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Riprendiamo oggi, 06/09/2023, da ANSA la notizia "Dal 'Signor Bonaventura' a Israele, storia dei Tofano".
TEL AVIV - La storia della famiglia di Sergio Tofano, indimenticabile autore del 'Signor Bonaventura', da "tre generazioni è indissolubilmente legata alle disgrazie e alle fortune di Israele e degli ebrei". E si snoda - ha raccontato all'ANSA il nipote Samuele (Shmuel, in ebraico) Tofano - in 80 anni che hanno visto le persecuzioni razziali in Italia, la nascita e le molte guerre di Israele. Samuele - vissuto nello stato ebraico - è figlio di Gilberto Tofano, regista di teatro e cinema, autore di 'Matzor' (Assedio) uno dei più acclamati film israeliani, in gara per la Palma d'Oro a Cannes nel 1969. Morto nel 2020, Gilberto è stato un artista e un intellettuale poliedrico che in Israele - dove arrivò negli anni '60 - ha portato non solo l'opera di 'Sto' (il nome d'arte di Sergio Tofano), ma anche una visione della scena molto personale.
Gilberto Tofano Sposato a un'israeliana, Gilberto si convertì all'ebraismo: "gli eventi di cui fu testimone a Roma nel 1943 - ha sottolineato Shmuel che vive a Cambridge ed è manager di ricerca e sviluppo in un'azienda di informatica - hanno segnato nel profondo mio padre ed è per questo che poi negli anni ha deciso di avvicinarsi alla storia del popolo ebraico e a Israele". "Aveva quasi 14 anni quel 16 ottobre 1943 e - ha continuato Samuele - ha raccontato tante volte delle camionette dei tedeschi che lui poteva vedere arrivare dall'attico della loro casa che da Largo Argentina, a Roma, affacciava sulla Fontana delle Tartarughe. In particolare in quella strada stretta che era via Paganica, la distanza tra le finestre da un lato e l'altro della strada era piccola, e mio padre rammentava bene di aver incrociato lo sguardo di un ufficiale tedesco, un biondo dagli occhi glaciali, mentre si trovava per l'appunto in una delle abitazioni di fronte ad effettuare il rastrellamento". E' storia che Sergio Tofano - un simbolo artistico dell'Italia degli anni '30 e '40 nascose alcune famiglie di ebrei romani salvandole così dalla deportazione. Tra queste queste c'è quella di Simonetta Della Seta, giornalista, ex direttrice dell'Istituto italiano di cultura di Tel Aviv e anche del Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. Fu con questo retaggio e con i suoi ricordi che Gilberto Tofano arrivò in Israele e si inserì nel mondo artistico dello stato ebraico partendo dall'opera di Sto. "Ha rappresentato al teatro di Haifa - ha spiegato Samuele - la commedia del Signor Bonaventura: un lavoro tradotto con grande difficoltà, come facile immaginare. Fu un'operazione dai risultati misti, molto apprezzata da alcuni, meno da altri, tra l'altro con un cast di attori israeliani e palestinesi (molto bravi, alcuni sono piuttosto famosi), che dovettero districarsi tra le strane rime della loro traduzione ebraica, probabilmente non fluida quanto l'italiano, nella sua metrica così diversa". Sarebbe bello per il nipote di Sto che venisse tradotto in ebraico (come è avvenuto di recente per il giapponese) "un racconto come 'Il Romanzo delle mie Delusioni', che è un'opera deliziosa" uscita nel 1917 sul 'Corriere dei piccoli' e raccolta in volume da Mondadori nel 1925. Tornando a 'Matzor' - pellicola che portò alla ribalta un'attrice come Gila Almagor e consacrò Gilberto Tofano autore d'eccellenza in Israele - il figlio Samuel ha voluto sottolineare di quanto il padre gli abbia parlato "della sua passione documentaristica a proposito del film, di come gli importava di utilizzare, ad esempio, le liste di parole in codice autentiche che la radio trasmetteva per convocare le varie unità al fronte". "Il film - ha spiegato ancora - è famoso per essere ispirato alla Nouvelle Vague francese, molto evidente nel montaggio, ma credo che a mio padre interessasse ancora di più quell'elemento di realismo". Se nel ricordo, quella del padre Gilberto è la memoria immediata, Samuele Tofano non può che trovarci anche quella del nonno Sto. "Sergio Tofano è entrato certamente a far parte della cultura popolare italiana. In un mondo in cui tutto corre così velocemente e non siamo portati tanto a ricordare, ancora resiste la memoria di un vero artista e questo - ha concluso - mi rende fiero di portarne il nome".
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