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Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 20/09/2023, il commento di Roberto Giardina dal titolo "Si può ridere sul politicamente corretto?".
Si può ridere sul politicamente corretto e sul me too? Certamente, ma si corre un grave rischio. In Germania, alla domenica sera è un rito vedere la serie gialla Tatort, come dire il luogo (Ort) del delitto (Tat), alternata di rado da Polizei Ruf 110, chiamata alla polizia, la serie rivale creata dalla tv della scomparsa Ddr, come risposta comunista ai poliziotti capitalisti. E´ stata mantenuta in vita, compresa la sigla iniziale vecchia ormai di mezzo secolo, anche se le storie si svolgono anche all´ovest, come l´ultima dove i commissari indagono nella Monaco che vide in passato protagonista Derrik, molto amato dagli spettatori italiani. “Little Boxes”, questo il titolo, scatolette in inglese, vede la commssaria, bianca e eterosessuale, Cris Blohn indagare alla Facoltà di studi postcolianlisti, accompagnata dal collega nero e omosessuale Otto Okwaukw, cognome impronunciabile e nome tipicamente tedesco. Già una presa in giro delle ferree regole del politicamente corretto, che impongono in ogni film la presenza di almeno un attore di colore, di una lesbica e di un omosessuale. La capa della polizia ha scelto loro perché si preoccupa dei like, e vuole che i suoi agenti siano simpatici, che poi scoprano il colpevole è superfluo. Hanno ucciso un docente, di origine araba. Sul corpo nudo l´assassino ha dipinto “Rapist”, violentatore. Perché in inglese, si chiede la commissaria. Il tedesco Vergewaltiger, è troppo lungo, non ci sta sulla schiena, spiega Otto, interpretato dal bellissimo Bless Amada, 26 anni, alto un metro e 85, nato n Togo. La sua espressione è straordinaria, quando lo accusano di essere razzista. “Tutti i bianchi maschi sono razzisti”, gli rimprovera la preside della facoltà, dove sono tutte donne. Il sesso è fluido, si può cambiare ogni giorno. Ma il maschio assassinato, ja osato candidarsi a capo dell´ufficio contro la discriminazione femminile, sostenendo di essere una donna. Un suo diritto, ma forse è stato ucciso da una rivale. Le teorie sul gender valgono solo quando ci fanno comodo. Una gradevole sorpresa per chi è abituato all´umorismo tedesco. Ma il regista è l´israeliano Droz Zahavi, 64 anni, che da trenta vive a Berlino. Il suo è un umorismo alla Woody Allen, paradossale e beffardo. Lo sceneggiatore Stefan Weigl, racconta che i suoi collaboratori erano in ansia: “Noi capiamo, ma il pubblico? Stiamo attenti a non essere applauditi dalla parte sbagliata”. Alla “Frankfurter Allgemeine”, quotidiano conservatore, il giallo contro corrente non è piaciuto, e neppure al settimanale “Der Spiegel” che lo ha bocciato con un misero tre. La storia manca di suspense. Ma scoprire il killer era secondario. Nessuno ricorda che il regista è ebreo, temono di essere accusati di antisemtismo. Droz li ha messi in scacco matto. E´ un buon segno che almeno in Germania si cominci a prendere i sostenitori del politicamente corretto.
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