi, frodi e sostegno al terrorismo”. Riferendosi alla comunità dei beneficiari dell’Unrwa “in continua espansione esponenziale”, il Dipartimento di stato dichiarò che si trattava di “un’operazione irrimediabilmente fallimentare”. Tre anni dopo, l’amministrazione Biden ha annunciato la ripresa dei finanziamenti: l’Unrwa avrebbe ricevuto 150 milioni di dollari per il suo artificioso numero di “profughi palestinesi”. Secondo il Segretario di stato Antony Blinken, “l’assistenza degli Stati Uniti al popolo palestinese serve importanti interessi e valori degli Stati Uniti” tra cui il sostegno alla “intesa” israelo-palestinese. Non è stata fornita alcuna definizione né dimostrazione di tale “intesa”. A questo punto appare del tutto probabile che il numero artificioso di “profughi” palestinesi continuerà ad aumentare in eterno anche se, come notano Adi Schwartz ed Einat Wilf in The War of Return, “la stragrande maggioranza di coloro che sono registrati dall’Unrwa come profughi non sono mai fuggiti dalla loro casa: sono i discendenti, ormai alla quinta generazione, dei profughi originari”. Nulla fa pensare che questi “profughi” immaginari saranno mai privati del loro status fittizio e dei benefici finanziari che lo accompagnano. Nemmeno l’inevitabile decesso, prima o poi, dell’ultimo vero profugo palestinese potrà ripristinare la realtà dei fatti, giacché la truffa dell’Unrwa è troppo profondamente radicata perché questo avvenga. (Da: jns.org)

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